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Milano

«La Festa delle genti si trasformi
nella Milano delle genti»

Il cardinale Scola ha presieduto la Celebrazione Eucaristica per la Festa diocesana delle Genti nel quartiere multietnico di San Siro, sottolineando la grande responsabilità della città come esempio di accoglienza

di Annamaria BRACCINI

8 Giugno 2014

La Milano che accoglie e quella che è accolta, la responsabilità di chi è qui da sempre e quella di chi arriva, la tradizionale generosità della città che deve diventare immagine della metropoli del futuro, specie di fronte agli appuntamenti internazionali che ci attendono con Expo. Insomma, la Milano delle genti».
Lo dice il cardinale Scola che per l’intera mattina di Pentecoste è nella parrocchia Beata Vergine Addolorata a San Siro, nella zona che, per numero di immigrati residenti, è seconda solo a quella di viale Padova.
E, allora, la Festa diocesana 2014 delle Genti, che continua, dopo il grande pranzo comunitario, anche nel pomeriggio con animazioni e la premiazione del Concorso letterario “Immicreando”, si celebra giustamente fra queste vie e inizia con la visita dell’Arcivescovo. «Grazie, Eminenza, di aver camminato insieme ai bambini, in mezzo a noi, tra le case. Nel centro del nostro quartiere vogliamo lanciare questi palloncini che saliranno sicuramente fino al Signore». Tra via Paravia e via Zamagni, nel cuore del quartiere dove oltre il 50% della popolazione è di origine straniera e nel quale, alta, soprattutto nelle case popolari, è la presenza di musulmani, in una mattina ormai estiva, salgono così tanti piccoli punti colorati che popolano per attimo questo angolo di cielo.
La piccola processione guidata dal Cardinale che precede la Messa – concelebrata da oltre venti sacerdoti tra cui il vescovo emerito di Lisieux e Baieux, Guy Gaucher, e molti responsabili delle Cappellanie straniere – i canti e le Letture in più lingue animati da un coro multietnico di più di duecento elementi, dall’Africa al Giappone passando per l’America Latina, le molte centinaia di fedeli che si affollano, sono il segno vivo di una comunità davvero “mondiale”. «È qui un pezzo del campo del mondo», dice nel suo indirizzo di benvenuto, il decano del Decanato San Siro, don Paolo Zago che, rivolto direttamente ai migranti, aggiunge: «Siete una ricchezza e non un problema, mostrate una fede che riesce a fare dei tanti un’unità e raccontate che non solo è possibile convivere tra diversi, ma che noi non saremmo quelli che siamo senza di voi, manifestate la bellezza di un amore per Dio che si esprime nella differenza delle culture e delle tradizioni. Nei confronti del nostro quartiere siete il buon grano».
E il suo personale grazie «a questa nostra bella assemblea», unito a un sentimento «di grandissima gioia», lo dice subito anche il Cardinale, sottolineando il significato della festa della Pentecoste «che contiene l’espressione dello spirito di Gesù risorto capace di costruire, da tante popoli e culture e lingue, la grande famigli umana. Lo Spirito vince ogni divisione e confusione e ci fa tutti figli dell’unico Padre. Creando l’unità dei diversi nella storia e superando ogni rischio di confusione, la Pentecoste è l’alternativa a Babele», spiega. Nasce da qui, «nell’invocazione allo Spirito Paraclito, che si fa vicino», la chiara consapevolezza che «Colui che è chiamato vicino non ci lascerà più soli». Dunque, «mai più orfani», per usare un’altra sua espressione, nemmeno nei momenti più difficili. Il pensiero del Cardinale è per i tanti problemi della migrazione, dalla più stretta attualità alla vita di tutti i giorni.
«Ricordiamo i centocinquanta siriani che in queste ore sono ospitati momentaneamente a Casa Nazareth, non lontano da qui e alle migliaia che stano arrivando, attraversando il canale di Sicilia in condizioni disumane, ma riflettiamo anche al vostro inserimento nella nostra città, dove avete dovuto rincominciare e rigenerarvi, spesso senza l’appoggio delle comunità di origine, o alle difficoltà del lavoro».
E non dimentica l’Arcivescovo anche i milanesi con «la prova degli abitanti di sempre, degli italiani che hanno visto cambiare troppo velocemente il volto della città e che fanno però brillare la generosità e l’apertura».
«Per essere all’altezza della sua storia, la festa delle genti – suggerisce Scola – deve trasformarsi nella Milano delle genti. Qui si fa la nuova Milano e la città, in questo, ha una grande responsabilità».
«Invochiamo lo Spirito per edificare tutto ciò, con una costruzione che deve coinvolgere anche le tante presenze di questo quartiere: dei musulmani, di chi proviene dall’Est ed è ortodosso, delle religioni orientali. Ognuno deve concorrere al bene di tutta comunità. Lo Spirito Santo, rapporto di amore perfetto tra il Padre e il Figlio e frutto di questo amore, sia il maestro del “bell’amore”. Non stanchiamoci di imparare ad amare, con quell’amore per Dio, per gli altri, per noi stessi, che ci rende uomini e donne pieni di dignità».
E, infine, dopo ancora tanti momenti suggestivi che accompagnano e animano la liturgia – graziosissime le giovani dello Sri Lanka che danzano all’offertorio – un grazie speciale è per don Giancarlo Quadri, da tredici anni responsabile dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti e popolarissimo tra i fedeli stranieri della Diocesi, che proseguirà il suo ministero, a servizio dell’universalità della Chiesa, portando aiuto ai migranti in Belgio.

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