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Milano

La Chiesa ambrosiana da 20 anni online: comunicare per essere comunità aperta

In Curia, a Milano, si è tenuto il Convegno per festeggiare i 20 anni della presenza della Diocesi sulla rete. Nel 1998, con il primo sito, una scelta profetica, oggi, una realtà grande, multimediale, attiva sui social e sempre in crescita

di Annamaria Braccini

7 Luglio 2018

«Un ragionamento su questo traguardo importante del Portale della Chiesa di Milano, alla luce di tanti fatti, del cammino che la Chiesa ambrosiana e nazionale stanno facendo nella comunicazione». Con queste parole di monsignor Davide Milani, per 12 anni responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, si apre in Arcivescovado, il Convegno per i 20 anni del Portale della Diocesi, cui partecipano giornalisti e molti comunicatori parrocchiali.

Una storia ventennale

Monsignor Gianni Zappa, nel 1998 responsabile dell’Ufficio Comunicazioni, riannoda il filo dei ricordi. «Avevamo una squadra bella e vivace e che, soprattutto, coltivava la fatica di guardare avanti. La comunicazione in Diocesi si trasmetteva, allora, attraverso i canali tradizionali come i Settimanali diocesani che mostravano, però, già la corda».

Dunque, come comunicare in modo nuovo? «Internet era agli inizi, ma lo abbiamo visto subito come un ambito di grande spessore e il nostro riflettere – durato un anno – si è proiettato su due attenzioni: la prima informativa, per dire cosa si faceva in Diocesi, la seconda, più impegnativa, per trovare una strada di presenza diocesana nella comunicazione che risultasse aperta a tutti. Era Arcivescovo il cardinale Carlo Maria Martini che aveva un’immagine mondiale e discussa e, quindi, una delle prime scelte fu di mettere online i suoi interventi completi».

Me era sufficiente? Chiara la risposta: «Arrivammo alla conclusione di presentare le cose in modo tale che chi interloquiva fosse stimolato a conoscere meglio la comunità cristiana. Internet non sostituisce la comunità reale, ma l’auspicio era – e rimane – che chi consultava il Sito spegnesse il computer perché gli era stato permesso di entrare nella piazza concreta della Diocesi. Adesso la responsabilità è ancora più alta per l’evoluzione della tecnologia. La preoccupazione di mantenere vivo il senso della comunità non può mai venire meno. Dobbiamo avere strumenti che aprono, invitano, che promuovono incroci (www.incrocinews si chiamava la prima testata giornalistica del sito www.diocesi.milano.it, oggi divenuto www.chiesadimilano.it), che permettano alle persone di incontrarsi».

In un video messaggio, parla, poi, proprio il direttore di IncrociNews, Fabio Pizzul. «Internet nel ’98 era visto come un lusso, un gioco che non avrebbe avuto tanta strada. Grazie alla dimensione pionieristica di don Davide Colombo, scomparso prematuramente, iniziammo a concentrarci su alcune idee forti come la consapevolezza della novità e utilità di uno strumento che poteva essere molto più duttile e immediato di altri. Si ragionava sulle potenzialità di poter collegare, creare ipertesti e relazioni tra la comunità reale e quella virtuale, attraverso l’attivazione di diversi soggetti della Diocesi, come testimonia l’immagine del Sito che presentava fasce colorate e alcuni simboli quali la casa o la chiesa. Un Sito semplice, ma che, con IncrociNews, intendeva trasportare in rete non contenuti fatti per altri mezzi, ma realizzati ad hoc».

Tanto che don Davide Colombo venne premiato dalla Nokia per aver creato un’applicazione inedita per consultare gli orari delle Messe in Diocesi e lo stesso Pizzul fu chiamato dalla Comece a presentare il “caso di studio” del Sito internet della Chiesa di Milano.

Il Portale oggi

Prende la parola l’attuale direttore del Portale, Pino Nardi che “racconta” l’articolazione e le scelte di fondo di uno strumento che, oggi, ha accessi da tutto il mondo con una media delle visite di 4 minuti e quasi un milione di pagine consultate ogni mese.

Si va, così, dalle macro aree tematiche, con attenzione anche all’attualità, al fondamentale ruolo della multimedialità del Portale che fa parte dell’insieme di testate ITL (www.itl-editore.com), con il dorso diocesano di Avvenire “Milano7” che compie 10 anni, (www.chiesadimilano.it/milano-sette) e il mensile “Il Segno” (www.chiesadimilano.it/il-segno)

«Il nostro Portale è un mix di due elementi fondamentali, gli articoli giornalistici e la parte più istituzionale dove vi sono le pagine degli Uffici di Curia – per alcuni di essi, veri e propri sottositi –gestita direttamente dall’Ufficio delle Comunicazioni Sociali. Oggi non c’è più IncrociNews, perché la testata giornalistica è www.chiesadimilano.it, uniformandosi al nome del Portale. Abbiamo attenzione primaria per la vita diocesana, il Magistero dell’Arcivescovo, ma anche per la Chiesa Italiana e Universale. Per mantenere il contatto abbiamo sezioni dalla Curia, dal territorio, dalle parrocchie. Siamo sui social con un nostro canale YouTube molto seguito (www.youtube.com/chiesadimilano) e in streaming proponiamo le dirette delle Celebrazioni eucaristiche quotidiane dal Duomo, della Vigiliare e Domenicale, delle Messe presiedute dall’Arcivescovo».

Iris Farina, web content editor del Portale definisce alcune cifre: 500 le pagine di sezione, 70.000 articoli, 6056 iscritti a YouTube, 7094 follower su Twitter, 9132 “Mi piace”. 3700 video e 3500 audio caricati. 300.000 sessioni al mese, 4000 utenti unici al giorno, 900.000 pagine visualizzate mensilmente. «Dal 2005 si sono triplicati i numeri. Vogliamo tenere aperta la porta a tutti, con sistemi operativi che permettono di dialogare con più gente possibile. Anche lo schema grafico attuale è pensato per poter navigare da tutti i browser, ora che sta crescendo l’uso dei dispositivi mobile».

Insomma, di strada se ne è fatta tanta, ma si continua: basti pensare che il primo esperimento di streaming – anche questo è un anniversario – fu 10 anni fa per la Redditio Symboli dal Duomo

Don Luca Fossati, collaboratore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, affronta uno dei temi più rilevanti, l’aspetto della preghiera online. «Avendo la ricchezza di un rito proprio, l’Ambrosiano, il Portale si mette anche a servizio della preghiera».

Le Letture quotidiane, il video commento di ogni giorno, la Liturgia delle Ore ambrosiana, che propone i testi del Breviario anche in collaborazione con gruppi parrocchiali, l’app lanciata il 1 aprile scorso in collaborazione con la CEI che contiene anche altri testi utili; i testi per prepararsi alla celebrazione domenicale, il Vangelo della domenica per i bimbi, le Preghiere dei fedeli, il Santo del giorno, il sussidio per la Celebrazione del matrimonio. Questo il bouquet a disposizione.

«Negli ultimi 30 giorni, 110.158 visualizzazioni di pagina per le Letture del giorno, pari al 13,8% del totale e, complessivamente, ogni mese sono visitate 220.000 pagine della Sezione liturgica pari al 27% del Portale. 84.000 gli utenti della app per la liturgia delle Ore».

Il futuro e gli scenari

Marco Castelnuovo, caporedattore, mobile editor di Corriere.it definisce gli scenari di un futuro possibile, o magari, già qui. «Cambia al logica di fare il giornale su mobile, perché cambia il modo con cui ci si avvicina alle notizie. Noi stiamo sui social perché il lettore spesso sta sui social. Le persone vogliono tutto in modo immediato, bisogna essere sempre connessi perché c’è un flusso continuo di notizie. Ma a un certo momento bisognerà mettere dei punti fermi».

Piercesare Rivoltella, ordinario di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento in “Cattolica”, offre un punto di prospettiva sul comunicare come Chiesa, partendo dalla recente relazione da lui tenuta all’Assemblea generale dei Vescovi italiani del maggio scorso proprio sulla comunicazione.

Il riferimento è alla Lettera pastorale che il cardinale Martini scrisse nel 1991 – all’interno del biennio dedicato dalla Diocesi alla riflessione sulla comunicazione 1990-1992 – , “Il lembo del mantello” definito «un capolavoro di teologia della comunicazione».

Tre gli spunti tratti da Martini. «”Andare sui tetti e gridare la fede” che significa andare al di là della notiziabilità, costruendo noi stessi informazione per comunicarsi e non facendosi comunicare da altri che, magari, accrescono il pregiudizio e visioni di parte sulla Chiesa. “Aprire e chiudere le finestre”, cioè non avere paura, ma fiducia in una comunicazione che è sociale. Chiudersi in difesa non è da credenti né tanto meno da Vescovi, soprattutto in un tempo in cui la tentazione di tornare indietro è forte e qualcuno già parla di “retroutopie”. Chiudere le finestre vuol dire, per Martini, educare ai media, costruendo Comunità attraverso gli strumenti. Infine, “Uscire dal guscio”, ossia avere la capacità di convocare intelligenze di comunicatori su contenuti che sono nostri. Oggi, nella comunicazione disintermediata, che non ha più bisogno di passare da chi è preposto ad essa come mission e mestiere, è un tempo di responsabilità diffusa e condivisa. Ognuno può contribuire a un lavoro di testimonianza. Se fosse qui, il cardinale Martini sarebbe certamente un fautore strenuo dei social, perché tra tutti i media classici, non a caso, era un fan della radio».

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