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Gaeta, istantanee da un gemellaggio

Le emozioni dei ragazzi ambrosiani di ritorno a Milano, dopo aver vissuto una "coda" di Giubileo accolti a braccia aperte dalla diocesi gaetana

di Letizia GUALDONI

8 Agosto 2025
La veglia sotto le stelle a Formia, uno dei momenti clou del gemellaggio Milano-Gaeta

La giornata di giovedì 7 agosto è stata quella dei saluti e del ritorno a casa: raccolte le magliette stese ad asciugare, chiusi i sacchi a pelo, riempiti gli zaini e i cuori di un “carico” di emozioni che non potranno mai dimenticare. È così che gli oltre 700 giovani ambrosiani si sono preparati a ripartire, dai luoghi che li hanno ospitati, tra palestre e parrocchie delle città di Formia e Minturno, della Diocesi di Gaeta.

La gioia che i giovani hanno provato a Tor Vergata non poteva esaurirsi domenica 3 agosto: per questo già da mesi avevano aderito con entusiasmo alla proposta della diocesi di Milano di continuare l’esperienza del Giubileo in un gemellaggio che abbiamo chiesto ad alcuni di loro di raccontare.

Emanuele Galbiati

«Dopo giorni intensi, e anche di fatiche, – dice Emanuele Galbiati, 19 anni, del gruppo di Azione Cattolica – siamo stati accolti con un affetto che nessuno poteva immaginare: interessamento alla nostra “avventura”, tanto cibo e addirittura un cartellone di benvenuto! Sull’onda delle parole di papa Leone abbiamo vissuto questi giorni di “miracolo” all’insegna della condivisione, della comunione nella fede e della grande voglia di fare amicizia per vivere insieme il dono che abbiamo ricevuto».

Francesco Pellegrini

Il senso di fratellanza vissuto nella settimana del Giubileo a Roma, con la Messa di apertura, l’incontro degli italiani e le occasioni di riflessione e preghiera, sono espresse da Francesco Pellegrini, 20 anni, dell’oratorio MA.Gu.Ss di Malnate, che è rimasto colpito fortemente: «Ho trovato la speranza del mio pellegrinaggio, una famiglia mondiale, unita da un unico senso di fratellanza che fa crescere frutti su tutta la terra, tutti sotto un unico Amore, nella stessa Casa. Vivendo il gemellaggio con Gaeta, tra le serate insieme, le messe, le cene animate da band e le canzoni cantate tutti abbracciati, le meditazioni e le preghiere, questo senso di fratellanza è continuato, assieme ai giovani volontari e alla Diocesi di Milano. Le mani protese verso di noi ci hanno fatto sentire a casa e accolti calorosamente».

Miriam Fiorendi

Prosegue Miriam Fiorendi, 26 anni, della Comunità pastorale di Desio: «Siamo stati interpellati da domande scomode, domande per grattare via la nostra inquietudine stagna e la conseguente indolenza, e permetterci di giocarci il nostro biglietto vincente. Domande sulla vita eterna, sulla vocazione, sul nostro incompiuto, sul coraggio di condividere le nostre giornate con degli amici che ci permettono di rinnovare le scelte che ci rendono noi stessi – quelle che ci rendono felici perché vere – amici che ci spingono e sostengono in quelle scelte che ci impongono di rinunciare a qualcosa e levare le maschere. Sicuramente dal gemellaggio mi “porto a casa” gli incontri personali vissuti, ma anche il simpatico brio dell’intervista doppia dei due Vescovi delle città gemellate, e tutti i gesti di grande dolcezza ricevuti, come quelli dei volontari che ci hanno rifornito di prelibatezze, brioches, cene e merende. La fede è stata un’occasione per andare “oltre frontiera” ed instaurare rapporti di amicizia con i ragazzi della nostra stessa Diocesi: Desio, Nova Milanese e Bovisio Masciago. La presenza del nostro Arcivescovo, Mario Delpini, e dell’Arcivescovo di Gaeta, Lugi Vari, è stata arricchente e preziosa. Ci ha permesso di condividere momenti e sperimentare il senso di unità anche con Diocesi lontane dalla nostra, facendoci sentire parte di questa grande realtà di Chiesa».

Lara Adele Vommaro

Per la diciottenne Lara Adele Vommaro, di Saronno, «il gemellaggio a Gaeta è stato un momento di ripresa: ci ha permesso di rallentare, di rimettere a fuoco il senso di ciò che stavamo vivendo». Dopo i due giorni accampati tra un milione di giovani a Tor Vergata, tra polvere e cammino, il desiderio più naturale era quello di rinfrescarsi e riposarsi ma l’accoglienza è stata ancora più sorprendente. «All’arrivo ci hanno mostrato il luogo dove avremmo dormito, poi la cena preparata dai volontari e la musica dal vivo hanno creato un’atmosfera accogliente, semplice, viva. Il giorno dopo è arrivato un altro gruppo di Milano, con cui abbiamo avuto la possibilità di confrontarci e parlarci. In particolare nella veglia del 5 agosto, sotto le stelle, sulla riva del mare, ho sentito che la Chiesa è un popolo vivo, unito dallo stesso desiderio di luce». E proprio lì, nella contemplazione del creato alla luce del tramonto che pian piano ha lasciato il posto alla notte, poi accompagnati dalle letture in un viaggio nel cielo dantesco, fino all’adorazione eucaristica, dove Gesù è la nostra stella, così come riportate sulle magliette ambrosiane del Giubileo, «le parole di Papa Leone risuonavano vere: non siamo qui per abitudine, ma per cercare, insieme, un senso più grande che può essere espresso in diverse forme. A Gaeta, questo senso si è manifestato in ogni incontro, domanda, sorriso, preghiera condivisa. È stato come ritrovare quella stella che, come dice Sant’Ambrogio, si rende visibile dove c’è Cristo. E lì, Lui c’era».

Alice Barbierato

Racconta Alice Barbierato, 23 anni, del gruppo diocesano: «Come ci ha detto il Vescovo di Gaeta, abbiamo ricevuto un abbraccio, l’abbraccio di una Chiesa che sa accogliere, farsi prossima e volere bene: i gaetani hanno reso concreta quell’amicizia di cui ci ha parlato Papa Leone a Tor Vergata e che “cambierà il mondo!”. Condividere questa esperienza con gli altri e le altre giovani è stata l’occasione per esprimere la gioia della fede che ci accomuna, rafforzare i legami di amicizia nella preghiera e nel tempo libero passato insieme, tra i momenti di svago al mare e le visite alla città, e per scoprirci, ognuno con la propria storia, tutti sullo stesso cammino dietro a Gesù. Dopo questo gemellaggio torno a casa con il cuore pieno di gratitudine per la bellezza delle persone che ci hanno accolto, dei luoghi che abbiamo visitato e delle esperienze che abbiamo condiviso, in attesa di viverne altre».

Lorenzo Brunati

Gli fa eco, Lorenzo Brunati, 22 anni, che ha vissuto l’esperienza assieme ad altri giovani della parrocchia di Verano Brianza: «Questa accoglienza nei nostri confronti è l’esempio più grande che porterò a casa. Un’accoglienza fatta di gesti semplici, discreti, silenziosi ma gratuiti e genuini. Vedere tutte queste persone che ti fanno trovare la colazione pronta, la cena servita, che ti preparano gli alloggi, che ti raccontano con gioia della loro terra, testimonia un amore sincero che interpella ciascuno di noi e chiede “Ma tu, sei capace di questo amore?”. Noi, qui a Gaeta, siamo proprio stati accolti, ci siamo sentiti abbracciati, come il Golfo di Gaeta fisicamente sembra fare con il mare. Per noi questo abbraccio è stato lo “sgabello per affacciarci alle cose di lassù”, come ci ha invitato a fare Papa Leone a Tor Vergata, il trampolino che ci ha consentito di vivere con pienezza questi giorni e di questo sono profondamente grato. E pensando a questo non possono che risuonare in me le parole di Papa Leone di qualche giorno fa: “La pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né, da ciò che possediamo. È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere”. I Gaetiani sono stati esempio di questa accoglienza e condivisione e quindi, in cuor mio, so che in questo offrirsi a noi e in questo abbraccio hanno trovato un bene anche più grande di quello che noi abbiamo vissuto. Questo, per me, è l’esempio più grande».

Gabriele Bonato

“Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”, “Non perdetevi mai”, “Mantenete così i vostri occhi e pregate per i vostri coetanei che non credono perché sono in difficoltà e ne hanno molto bisogno”… sono alcune delle espressioni commosse che la comunità che ha accolto il gruppo di Besozzo ha rivolto loro nel salutarli, che custodiscono e vogliono fare loro. «Ci impegniamo – afferma Gabriele Bonato – a non perdere la speranza ma, anzi, a esserne portatori diffondendola una volta tornati a casa nella nostra quotidianità. Non vediamo l’ora di ospitare con la stessa gioia e cura tutti i giovani dell’Arcidiocesi di Gaeta che nel prossimo dicembre verranno a visitarci».

Ringraziamenti di don Marco Fusi dopo la messa conclusiva allo stadio di Gaeta

Significative le parole di don Marco Fusi, responsabile del Servizio per i Giovani e l’Università della Diocesi di Milano, che esprimono il senso di questi giorni: «Il gemellaggio tra la Diocesi di Milano e di Gaeta è stata un’esperienza di Chiesa molto bella, uno scambio di grazie: la grazia di essere cristiani, di avere la luce della fede e perciò anche la possibilità di condividere la fede. I giovani hanno potuto assaporare gli ingredienti della vita cristiana che sono l’accoglienza, l’ospitalità, i sacramenti, la Parola, essere parte di una Chiesa grande che va oltre ed è più dell’amicizia, una fraternità che viene dalla fede e dall’amore di Cristo che riceviamo. Il gemellaggio è stata anche un’occasione perché i giovani potessero coltivare quella parola che dal Giubileo hanno ricevuto attraverso le parole di papa Leone e così le parole ascoltate potessero essere custodite, entrare maggiormente nel cuore di ogni giovane».

 

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