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«Il Segno»

Il pellegrinaggio oggi, tra fede e turismo

Da esperienza ascetica a viaggio religioso. L’Italia è tra le mete più ambite, accanto a luoghi come Lourdes, Fatima e la Terra Santa. il pellegrino del nostro tempo unisce motivazioni spirituali, culturali e sociali. Ma chi è oggi? E cosa cerca davvero? Ne parla la storia di copertina del numero di giugno del mensile diocesano

26 Giugno 2025

Da Il Segno di giugno

Nella cultura medievale, l’Homo viator era il simbolo dell’uomo in cammino verso Dio, spinto dalla fede e dal desiderio di salvezza. Oggi, nel tempo dei social media e della mobilità globale, quell’archetipo si trasforma in Homo viatour: un pellegrino moderno che viaggia non solo per devozione, ma anche per conoscere, incontrare, condividere e – talvolta – mostrarsi. Il viaggio religioso si fa così esperienza a tutto tondo, che combina spiritualità, turismo e cultura. Si tratta di un fenomeno in forte espansione, con oltre 600 milioni di persone coinvolte nel mondo e un giro d’affari di circa 18 miliardi di dollari. Le mete si moltiplicano: in Italia spiccano Roma e il Vaticano (10 milioni di visitatori l’anno), seguite da San Giovanni Rotondo, Padova, Assisi, Loreto e Pompei. A livello internazionale, restano centrali la Terra Santa (oggi colpita dal conflitto israelo-palestinese), Lourdes, Fatima e Medjugorje.

Ma chi è il turista religioso? In prevalenza si tratta di adulti e pensionati, spesso donne, ma con una presenza crescente di giovani attratti dai cammini spirituali o dai grandi eventi ecclesiali. Sempre più viaggi sono organizzati in piccoli gruppi o in famiglia, meno legati al contesto parrocchiale, e guidati dal desiderio di integrare la fede con l’esperienza culturale e personale.

Come osserva Giorgio Trivellon, direttore di Duomo Viaggi, «il pellegrino oggi vuole unire i momenti di preghiera alla scoperta dell’arte, della storia e della cucina locale». Non si tratta più solo di “andare in un santuario”, ma di vivere un incontro, riscoprendo le radici spirituali e culturali di un territorio. Il pellegrinaggio resta, così, un modo per cercare un “oltre”, anche nella società secolare di oggi.

Don Massimo Pavanello, responsabile del Servizio diocesano Turismo e pellegrinaggi, invita a riflettere sul rischio che il pellegrinaggio diventi una semplice fruizione turistica, perdendo la sua valenza interiore. In Italia, dove la religione permea il patrimonio culturale, cresce l’interesse per cammini e mete sacre, ma spesso manca una consapevolezza autentica. In realtà, il turismo religioso può essere una via di sviluppo sostenibile, capace di valorizzare territorio, tradizioni e spirito, rispondendo al bisogno di autenticità e spiritualità anche nelle società secolarizzate.

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