Prende il via oggi il pellegrinaggio dei Vescovi lombardi in Terra Santa, che fino al 30 ottobre porterà i 10 presuli alla guida delle rispettive Diocesi della regione ecclesiastica – a cui si aggiungeranno alcune altre persone -, a Gerusalemme e Betlemme. «Un’occasione di preghiera e un segno di vicinanza», come lo ha definito l’Arcivescovo al termine del Pontificale dell’8 settembre in Duomo.

Monsignor Giuseppe Scotti – che, tra altri incarichi che ricopre, è segretario della Conferenza episcopale lombarda – spiega come è nata l’idea di questo viaggio collettivo nella martoriata terra del Signore: «Nel febbraio scorso mi sono recato nei luoghi santi e, al mio ritorno, ho raccontato all’Arcivescovo che cosa avevo visto. Immediatamente monsignor Delpini ha pensato di proporre un collegamento con l’allora Custode di Terra Santa, padre Giuseppe Patton, durante la sessione di marzo della Cel. Padre Patton ci ha raccontato di una situazione drammatica, anche per l’assenza totale di pellegrini che ha ridotto in miseria soprattutto i palestinesi, già molto provati. Fa impressione vedere, per esempio, il Santo Sepolcro – di solito sempre affollatissimo – deserto o il mercato della vecchia Gerusalemme irrimediabilmente sbarrato».
A questo punto avete deciso di andare fisicamente in Terra Santa…
Sì. Non è stato semplice, come si può facilmente immaginare, comporre le diverse agende dei Vescovi: alla fine, l’unica finestra libera era quella tra il 27 e il 30 ottobre. Da lì è iniziata l’organizzazione di questo pellegrinaggio, che finalmente inizia, sotto la guida di monsignor Delpini nella sua veste di metropolita di Lombardia. Con i nostri Vescovi ci saranno anche il Vescovo di Mondovì (che ci ha ospitato a Vicoforte nella sessione estiva della Cel) e l’Arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche monsignor Francesco Brugnaro, tornato a risiedere a Milano. Verranno anche i segretari per le esigenze pratiche. In tutto saremo 32 persone.

Tre giorni sono pochi, ma sarà possibile avere anche incontri e colloqui con figure significative e testimoni diretti…
Purtroppo potremo andare solo a Gerusalemme e Betlemme, perché in altri luoghi non è possibile. In questi densissimi tre giorni avremo, però, incontri per così dire, istituzionali con il patriarca Pizzaballa e con la Custodia di Terra Santa. Ma vorremmo anche dialogare con più persone possibili, dalle famiglie dei beduini – i più poveri fra i poveri -, ai bambini di Effetà, (l’istituto voluto da Paolo VI che si occupa della rieducazione audiofonetica dei piccoli audiolesi residenti nei Territori), per arrivare ai membri di Parents Circle Families Forum, che riunisce ebrei e palestinesi che hanno perso un familiare a causa del conflitto.
In tutte le chiese di Lombardia ieri è stato letto il Messaggio dei Vescovi dedicato al significato del pellegrinaggio. Anche questo è un modo di unirsi allo spirito dell’iniziativa?
Certamente è un segno. Sarebbe più facile andare via da Betlemme, da Gerusalemme e sarebbe anche logico, vista la catastrofe causata dalla guerra, ma noi vogliamo dire che siamo vicini a queste popolazioni, che veniamo disarmati, armati solo della preghiera. Sono «l’urlo e la preghiera – è scritto, infatti, nel messaggio – di chi, disarmato, supplica con tutto il cuore il fratello di disarmare ogni mente e ogni mano omicida». Il grido che fu di San Paolo VI, «Mai più la guerra» è il nostro e non solo per Israele e la Palestina, ma per tante nazioni e per tante guerre dimenticate. Anche così, idealmente i Vescovi vogliono portare tutti a Gerusalemme, la “città della pace”. Per questo la sera di mercoledì 29 ottobre le comunità, le parrocchie e i fedeli sono invitati a pregare, mentre a Gerusalemme, presso la Basilica del Getsemani, si svolgerà la Veglia. Il Servizio di pastorale liturgica ha già preparato i testi e sarà facile unirsi a noi. Sarà una preghiera che dalla Lombardia, da tutte le chiese della Lombardia, si innalza al Signore e arriva fino alla sua terra.






