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Lisbona capitale mondiale dei giovani

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I cappellani delle carceri ai giovani della Gmg: «Siate i costruttori di un mondo nuovo e più fraterno»

L’ispettore generale don Raffaele Grimaldi: «Non abbiate paura di portare in luoghi bui, isolati ed emarginati, le vostre parole cariche di speranza»

di Agensir

7 Agosto 2023
Foto Duarte Nunes \ JMJ 2023

«Carissimi giovani, in questi giorni vi siete radunati a Lisbona per la 37ª Giornata mondiale della gioventù e avete vissuto un tempo di grazia, di incontri e di condivisioni. Vi siete arricchiti della presenza degli altri giovani e meno giovani, ascoltando le loro storie di gioia e di dolore. Nei vostri occhi abbiamo visto tanta commozione e lacrime di gioia con la stessa intensità nel vedere una Chiesa giovane che vuole parlare al mondo di oggi e vuole portare la gioia del Vangelo nel cuore di tutti. Una Chiesa che vuole parlare di pace, di rispetto del creato, di accoglienza degli ultimi, degli immigrati che varcano i nostri confini, di attenzione verso il mondo delle carceri»: così scrive l’ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, don Raffaele Grimaldi, ai giovani di ritorno dalla Gmg di Lisbona.

«Papa Francesco, con la sua presenza profetica in mezzo a voi, vi ha invitato a riflettere sulla “chiamata” e a comprendere ancora di più la vostra missione nella Chiesa e nel mondo. Non sentitevi esclusi, siate i protagonisti e costruttori di un mondo nuovo, di un mondo più fraterno perché “nella Chiesa c’è posto per tutti”, come è stato detto», l’invito di don Grimaldi.

Il gesto di Maria

«Carissimi giovani, non spegnete e non nascondete dentro di voi l’entusiasmo e la gioia che avete vissuto in questi giorni a Lisbona. Avete toccato con mano la presenza di Dio in mezzo a voi avete ascoltato la testimonianza di uomini e donne, di pastori, di sacerdoti che vi hanno incoraggiato ad impegnarvi per costruire “la civiltà dell’amore”. Maria in questi giorni ci ha insegnato il significato del gesto: “Si alzò e andò in fretta”», osserva l’Ispettore generale.

«Voi siete giovani in cammino verso un futuro e un orizzonte ricco di speranza, siete i timonieri della Chiesa in uscita, una Chiesa non ripiegata su se stessa e sulle proprie umane fragilità, ma una Chiesa che vuole portare in fretta, a un mondo angosciato, deluso, indifferente, l’annuncio della Buona notizia. Simbolico e significativo in questi giorni è stato il collegamento con il carcere di Fossombrone nel quale sono stati accolti i segni di fede della Giornata mondiale della gioventù, ne avete sentito parlare anche attraverso i social. Non dimenticate questi luoghi di sofferenza, dove molti giovani, come voi, sono reclusi per i loro errori e perché si sono lasciati ingannare, sedurre da cose vane, bolle di sapone, cose superflue, cose che non servono e che lasciano il vuoto dentro come ha osservato papa Francesco», scrive Grimaldi.

Non far spegnere la fiamma

«Cari giovani, in questi giorni avete vissuto la “gioia della fede”, ma siete stati anche invitati a non dimenticare ciò che avete vissuto. Maria in fretta si è alzata dopo aver compreso la sua missione ed è andata da Elisabetta per aiutarla nei suoi bisogni. Allo stesso modo, ritornando nelle vostre città, nelle vostre diocesi, nelle vostre parrocchie, non fate spegnere l’entusiasmo e la fiamma di amore che si è accesa nei vostri cuori – l’invito del sacerdote -. Davanti a voi ci sono i bisogni urgenti e bisogna agire in fretta. Non lasciatevi intrappolare dall’apatia, dalla paura, dalle comodità e dall’indifferenza».

Poi una proposta concreta: «Vorrei invitarvi con i vostri accompagnatori, al vostro rientro a casa, a mettervi in contatto con i cappellani delle carceri delle vostre diocesi per varcare la soglia e portare la speranza in quei luoghi di sofferenza e di solitudine, per raccontare la gioia del vostro incontro con il Signore. “Fate brillare” la luce che è in voi in questi luoghi di disperazione. Papa Francesco, inoltre, vi ha detto che “la gioia è missionaria, non è per noi stessi, è per portare agli altri”. Perciò, non abbiate paura di portare nelle carceri, luoghi bui, isolati ed emarginati, le vostre parole cariche di speranza».

«Tra le mura di ogni carcere ci sono molte persone, uomini e donne, e tra esse molti giovani che sono caduti, che hanno fallito il loro progetto di vita, ma che hanno nel cuore il desiderio di rialzarsi e di uscire dai sepolcri della morte, per gustare la gioia e la bellezza della vita. Buon cammino!», conclude don Grimaldi.

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