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Lutto

Giavini, un grande amore per la Parola

Scomparso a 91 anni il sacerdote che ha ricoperto diversi incarichi diocesani e in Seminario. L’Arcivescovo: «Era sapiente e disponibile». Il ricordo di don Serafino Marazzini, che collaborò con lui

di Annamaria Braccini

30 Maggio 2023
Monsignor Giovanni Giavini

Un sacerdote «molto conosciuto nella nostra Diocesi e in Italia per la sua infaticabile dedizione a mettere a servizio di tutti la sua competenza sapienziale nelle Sacre Scritture; per i ruoli che ha ricoperto come docente in Seminario, come direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano; per le sue pubblicazioni e per la disponibilità senza riserve a offrire occasioni di studio, di riflessione, di confronto sui testi biblici». Così l’Arcivescovo, nel suo messaggio di cordoglio, ricorda monsignor Giovanni Giavini, scomparso il 27 maggio (vedi qui il suo profilo).

Nato a Busto Arsizio (Va) – si definiva un bustocco doc – il 31 gennaio 1932, ordinato sacerdote ambrosiano nel 1955, don Giovanni, come era chiamato da tutti, era stato docente in Seminario, responsabile dell’Ufficio catechistico diocesano, delegato della Conferenza episcopale lombarda per la Catechesi, dal 1997 al 2007 responsabile diocesano dell’Insegnamento della Religione cattolica e dell’Apostolato biblico. E appunto in questi suoi ruoli ne fa memoria don Serafino Marazzini, parroco di San Francesco al Fopponino a Milano, e anche egli, negli anni scorsi, impegnato nel Servizio diocesano di Pastorale scolastica.

Come ricorda monsignor Giavini?
Ho conosciuto don Giovanni in tre momenti della mia vita, alla fine degli anni Settanta, come docente di Scritture, in particolare del Nuovo Testamento e delle Lettere di San Paolo che, secondo lui, seppe smuovere e motivare, con il suo coraggio, l’inizio della vita della Chiesa. Per noi seminaristi fu importante scoprire un San Paolo così. Poi, in un secondo momento, essendo io diventato insegnante di religione nelle Scuole medie e superiori dal 1980 al 1999, ho potuto apprezzarlo come punto di riferimento quale responsabile dell’Irc. Ci si incontrava per qualche momento di formazione e per una verifica più personale. Erano sempre occasioni per un incontro aperto, simpatico e intelligente. Dopo è venuto il momento, per me, più importante.

In che anni siamo?
Dal 2003-2004 al 2008 quando, succedendo a monsignor Angelo Brizzolari, prima come collaboratore e poi responsabile della Pastorale scolastica, abbiamo molto collaborato in Curia con Giavini che stava terminando il suo impegno alla guida del Servizio per l’Insegnamento della Religione cattolica.

Quale è il tratto umano che caratterizzava don Giovanni?
Anzitutto, la sua presenza cordiale. Con lui si parlava sempre di argomenti interessanti e vivaci. Aveva un lato sufficientemente critico che mi sembrava davvero stimolante, non solo relativo alle istituzioni scolastiche, ma anche nei confronti della Chiesa. Con affetto, simpatia e intelligenza metteva in luce i dati carenti o mancanti e i ritardi che nella testimonianza della fede vivevano le nostre comunità. Ma quello che per cui lo ricorderemo tutti è il suo grande amore per la Parola di Dio che ha cercato di insegnare come esperto biblista e come divulgatore con una serie infinita di corsi e percorsi proposti per diffondere il più possibile l’amore per la Parola.

Pur essendosi ritirato circa un anno fa in una Rsa, a causa delle sue condizioni di salute legate ai movimenti, per anni, avete anche condiviso l’appartenenza allo stesso Decanato…
Sì, dal 1983 era residente a Milano, presso la parrocchia Mater Amabilis, poi Comunità pastorale Mater Amabilis e Sant’Anna, dove ha dato sempre una mano nella pastorale. Io sono stato il Decano del Decanato Vercellina, oggi accorpato a quelli di San Siro e Sempione. Ricordo che partecipava agli incontri di Decanato intervenendo ogni volta e presiedendo la preghiera iniziale. Tutte le volte che si affrontavano questioni bibliche chiedevo a don Giovanni di essere il predicatore.

Il ricordo dell’Ambrosianeum

Anche la Fondazione Ambrosianeum ricorda con affetto monsignor Giavini, suo collaboratore in numerose occasioni, dal corso biblico «Lettura critica della Genesi» (1973) all’incontro «Rivelazione e Bibbia» a fianco di padre Valdman (1991), fino al ciclo annuale di Incontri biblici, che dal 1994 hanno riscosso una grande partecipazione di pubblico.
«Come ricorda il fratello Luigi – si legge sul sito della Fondazione -, il cardinale Martini l'aveva chiamato a Milano a dirigere l'ufficio catechisti, dove inseguì la propria vocazione per la diffusione della Parola della Bibbia. Passione che si riscontra anche nel suo impegno come docente di scienze bibliche nei Seminari e all’Istituto di Scienze religiose di Milano». La Fondazione sottolinea anche come Giavini amasse stare a contatto con la gente: «C'è sempre da imparare moltissimo in mezzo alla gente», sosteneva. E si legge ancora: «Lo scorso Natale monsignor Giavini ricordava la necessità di rinnovamento della fede, con queste parole: “Tutti sentiamo i dubbi. Come diceva il cardinale Martini non è più possibile credere in Dio come prima dopo Auschwitz. Bisogna credere in Dio in un modo nuovo”».