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Milano

Sant’Antonio abate, l’Arcivescovo visita due cascine

In occasione della festa del 17 gennaio monsignor Delpini sarà accompagnato da don Matteo Vasconi, consigliere ecclesiastico di Coldiretti: «Il mondo agricolo parla lo stesso linguaggio di Gesù»

15 Gennaio 2024
L'Arcivescovo in una azienda agricola durante una visita degli anni scorsi

Nella mattinata di mercoledì 17 gennaio, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, visiterà due realtà agricole milanesi: l’azienda Cascina Molinetto (in via Cascina Molinetto) e l’azienda Cascina Battivacco (in via Barona). Le foto qui sotto si riferiscono alle due visite.

Ne parliamo con don Matteo Vasconi, vicario parrocchiale a Biassono, Macherio e Sovico e consigliere ecclesiastico della Coldiretti per le province di Lodi, Monza Brianza e Milano: «Nella tradizione popolare il 17 gennaio è da sempre legato alla benedizione delle stalle e degli animali – spiega -. In quella data, infatti, si festeggia Sant’Antonio abate, divenuto patrono degli animali domestici in virtù del fatto che tradizionalmente era raffigurato con un maiale accanto, anche se in origine l’animale stava a simboleggiare il demonio».

Secondo don Vasconi, è significativo che la Chiesa diocesana si faccia vicina al mondo agricolo: «Nonostante il lavoro nei campi non sia più l’occupazione prevalente – spiega – è ancora molto significativo sul nostro territorio, che ha un carattere decisamente industriale. Per alcune città importanti della diocesi, come Varese, la ricorrenza del 17 gennaio, che cade in un momento di relativa calma del lavoro agricolo, è legata non solo alla benedizione degli animali, ma anche a importanti fiere di compravendita. E pure una metropoli come Milano conta sul suo territorio diverse cascine agricole».

Proprio come quelle che l’Arcivescovo visiterà mercoledì, in un’occasione molto attesa di incontro: «Sarà un po’ quello che è la benedizione natalizia per le famiglie – spiega don Vasconi -: l’occasione per incontrare e conoscere gli agricoltori e per far sentire loro la presenza tangibile di Gesù nelle loro case. Arriveremo alla fine dei lavori del mattino, dopo la mungitura, per non disturbare troppo, visto che i ritmi di chi lavora nella natura sono incalzanti. L’anno scorso l’accoglienza è stata calorosa, le persone che hanno incontrato monsignor Delpini erano visibilmente commosse».

Don Matteo da due anni ha preso il posto di don Walter Magnoni come Consigliere ecclesiastico di Coldiretti per le province di Lodi, Monza Brianza e Milano. Quale il senso della presenza della Chiesa in questo contesto? «Coldiretti nasce come associazione di piccoli agricoltori che condividevano il desiderio di vivere questo ambito lavorativo custodendo i principi della Dottrina sociale della Chiesa – spiega -. Ebbero subito un legame forte con Pio XII, che vedeva utile un’associazione del genere, in un momento come quello del dopoguerra, per dare un’applicazione “pratica” alla Dottrina sociale. Da sempre ogni sezione di Coldiretti ha nei suoi consigli anche un consigliere ecclesiastico, a tutti i livelli: provinciale, regionale e nazionale. Il compito attuale del consigliere rientra nel solco di questa tradizione e risponde al desiderio di Coldiretti di continuare ad avere la Dottrina sociale della Chiesa come criterio di lettura del proprio lavoro quotidiano».

Si tratta di uno scambio equo: «Se la Chiesa, attraverso i consiglieri ecclesiastici – sottolinea don Vasconi – ha il compito di “consegnare” il patrimonio della Dottrina sociale a Coldiretti, in cambio riceve il dono di comprendere meglio il mondo agricolo, che è molto presente nel Vangelo. Gesù ha scelto di parlarci del Regno attraverso molte immagini agricole: dall’immagine del pastore che cerca la pecora perduta a quella del seme gettato nella terra. Stando vicino a chi lavora la terra noi comprendiamo ancora meglio ciò che Gesù ci vuole dire».