La visita alla Diocesi di Monze, Zambia, dove sono presenti quattro sacerdoti fidei donum della Diocesi di Milano, ha avuto inizio la sera del giorno di Natale. Dopo lo scalo ad Addis Abeba, il volo è regolarmente proseguito sino a Lusaka. Dopo le normali operazioni doganali, il clima caldo e confortevole della capitale zambiana ha anticipato la sorpresa di una accoglienza inaspettata: un comitato ci stava attendendo appena fuori dell’aeroporto, a confermare la natura accogliente del popolo zambiano nei confronti di chi visita la loro terra. Oltre ai nostri due sacerdoti operanti in una parrocchia di Mazabuka, al nunzio, Mons. Gianluca Perici, erano presenti un gruppo nutrito della parrocchia di St. Maurice di Lusaka, parrocchia fondata da don Francesco Airoldi, ora collaboratore dell’Ufficio Missionario. Dopo foto e saluti di rito, siamo partiti alla volta della nunziatura, che ci ha ospitato per la prima notte. Anche il nunzio, nei dialoghi avuti in quella serata, ha confermato la natura pacifica e accogliente del popolo zambiano.
La mattina seguente, partenza per la prima destinazione: la parrocchia di Santa Barbara in Itezhi Tezhi, dove opera don Michele Crugnola. Dopo un viaggio in macchina di 5 ore e trenta, arriviamo senza problemi a destinazione. La chiesa madre della parrocchia, consacrata il 4 dicembre 1975 è davvero piccola, ma molto accogliente. Qui siamo calorosamente accolti da un piccolo comitato di parrocchiani, capitanati dal loro Parish Chairman. In chiesa scopriamo che qui si incrociano ben tre Giubilei: quello in conclusione della Chiesa Cattolica, quello della Parrocchia di Santa Barbara e quello dell’Arcivescovo Delpini, nei suoi 50 anni di sacerdozio. Dopo il pranzo in casa parrocchia e un dovuto tempo di riposo, accompagnati da don Michele e dal Chairman della parrocchia, compiamo un veloce giro per vedere alcuni luoghi importanti: la scuola parrocchiale, con lavori di ampliamento in corso; l’ospedale distrettuale, in condizioni davvero povere per i 120.000 abitanti del distretto; St Joseph, luogo dove sorgerà la nuova chiesa che i parrocchiani vorrebbero costruire con le loro mani; infine St Charles, la chiesa in uso dal 1978, dove incontriamo un folto gruppo di bambini, felicissimi di salutare il vescovo. Più di una ventina di loro tornano a casa con noi, gioiosamente pigiati nel cassone della macchina del parroco.
La domenica è il giorno delle celebrazioni nel salone parrocchiale, più capiente delle altre chiese, ma che subito si rivela inadeguato per raccogliere la moltitudine di persone venute a celebrare la Messa del vescovo di Milano. Canti, balli, grida di gioia, sorrisi a non finire, ringraziamenti da ambo le parti, per l’accoglienza e per il regalo di una visita così importante ad una comunità ai confini della diocesi di Monze. La festa è davvero bella, sentita, partecipata. Le tre parole del vescovo: “Thanksfulness”, “Onor-Respect” e “Wake up” risuonano forti ed entrano subito nel cuore di tutti. La gioia si respira nell’aria, si vede negli occhi, si sente nel cuore di ciascuno dal più piccolo al più grande. Tutti chiedono una foto con l’Arcivescovo. Nel pomeriggio siamo di nuovo nel salone, dove il coro, i bambini e i giovani hanno preparato uno spettacolo di canti, poemi e danze. Sono tantissimi gli attori, alcuni giovanissimi. Tra gli applausi un giovane presenta il suo poema in italiano, imparato a memoria, per accogliere ospiti così importanti venuti fin qui. Ancora una volta la gioia è tantissima e tutti ringraziano per il dono così grande della visita.

Il lunedì mattina inizia con lodi e colazione nella casa parrocchiale. Poi i bagagli tornano in macchina e si parte per Lusaka. Dopo circa 30 chilometri, un comitato ci accoglie con canti accompagnati dai tradizionali tamburi. Ci accompagnano nella loro piccola chiesa, dove insieme a rappresentanti di altre due comunità celebriamo la Messa. È la chiesa di una delle venti comunità che insieme al centro principale compongono la parrocchia. È un piccolo centro dove nelle feste più importanti ben 10 comunità si radunano insieme. L’accoglienza è calorosa, l’atmosfera è veramente gioiosa. La Messa è in inglese e la gente risponde in Citonga, la loro lingua, e non è assolutamente un problema. Come già la domenica la gente porta regali per l’Arcivescovo, compreso un gallo vivo, che scherzosamente chiediamo se possa entrare nel bagaglio a mano per raggiungere Milano. Alla fine della celebrazione, dopo aver trasformato la chiesetta in un piccolo refettorio, offrono il pranzo, tutto di cibo locale. Il chairman è con noi. Si parla, si fanno domande, si gusta il cibo preparato dalle donne della comunità e ci si prepara per il lungo viaggio di ritorno verso Lusaka. Destinazione il convento delle suore Comboniane.





