«Abbiamo le risorse per smetterla con le chiacchiere deprimenti, con l’arte di selezionare le notizie in modo da far sembrare il mondo tutto brutto». Parte da un’osservazione al mondo della comunicazione, l’intervista rilasciata dall’Arcivescovo nel giorno in cui ha pronunciato il suo Discorso alla Città: «I grandi mass media si adeguano alla preferenza dei social per le cattive notizie e così si crea un circolo vizioso, per cui tutti fanno a gara a chi mette in evidenza la tragedia più tragica, la crudeltà più crudele. I media hanno una loro responsabilità e nello stesso tempo sono anche vittime del bisogno di farsi leggere. Penso però ci siano risorse per una comunicazione più realistica, più pacata, più capace di indurre a pensare piuttosto che a emozionarsi».
Tra i «seminatori delle paure» o «l’umanismo della fiducia», Delpini non ha dubbi: «L’umanità sta in piedi e va avanti perché prevalgono i seminatori di fiducia, prevale l’innumerevole folla degli uomini e delle donne di buona volontà che ogni mattina si alzano e si mettono a fare il loro dovere».
Il richiamo finale è all’Europa: «Dopo il disastro dell’ultima guerra mondiale alcuni leader dei Paesi più importanti, uomini di fede, hanno pensato che i popoli stremati da una guerra terribile potevano dare inizio a un’epoca di pace e l’hanno fatto, attraverso tante fatiche e contraddizioni. L’Europa ha la possibilità di interpretare in modo originale il tempo che viviamo e anche i rapporti con le altre grandi potenze, per una presenza che sia seminagione di fiducia»