Share

Milano

Delpini: «L’Università Cattolica offre sapienza per farne servizio»

Videomessaggio dell’Arcivescovo, Presidente dell’Istituto Toniolo, all’inaugurazione dell’anno accademico dell'ateneo, durante la quale è stata conferita la laurea “honoris causa” a Guido Calabresi, economista della Yale University

di Lorenzo GARBARINO

25 Ottobre 2023
L'aula magna durante l'inaugurazione

Seppur impegnato a Roma nei lavori del Sinodo, giunti all’ultima settimana, monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e Presidente dell’Istituto Toniolo, ha voluto comunque partecipare all’odierna inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con un suo videomessaggio: «Mi sembra suggestivo che il mio augurio venga da Piazza San Pietro, così cara a tutti noi cattolici – ha spiegato -. Avvertiamo il desiderio di rinnovare l’ispirazione originaria e del mondo che è cambiato. Dobbiamo essere grati del prestigio che l’Università Cattolica si è conquistata nel mondo, grazie alla sua autorevolezza e mostrando una evidente attrattiva. Abbiamo un nostro sistema culturale, e ne siamo fieri per il posto che ci viene riconosciuto. L’Università Cattolica è chiamata a riconoscere di avere qualcosa da offrire. Incoraggia la ricerca, la didattica e l’organizzazione e incoraggia a offrire non solo erudizione, ma anche sapienza. Di offrire nell’ambito della scienza e della qualificazione professionale non solo competenza ma anche motivazioni per fare di questa competenza un servizio».

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Sulla missione della Cattolica si sono soffermati anche monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale, e monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo. Quest’ultimo, nella celebrazione eucaristica da lui presieduta in Sant’Ambrogio, ha ricordato anche don Carlo Gnocchi, scelto da padre Gemelli come assistente spirituale della Cattolica dal 1946 al 1948. «Dei due anni di don Gnocchi – ha affermato Giuliodori – restano la testimonianza di accompagnamento spirituale e i rapporti epistolari con padre Gemelli, i cui rapporti si “incrinarono” solo per via degli impegni nelle istituzioni caritatevoli. A separare queste personalità è stata solo la chiamata a svolgere due missioni diverse, ma parallele nella dedizione al Vangelo: uno alla ricerca della verità e una alla carità. Questa vocazione fu compresa da Gemelli, che fece per l’appunto congedare don Gnocchi». Perché, sottolinea Giuliodori, «l’immagine di assistente presente per ogni momento e ad agire, ricorda a tutti come la Cattolica ha una forma di comunione fraterna e una missione di testimonianza della carità per la formazione personale e per l’umanità».

La laurea honoris causa

Quello del professor Guido Calabresi, professore alla Yale University, è stato il volto dell’inaugurazione dell’anno 2023/24. Il docente è stato infatti insignito della laurea honoris causa in Economia. «Per onorare la straordinaria figura di protagonista delle scienze applicate del diritto e dell’economia, unanimemente riconosciuto per i suoi pionieristici studi sulla Law and Economics che hanno avuto un impatto decisivo per l’avanzamento della ricerca legale sulla responsabilità e della ricerca economica sui comportamenti, offrendo un significativo contribuito al progresso civile economico e sociale», è la motivazione.

Del professor Calabresi è stato riconosciuto il contributo offerto dal libro Scelte tragiche, che ha influenzato l’attuale scienza economica: nel testo si affronta l’attuale questione della distribuzione dei rischi, dei danni e dei costi del vivere insieme. Una lezione economica e giuridica per via del carattere etico che detiene l’economia, a cui il professor Calabresi con il diritto ha impresso i caratteri della correttezza, della prevedibilità e della responsabilità per sé e per gli altri.

Università, non start-up

Il conferimento della laurea è stato introdotto dal rettore dell’Università, Franco Anelli, che ha ricordato come i tempi necessitino dell’aggiornamento e del ripensamento della funzione formativa delle università: «Non fanno solo didattica, è noto. Fanno ricerca, creano nuove conoscenze e interagiscono con la società diffondendo quelle conoscenze nelle attività che chiamiamo di terza missione. Ma la funzione originaria, quella per cui è nata secoli fa come comunità necessariamente composta da due elementi, studenti e docenti, è quella che ne esprime l’essenza. Le università non sono start-up, non nascono dall’intuizione di un businessmen per poi crescere fino a essere mature abbastanza per essere cedute un investitore. La contendibilità non è un valore degli atenei, la loro perennità lo è».

Secondo Anelli la rigenerazione della società attraverso il passaggio del testimone del sapere è la ragione prima dell’università: «Sembra che i giovani ci stiano dicendo qualcosa. Le recenti indagini sociologiche rivelano una crescente volontà delle nuove generazioni di essere loro a porre i nuovi valori ordinanti della società – si pensi ai movimenti per il contrasto ai mutamenti climatici e alla faglia generazionale che hanno aperto – e, sul piano individuale, di essere riconosciuti nella loro specificità, nella loro capacità di apportare valore nuovo attraverso la novità che essi stessi sono, mentre è evidente il rifiuto di un modello nel quale viene richiesto di acquisire competenze utili esclusivamente per andarsi a inserire in una certa casella, precostituita, di un organigramma aziendale. O di spendersi in una competizione meritocratica della quale – come denuncia papa Francesco nella Laudate Deum – sono falsati i presupposti».

La consegna della laurea a Guido Calabresi

La lectio di Calabresi

L’aggiornamento e lo sviluppo sono stati i capisaldi della lectio magistralis di Calabresi. «In passato il diritto era visto come una cosa da non toccare. Questa visione è stata criticata in America e più tardi in altri Paesi, perché provocava una tirannia nei confronti del passato o di una maggioranza che cambiava il diritto, senza potere di critica. Oppure di una tirannia della rivoluzione che buttava fuori tutto. In America si è trovato il modo di criticare razionalmente il diritto, per vedere se fosse o meno esente da errori. L’accademico ha infatti il dovere di scrivere, studiare e dire ciò che pensa sia vero, anche se i cieli cadono».

«Oggi molti criticano il diritto perché è uscito dalla sua funzione originaria – sottolinea Calabresi -, ma non è la ragione per buttare oltre duecento anni di diritto. È normale che oggi alcune cose non abbiano più senso. Il diritto alle armi era differente nel Settecento. Duecento anni fa c’era anche la schiavitù, ma oggi tutto è cambiato. Il cambiamento avviene con gradualità, adagio. Proprio per questo è importante criticare il diritto, altrimenti resta immobile e non si può modificare, ma nel farlo bisogna capire che il diritto tiene conto di tante discipline, non solo economia, filosofia o storia. Imparare da questo può portare a un diritto che porta alla giustizia. Come questa università, che prende un complesso di discipline e cerca di mettere insieme quanto è giusto e buono».