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Delpini, fine anno in missione

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Brasile/1

L’Arcivescovo nelle favelas di Salvador de Bahia

Don Andrea Perego, sacerdote ambrosiano fidei donum, racconta la prima tappa del viaggio nel Paese sudamericano nella megalopoli segnata dal contrasto tra quartieri ricchi e poveri, dove sono attivi alcuni servizi sociali creati dalla Chiesa locale

29 Dicembre 2023
La visita alla "Casa Marta e Maria"

Incontri, visite alle realtà sociali ed ecclesiali, celebrazioni: così si è articolata la presenza dell’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, a Salvador de Bahia, prima tappa del suo viaggio missionario in Brasile, dove opera don Andrea Perego, sacerdote ambrosiano fidei donum.

L’accoglienza degli ultimi

Nella prima giornata – dopo la visita al faro di Itapuá, da cui si può ammirare lo skyline della città -, monsignor Delpini ha incontrato l’Arcivescovo di Salvador, il cardinale Sergio da Rocha, che l’ha ospitato nella residenza episcopale nel quartiere centrale di Federação, dove abitano tutti i vescovi dell’Arcidiocesi. «Il Cardinale ha illustrato le dinamiche della città e della Chiesa locale – spiega don Andrea -. Salvador de Bahia è una delle megalopoli brasiliane, segnata dal grande contrasto tra i quartieri ricchi e le favelas. Qui, con un termine “politicamente corretto”, le chiamano comunidade, cioè comunità, quasi per distinguerle da quartieri più “anonimi”, come i grandi grattacieli del centro».

Per il pranzo la delegazione ambrosiana – con l’Arcivescovo c’è don Maurizio Zago, responsabile della Pastorale missionaria diocesana – si è recata nel quartiere Boiadero, a visitare la “Casa Marta e Maria”, che si occupa dell’accoglienza di uomini che vivono per strada. Edi Vagna, laica consacrata che gestisce la Casa ed è responsabile diocesana di questo ambito pastorale, ha presentato l’attività svolta per favorire il recupero della dignità personale e il reinserimento sociale. «Ci ha testimoniato la sua esperienza vocazionale e il suo lavoro, che è prima di tutto accogliere questi uomini senza giudicare le ferite che portano dentro e quelle che hanno inflitto ai loro familiari – sottolinea Perego -. Si tratta semplicemente di stare loro accanto e di accompagnarli, sapendo anche che questi uomini possano avere ricadute e allontanarsi dalla Casa». Il turnover degli ospiti, in effetti, è abbastanza frequente: «Vengono avvicinati quando già soffrono di malattie irreversibili, legate all’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, che spesso portano alla morte».

La sfida della droga

Nella mattinata della seconda giornata monsignor Delpini e don Zago hanno visitato due opere nel quartiere Cabrito legate a Comunione e Liberazione: un asilo e un centro educativo, entrambi intitolati a Giovanni Paolo II. Nella visita li ha guidati monsignor Giancarlo Petrini, originario di Fermo, nelle Marche, già ausiliare di Salvador e Vescovo di Camaçari, ora emerito. Racconta Perego: «All’asilo siamo stati accolti dalla direttrice Magali, che ha parlato all’Arcivescovo delle nuove sfide delle favelas. Non si tratta più di questioni legate alla nutrizione e all’educazione alimentare, quanto del traffico della droga: genitori giovanissimi, di 17-18 anni, sono già coinvolti nello spaccio come piccoli “corrieri”. Questo genera una inconsistenza del tessuto familiare, una fragilità delle relazioni sociali e una generale insicurezza».

Nel pomeriggio si è svolta la visita al Chilombo, un centro educativo gestito da padre Pedro, Missionario della Consolata, e alle cappelle e comunità che compongono la parrocchia. Percorrendo il dedalo di vicoli tra le case, l’Arcivescovo ha incontrato anche alcune famiglie che vivono nella favela.

L’Arcivescovo durante la Messa

La giornata si è conclusa con la celebrazione della Messa e con una festa, con l’esibizione di alcune ragazze della scuola di ballo della parrocchia e di interpreti della capoeira, una danza tipica afro-brasiliana. «Questo è uno dei progetti sociali attivi nella nostra comunità – spiega don Andrea -. Abbiamo anche una scuola calcio, corsi musicali (violino e chitarra), una scuola di cucito per le donne, oltre alla distribuzione della cesta basica, composta cioè dei generi alimentari di prima necessità».

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di Luisa BOVE

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