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19 gennaio

Decani, rinnovo tra tradizione e novità

Ferma restando la nomina da parte dell’Arcivescovo entro la terna indicata dalla consultazione, elementi nuovi, oltre al ripensamento generale del Decanato, sono il ricorso alla modalità informatica per diverse operazioni e la riconfigurazione di alcuni confini decanali (si passa da 73 a 63 Decani)

di monsignor Marino MOSCONICancelliere arcivescovile

17 Gennaio 2021

Tra le prime indicazioni conseguenti al Vaticano II si segnala il direttorio pastorale dei vescovi del 22 febbraio 1973, Ecclesiae imago, che al n. 187 tratta dell’ufficio «sovraparrocchiale del vicario foraneo» e precisa che «ha carattere pastorale, cioè non soltanto amministrativo, e riveste una grande importanza». Per la sua individuazione, innovando le disposizioni precedenti (che prevedevano solo la scelta di un sacerdote degno), il direttorio stabilisce che il vescovo lo scelga «con estrema oculatezza… anche tenendo presenti i voti (suffragiis) espressi dai presbiteri della forania» (il can 553 § 2 del Codice del 1983 stabilirà: «dopo aver sentito, a suo prudente giudizio, i sacerdoti»).

In consonanza con tali indicazioni (e anticipandole temporalmente), la normativa diocesana, fin dal 1971 (quando prese avvio il primo mandato conseguente al rinnovo dei vicariati secondo le indicazioni conciliari), prevede che l’Arcivescovo nomini i decani scegliendoli nell’ambito di una terna di parroci proposti dai presbiteri del decanato (scelta consolidata nella cost. 327 del Sinodo 46°) e tale disposizione permane pressoché immutata sino al Sinodo 47°, che associa al voto dei presbiteri quello dei diaconi (cost. 163 § 1).

A distanza di cinquant’anni esatti da tali scelte l’Arcidiocesi di Milano si appresta a esperire ancora una volta questa modalità di consultazione dei ministri ordinati nelle votazioni previste per il 19 gennaio, a seguito delle quali l’Arcivescovo effettuerà le nomine che parranno più adeguate alla sua attenta valutazione. Tre sono le novità che caratterizzano la ricorrenza di quest’anno. La prima concerne il fatto che la nomina avviene in costanza di una situazione di pandemia il che, oltre ad aver comportato una dilazione nel rinnovo dell’incarico (la scadenza per il voto sarebbe stata quella del 2 luglio 2020), ritenendo tuttavia nel contempo non più opportuno un ulteriore rinvio, ha suggerito il ricorso alla modalità informatica per la trasmissione del materiale per le votazioni, per la successiva comunicazione degli esiti (che vanno appuntati sul verbale in formato cartaceo, ma anticipati nell’invio in formato elettronico) ed eventualmente anche per la convocazione dei votanti (restando cartacea la modalità di espressione del voto, pur nel rispetto di alcune evidenti cautele). La seconda novità concerne la riconfigurazione significativa di alcuni confini decanali, soprattutto in città di Milano, per cui a livello diocesano si passa da 73 a 63 decani (erano 66 nel 1971). La terza novità concerne il ripensamento in atto della missione del Decanato stesso, presentato dall’Arcivescovo nella sua lettera al clero dello scorso 8 gennaio.

La scelta della Chiesa ambrosiana di procedere al rinnovo dei decani pertanto, quest’anno più che mai, si presenta come un appuntamento non scontato che, al di là della semplice espressione del voto richiesto, chiama in causa la responsabilità di tutti, i ministri ordinati (a partire dal tema della fraternità del clero), ma soprattutto, in vista di una Chiesa sempre più autenticamente missionaria, l’intera comunità credente.

 

 

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