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Milano

«Dare parole di sapienza e speranza: questo il compito delle accademie»

La prolusione del rettore della Cattolica Elena Beccalli all'inaugurazione dell'anno della Facoltà teologica dell'Italia settentrionale e dell’Istituto superiore di Scienze religiose testimonia la collaborazione tra le due istituzioni nel segno dell'impegno richiamato dall'Arcivescovo, che poi ha presieduto la Messa in San Simpliciano: «Restiamo vicini a Gesù, sorgente di luce»

di Annamaria BRACCINI

4 Dicembre 2025
MILANO - Cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico della Facolta Teologica dell'Italia settentrionale. 3 dicembre

«Incoraggiamento e augurio per la collaborazione e la condivisione tra le nostre due istituzioni». Così l’Arcivescovo, nella sua veste di Gran Cancelliere della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e dell’Istituto superiore di Scienze religiose di Milano, ha aperto, nella storica sede della Facoltà, l’Anno accademico 2025-2026, durante l’inaugurazione solenne nella quale la prolusione è stata affidata al rettore dell’Università Cattolica Elena Beccalli.  

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L’intervento del Gran Cancelliere

Richiamando la responsabilità che le due istituzioni accademiche hanno nel «dare buone ragioni per sperare», l’Arcivescovo ha proseguito: «Vediamo una specie di stanchezza nella nostra città. Milano è un luogo in cui gli aspetti scientifici e le potenzialità tecnologiche vengono sviluppate. Qui, però forse non c’è il desiderio di futuro: il futuro è visto come una specie di minaccia e di destino da esorcizzare. L’impressione di questa forma esausta di umanesimo contemporaneo, ha bisogno di persone che possano dare buone ragioni per la speranza. La tecnologia, la complessità, la situazione complicata della società chiedono oggi qualche parola di sapienza e noi abbiamo la responsabilità di pronunciarla».

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Da qui l’impegnativo compito che attende realtà come la Cattolica, la Ftis e l’Issr: ««In questa Facoltà Teologica convergono molti giovani da altri Paesi, consacrate e consacrati da nazioni che sono, forse, meno attrezzate di noi dal punto di vista intellettuale e meno dotate di mezzi materiali, ma sono più ricche di futuro. Questo comporsi della popolazione scolastica ci rende capaci di parlare al nostro tempo, di provocare anche le domande che non ci sono ancora, le attese abbandonate perché improbabili. A tutto e a tutti possiamo dire che ci sono ragioni di speranza».

Il saluto del Preside 

E di una felice sinergia ha parlato anche il preside della Facoltà, don Angelo Maffeis: «La prolusione di oggi, affidata al rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, si colloca in continuità con altre presenze di rappresentanti del mondo accademico milanese che si sono succedute negli anni scorsi proponendo le loro riflessioni. Abbiamo così voluto esprimere il nostro desiderio di uno scambio e di un dialogo sempre più intensi con chi, seppure da punti di vita diversi, come noi si dedica allo studio, alla ricerca e all’insegnamento. Le nostre istituzioni sono radicate in una storia comune e custodiscono una medesima identità ecclesiale». Le conclusioni del Preside sono state affidate a quanto scrisse l’allora arcivescovo Giovanni Battista Montini nel 1958 proprio per la Giornata dell’Università Cattolica: «Per costruire occorre pensare. Per pensare occorre un’organizzazione scolastica ad alto livello: occorre l’Università».

Un momento dell’inaugurazione (Agenzia Fotogramma)

La prolusione

Dopo il breve intervento del preside dell’Issrm, don Ermenegildo Conti, ha, infine, preso la parola la professoressa Beccalli, trattando il tema «Il potere dell’educazione e il futuro dell’Università». A partire da un’articolata riflessione «sull’educazione come una delle leve più efficaci e trasformative per promuovere lo sviluppo umano integrale globale», il Rettore ha affrontato la questione della rivoluzione culturale generata dal dilagare dell’intelligenza artificiale, che pone «questioni sempre più complesse, toccando in modo diretto la dimensione antropologica ed etica».  

«Addentrandosi nel mistero dell’intelligenza – ha scandito Beccalli -, è importante chiarire sin da subito che la “vera” intelligenza non è algoritmica, perché consiste nella capacità di comprendere in profondità, di accogliere l’inatteso e di creare connessioni tra saperi diversi. Da qui nasce l’esigenza di distinguere tra la potenza computazionale della macchina e la facoltà intellettiva dell’essere umano. Una facoltà, quella dell’essere umano, che implica responsabilità, relazione e apertura al mistero. Per questa ragione, l’intelligenza artificiale prima ancora che in termini tecnici e di impatto sui sistemi economici, necessita di essere indagata per le sue implicazioni antropologiche. Implicazioni che chiamano in causa le domande fondamentali di senso, dal destino della persona alle categorie di spazio, tempo, libertà». 

Intelligenza artificiale: il ruolo delle Università

Quale, quindi, in un tale orizzonte, il ruolo dell’Università? «La rete delle istituzioni cattoliche può farsi promotrice del Patto educativo per le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale. In particolare, le Università cattoliche, le Pontificie e le Facoltà teologiche insieme, possono operare come grandi laboratori dove coltivare intelligenza emotiva, spirituale, relazionale e sociale; esercitando con sapienza e creatività una ricerca accurata sulle questioni al cuore della complessa – e per molti versi affascinante – relazione tra intelligenza artificiale e umano; contribuendo a far emergere le potenzialità salutari che da essa possono derivare per i diversi ambiti della scienza e della realtà; guidandole sempre verso applicazioni che siano eticamente qualificate, chiaramente al servizio della coesione delle nostre società e del bene comune e volte a raggiungere nuove frontiere nel dialogo tra fede e ragione. Siamo pronti a dare il nostro contributo affinché l’impiego dell’Intelligenza artificiale sia sempre trasparente, mai ambiguo. Per fare in modo che ciò si verifichi occorre adottare un approccio che collochi la tecnologia entro un orizzonte di intelligenza relazionale. Un’intelligenza che intreccia legami; che valorizza l’interconnessione tra singoli e comunità e che fa della responsabilità condivisa, per il benessere integrale dell’altra, la sua più alta ambizione», ha, infine, sottolineato la professoressa Beccali, tra gli applausi.

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La celebrazione

Come tradizione, dopo la cerimonia di inaugurazione nell’Ateneo, nella contigua Basilica di San Simpliciano l’Arcivescovo ha presieduto la Messa, concelebrata da molti docenti della Facoltà e alla quale hanno preso parte anche il Rettore e molti tra studenti e personale amministrativo.   

«Ecco la nostra risorsa: restare vicini a Gesù, entrare in familiarità e amicizia con lui. Gesù, infatti, è vivo: non è materia di studio, ma è sorgente di luce. L’impegno accademico – ha ribadito nell’omelia – sia, dunque, una via per vivere l’amicizia con Gesù e quello che studiamo ci renda pensosi, critici, istruiti e tutto concorra a guarire l’intimità malata e a custodirci nella gioia di essere suoi discepoli».

La Messa in San Simpliciano (Agenzia Fotogramma)

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di Annamaria BRACCINI