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Percorsi ecclesiali

La Diocesi nel Cammino sinodale

Sirio 8 - 14 dicembre 2025
Radio Marconi cultura
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Intervista

«Dal Cammino sinodale una Chiesa italiana espressione di un’umanità piena»

Sabato 25 ottobre la terza Assemblea voterà il Documento finale. Susanna Poggioni, membro della delegazione ambrosiana: «A differenza del testo precedente, questo esprime meglio la sintesi del percorso compiuto. Recepiti i nostri contributi sui temi della formazione e della guida delle comunità, con particolare riferimento al modello delle diaconie»

di Annamaria BRACCINI

22 Ottobre 2025
Foto Vatican News

Ormai ci siamo. Sabato 25 ottobre, a Roma, tornerà a riunirsi, nella sua terza sessione, l’Assemblea sinodale delle Chiese che sono in Italia, per votare l’attesissimo Documento di sintesi del Cammino sinodale. Il testo, già trasmesso ai delegati diocesani e a quanti parteciperanno come membri all’Assemblea (leggi qui) è stato stilato sulla base degli emendamenti emersi nel corso della seconda Assemblea (31 marzo – 3 aprile 2025). Susanna Poggioni, ausiliaria diocesana e membro della delegazione ambrosiana (insieme a monsignor Franco Agnesi, Simona Beretta, don Paolo Boccaccia, Ottavio Pirovano, monsignor Luca Raimondi e monsignor Giuseppe Vegezzi), spiega: «Il Documento di sintesi raccoglie il cammino di questi anni, tenendo conto delle criticità emerse nella seconda Assemblea».

Come esponente di una Chiesa locale, ritiene il Documento soddisfacente, nel senso che ha raccolto le istanze presentate dalle Diocesi?
Occorre riconoscere che si tratta di un testo di tenore totalmente diverso rispetto al precedente: infatti, quello reso noto nella seconda Assemblea raccoglieva, in poco più di cinquanta proposizioni, un percorso molto lungo e perciò non permetteva di comprendere la ricchezza e la vivacità di quanto era stato vissuto. Nessuno di noi ne era stato soddisfatto, perché non vi vedeva rispecchiato il lavoro compiuto. Il documento attuale esprime meglio la sintesi del cammino percorso, offre molte proposte concrete, ma ogni capitolo ha un’introduzione che mostra l’orizzonte in cui esse vanno collocate e aiuta a comprenderle. Questo aspetto è molto importante, per cui, di fatto, vi è una maggiore organicità: in questo senso siamo soddisfatti. Il lavoro è stato fatto in quest’ultima fase con la partecipazione del Comitato nazionale e ha visto un ultimo passaggio a livello di regione ecclesiastica, in cui è stato possibile segnalare comunque delle ulteriori precisazioni.

Il titolo del Documento, «Lievito di pace e di speranza», è interessante perché indica un cammino che non finisce con le sessioni assembleari, ma che guarda al futuro…
Chiaramente la questione della pace, in questo momento, è sotto gli occhi di tutti, ma sappiano che la pace non è la semplice assenza di guerra, bensì la crescita verso un’umanità sempre più piena, e quindi la Chiesa – che è lievito e segno – deve porsi a servizio di questo obiettivo. In questo senso, il disegno di Chiesa che emerge dal Cammino sinodale è più coerente con tale prospettiva e apre anche a dimensioni di novità. Sarebbe importante – e speriamo lo si possa in qualche modo realizzare -, correlare i diversi contenuti espressi nel Documento finale con le esperienze raccontate dalle Chiese locali e da cui questi stessi contenuti sono nati. Ciò mostrerebbe che quanto si propone è possibile perché qualcuno lo ha già realizzato.

A proposito della concretizzazione dei percorsi sinodali, le proposte provenienti dalla nostra Diocesi sono state accolte nel contesto del Documento?
Noi abbiamo lavorato sui temi della formazione e della guida sinodale della comunità. Nel Documento abbiamo ritrovato diversi accenti e proposte sia per quel che riguarda la formazione (condivisa, integrale e continua, secondo quanto espresso dal Documento finale del Sinodo dei Vescovi), sia per quello che attiene alla guida sinodale delle comunità. Su questo secondo aspetto il nostro contributo è partito dall’esperienza delle diaconie, suggerendo questo modello, almeno nella sua versione ideale, perché sappiamo che anche nella nostra Diocesi si tratta di un work in progress, quindi ci si sta lavorando. Abbiamo proposto che le diaconie non siano qualcosa che si realizza solo nelle Comunità pastorali, ma che nascano anche nelle singole parrocchie, prevedendo con il parroco altre figure vocazionali – laici, consacrati, diaconi, ecc – che insieme, ciascuno con la propria responsabilità, accompagnino il cammino della comunità.

La Chiesa di Milano ha fatto molto in questi ultimi anni per promuovere la sinodalità. Si può dire che sia tra quelle che più stanno incidendo sul Cammino sinodale in Italia?
Difficile dire quale diocesi abbia inciso di più. Senza dubbio noi ci siamo impegnati immaginando e concretizzando itinerari e luoghi di confronto e azione sinodale come i Gruppi Barnaba, e poi le Assemblee sinodali decanali e incrementando la formazione dei Consigli pastorali, organismo fondamentale per vivere la sinodalità nelle nostre parrocchie. Tutto questo sta iniziando a dare qualche frutto, si tratterà ora di proseguire convinti, insieme, con fiducia.

 

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