«Un’occasione per rileggere e per riscoprire l’eredità del cardinal Ferrari, per dire qualcosa alle donne e agli uomini di oggi». L’inaugurazione della camera del beato cardinale Andrea Carlo Ferrari, nel nuovo spazio museale creato appositamente all’ingresso della sede dell’Opera voluta da questo indimenticato e indimenticabile Arcivescovo di Milano, è stato questo. Molto più di un momento culturale o della storia, seppure di grande importanza, ma la possibilità di ritrovarsi in tanti per parlare di un passato segnato dalla generosità e lungimiranza del Beato e di un futuro che, nel suo nome, continua a rispondere alle necessità della città, accogliendo i più bisognosi. I “Carissimi”, per usare la definizione del fondatore e che, così, continuano a essere chiamati.
Come ha evidenziato il presidente dell’Opera Cardinal Ferrari, Luciano Gualzetti, dando il benvenuto con volontari, dipendenti e responsabili dell’ente, all’Arcivescovo che ha visitato e benedetto la stanza. Presenti, tra molti altri che non hanno voluto mancare all’evento a lungo atteso, monsignor Giuseppe Vegezzi, vicario episcopale per la Zona pastorale I e ordinario della Compagnia di San Paolo (pure fondata dal Cardinale), monsignor Carlo Azzimonti, Moderator Curiae e amministratore della Compagnia stessa che ha accompagnato la realizzazione del progetto relativo alla stanza. Camera che, finalmente – grazie alla donazione di oggetti e paramenti da parte della Compagnia -, rende alla città un’importante memoria riunita in un luogo tanto significativo come la sede dell’Opera.
Presenti anche diversi sacerdoti e rappresentanti della Compagnia di San Paolo, tra cui la presidente Eleonora Scolastico, che hanno rinnovato le loro promesse nella celebrazione della mattinata, don Stefano Guidi, direttore della Fondazione degli Oratori Milanesi (la cui origine risale anch’essa a Ferrari), Pasquale Seddio, predecessore di Gualzetti, e il parroco di Lalatta (Parma), dove il Cardinale nacque il 13 agosto 1850. Senza dimenticare i volontari, in totale più di 220, per un luogo che «rimane straordinariamente vivo», come ha detto ancora il presidente dell’Opera.
Commovente ed evocativa la camera del Cardinale, svelata poco dopo.

La camera
Progettata come uno spazio museale aperto a cittadini, pellegrini, Carissimi e ai molti che, ogni giorno, passano dalla sede, la camera custodisce oggetti personali, arredi originali e simboli del percorso pastorale del beato Andrea Carlo Ferrari: l’anello episcopale e la Croce pettorale (donati dall’Arcidiocesi), paramenti sacri, abiti originali, il letto e la scrivania; l’orologio fermo all’ora della morte, un inginocchiatoio legato al miracolo della guarigione di una bambina. Due teche espongono cimeli e oggetti della sua malattia. Cimeli prima dispersi in diversi luoghi, tra cui la Casa di via Mercalli (prima sede della Compagnia) e Villa Clerici, riuniti adesso in un unico spazio architettonicamente brillante con contenuti a cura del direttore del Museo Gasc di Villa Clerici Luigi Codemo, e la direzione artistica dell’architetto Laura Romanò. La Camera del Cardinale è visitabile scrivendo a museo@operacardinalferrari.it.
L’intervento dell’Arcivescovo
«In un momento di concezione liberale dello Stato e in una condizione di guerra, Ferrari – che fu Arcivescovo di Milano dal 1894 alla morte, avvenuta dopo lunga malattia, il 2 febbraio 1921 – diede un contributo fondamentale perché crescesse una cultura della solidarietà, della presenza dei cristiani nella società, dell’educazione dei ragazzi, volendo anche l’Università Cattolica e la Federazione degli Oratori», ha sottolineato l’Arcivescovo che, tradizionalmente, siede alla mensa dell’Opera nei giorni di Natale e di Pasqua.
«Queste non sono solo istituzioni per rispondere a un bisogno, ma un modo di pensare la società e di vivere una cultura. Qui continua questo spirito di persone che fanno cultura, dando un nome al tempo che passa, come i volontari che dicono che il tempo è occasione per servire, che il nome che diamo alla povertà non è solo rispondere alla richiesta di una beneficienza, ma è un appello a una relazione che fa crescere sia chi dà sia chi riceve. Ė importante non solo ricordare ciò che ha fatto il Cardinal Ferrari, ma anche fare in modo che i semi che ha gettato continuino a dare frutto», ha concluso monsignor Delpini, passando la parola alla presidente Scolastico.

Le parole della presidente Scolastico
Quest’ultima ha evidenziato il grande significato, ideale e concreto, della realizzazione della camera-museo «proprio qui, nel cuore dell’Opera Cardinal Ferrari»: «Questi oggetti, ciascuno carico di un significato preciso, ora trovano la loro voce nell’Opera, in quella Casa del Popolo desiderata più di 100 anni fa dal Cardinale – ha detto -. Può forse sembrare un controsenso conservare e allestire con cura la camera, e persino il letto, di un uomo chiamato “moto perpetuo” perché sempre in azione, sempre in visita tra la sua gente. Ma è proprio questo letto a raccontarci una verità profonda: davanti a esso, infatti, sfilò il popolo fedele dell’intera Diocesi ambrosiana. Quando la malattia gli impedì di raggiungere ogni angolo del suo territorio, fu la gente di ogni condizione a mettersi in fila, per un ultimo saluto al proprio Pastore».
I “numeri” dell’Opera
Tra quanti, allora, vollero visitare quel luogo vi furono i primi Carissimi, i cui successori, un secolo dopo, continuano a essere la testimonianza vivente dei drammi – spesso invisibili – di una città dove (come è accaduto in questi giorni) si può ancora morire di freddo per strada. Nei primi 10 mesi del 2025 si conferma un quadro di povertà in crescita dentro le mura dell’Opera Cardinal Ferrari. Dall’1 gennaio al 31 ottobre 2025, l’Opera ha, infatti, registrato 74.235 ingressi, in aumento rispetto ai 67.487 dell’intero 2024. 46.304 i pranzi e 28.425 le colazioni: anche nella giornata dell’inaugurazione a mensa vi erano 250 persone. Le docce ammontano, sempre nello stesso periodo, a 9.690, a fronte delle 11.557 complessive del 2024.

E oltre al Centro diurno, vero fulcro delle attività caritative, vi sono anche gli studenti fuorisede ospitati nella contigua “Residenza Trezzi” e le persone in trasferta sanitaria presso gli ospedali di Milano, accolti presso la “Domus Hospitalis”. O, ancora le donne in difficoltà (tra le 20 e le 30 a notte) accolte all’interno della micro comunità “Cielo Stellato” inserita nel Piano freddo del Comune. Come è avvenuto a Danila, accolta nel 2007 dalla Romania, che, commossa, racconta la sua storia «di meravigliosa accoglienza» che l’ha portata a rimanere nell’Opera. Andrea che da 4 anni è volontario, infine, spiega: «Possiamo provare ad andare incontro a chi ha bisogno con piccoli gesti che possono cambiare la giornata di qualcuno. Onorare la ricchezza del passato è prendersi cura di chi ha bisogno».





