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Milano

L’Arcivescovo al Csi: «Nello sport una bellezza improbabile e incantevole»

Dirigenti, tecnici e atleti delle società sportive riuniti nella Basilica di Sant'Ambrogio per la Messa che ha aperto le celebrazioni per gli 80 anni dell'ente di promozione. Nell'omelia monsignor Delpini ha elogiato l'attività condotta in carcere: «La nuvola che può contribuire a trasformare il deserto in un giardino»

di Annamaria BRACCINI

18 Maggio 2024
L'Arcivescovo con gli arbitri Csi dopo la celebrazione in Sant'Ambrogio

«Nel anno anniversario, un editto straordinario del vescovo Mario». Così, con questo annuncio scherzoso del pronunciamento che emanerà prossimo 14 settembre, giorno-clou dei festeggiamenti per gli 80 anni del Centro Sportivo Italiano, l’Arcivescovo conclude, tra gli applausi, la celebrazione eucaristica da lui presieduta nella basilica di Sant’Ambrogio per il Csi. E mentre a settembre a fare da splendida cornice sarà piazza Duomo trasformata in una grande palestra a cielo aperto, per dare avvio agli eventi dell’80esimo, volutamente, si è scelta la Messa, a sottolineare il legame inscindibile tra il Csi – fondato nel 1944 per decisione della Chiesa italiana e dell’Azione Cattolica -, con le realtà ecclesiali e le Diocesi.

La celebrazione

Concelebrato dal moderator Curiae, monsignor Carlo Azzimonti, dall’abate di Sant’Ambrogio, monsignor Carlo Faccendini, dall’assistente diocesano del Centro, don Stefano Guidi direttore della Fom, (da sempre fondamentale il rapporto tra lo sport e l’oratorio), da don Alessio Albertini, a lungo assistente nazionale e da una ventina di sacerdoti nelle cui comunità  si vive l’impegno sportivo del Centro, il rito ha visto la presenza di allenatori, dirigenti – con Massimo Achini, presidente del Csi Milano -, arbitri, rappresentanti di società sportive e di tanti giovani atleti ed educatori con le loro colorate divise distintive.

La celebrazione per gli 80 anni del Csi in Sant’Ambrogio

Una Messa resa ancora più partecipata dall’ottima animazione musicale del Coro interparrocchiale di Milano e da tante insegne e bandiere del Centro disseminate in basilica, tra coloro a cui l’Arcivescovo ha rivolto il suo saluto di benvenuto. «Rendiamo grazie per il passato, per questi 80 anni, per chi ha voluto questa importante iniziativa educativa, per il futuro».

Parole di ringraziamento che sono tornate nel cuore dell’omelia.

Il «miracolo» del Csi

«Forse tutti sanno della terra desolata, di uomini e donne con il volto impietrito, induriti dalla vita e dal soffrire, corazzati di indifferenza, arrabbiati con tutti. Uomini e donne evitati dagli altri: infelici che spesso seminano infelicità. Non tutti però si fermano al volto impietrito e allo sguardo spento ed ecco si assiste allo spettacolo di una terra assolata e desolata in cui si svegliano gli occhi spenti, si rianimano i volti impietriti, risuonano gli evviva».

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Chiaro il riferimento. «Ecco i campi degli oratori, le periferie della città, e allora si gioca, si collabora, si mettono insieme le forze, e allora i bambini cantano, gridano, gioiscono e si potrebbe dire: ecco il Csi ha realizzato il miracolo. Laddove lo sport può diventare un luogo di interessi poco chiari, di tifoserie, di scommesse clandestine, di corruzione, c’è gente che fa fiorire il deserto e semina una voglia di giocare che rende amici, semina una dedizione degli adulti verso i più giovani che rende possibile desiderare di diventare adulti. Ecco, tanti anni di Csi e, quindi, 80 anni di servizio allo sport perché diventi una componente della proposta educativa delle comunità, degli oratori, della gente di buona volontà. 80 anni in cui si capisce che non si tratta tanto di una nuvola distratta che semina un po’ di pioggia nel deserto. Si tratta di una presenza amica, di una fedeltà affidabile, di una militanza intelligente per fare dello sport un modo per aiutare uomini e donne, ragazzi e ragazze, ad diventare bravi cittadini e bravi cristiani».

Il richiamo è a realizzazioni del Centro come «Csi per il mondo» e il «Progetto Carcere», per il quale monsignor Delpini, poco prima della celebrazione, aveva incontrato 25 allenatori che operano in squadre di calcio e pallavolo di San Vittore, del minorile
Beccaria e della Casa circondariale di Monza.  

Capaci di trasfigurare la terra desolata

«Nonostante si faccia un gran parlare male delle persone e delle società con giudizi perentori e lamenti cronici, noi siamo qui a testimoniare di quanti semi di bene abbiamo in noi stessi e vediamo addormentati nelle vicende desolanti delle persone che incontriamo. L’impegno del Csi per la una grande e capillare diffusione, rivela questa capacità che hanno allenatori e dirigenti di svegliare alla gioia vite spente, di propiziare dinamiche di squadra». 

E, allora – suggerisce il vescovo Mario -, anche se siamo «indaffarati e distratti, trascinati dall’agenda come fossimo un ingranaggio dentro un sistema tirannico», possiamo non chiudere il nostro orizzonte in una fatica senza speranza.

«Molti non pregano più, a quanto sembra. Il gran bene che si fa assomiglia alla corsa estenuante: perché corri, se non si va da nessuna parte? Perché ti affanni se tutto è destinato al nulla? E, invece, noi riceviamo il dono di comprendere il desiderio di vita che abbiamo dentro come una vocazione all’amicizia con Dio, alla confidenza con Gesù. Gesù, infatti, ci insegna a pregare, cioè ad aprire il cuore alla speranza, alla conoscenza di Dio, che è Padre. La disperazione non è fondata su un realismo, è una forma di resistenza all’amore che ci chiama. Sono in ciascuno di noi semi addormentati, ma lo Spirito li sveglia perché siano frutti meravigliosi, cioè si manifesti la nostra vocazione a essere figli di Dio, imparando la preghiera dei figli di Dio come uomini e donne generati e destinati a generare nuova vita».

Un momento della celebrazione per gli 80 anni del Csi

«Non ho visto fiorire l’immenso deserto. Ho visto oasi affascinanti e promettenti. Noi siamo capaci di trasfigurare la città desolata in un luogo festoso di amicizia, perché ci riconosciamo ricchi di straordinarie possibilità di bene e perché preghiamo, attingendo la voglia di vivere e di amare dalla sorgente inesauribile che feconda la terra».

Poi, la preghiera dei fedeli, letta da un gruppetto di emozionatissimi ragazzi, in cui si prega anche per la pace nel mondo, lo scambio dei doni offerti al vescovo Mario tra cui una borraccia, la bandiera, e la nuova maglietta del “Csi per il mondo”, l’iniziativa che porta ogni anno decine di giovani volontari nei Paesi più poveri, specie in Africa.

Il saluto del presidente Achini

Definendo «un regalo grande» aver iniziato le celebrazioni con la Messa in Sant’Ambrogio, il presidente Achini, a conclusione rivolto all’Arcivescovo, dice: «Siamo qui soprattutto per affidare al  suo cuore e a quello di tutta la Diocesi quella passione educativa, quel desiderio profondo di essere strumento pastorale che ha sempre caratterizzato l’azione del Csi dal 1944 ad oggi, giorno dopo giorno. Le chiediamo di starci vicino, come ha sempre fatto, di continuare ad indicarci la rotta, perché noi riusciamo ad essere fedeli, ogni giorno, alle nostre origini. E le chiediamo anche di tenersi in forma perché dovrà dare il calcio di inizio in piazza Duomo il 14 settembre».

Mons. Delpini si rivolge ai dirigenti del Csi presenti alla celebrazione

«A voi tutti che siete qui, a coloro che rappresentate e a chi non c’è va il mio grazie per il servizio educativo meraviglioso che svolgete, che svolgiamo. Fate via la polvere per gli 80 anni e prendete bene la rincorsa e la velocità, come un aereo in pista, perché da qui bisogna decollare».

Il prossimo appuntamento dell’80esimo sarà il 28 maggio sulle Terrazze del Duomo, quando si inaugurerà ufficialmente il Club «Amici del Csi».

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