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Milano

«Con Maria anche noi possiamo raccontare la nostra storia che inizia con l’annunciazione»

In Duomo, l’Arcivescovo ha presieduto il Pontificale nella Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Per la prima volta la Celebrazione è stata sottotitolata e tradotta nel Linguaggio dei segni per facilitare la partecipazione dei non udenti

di Annamaria Braccini

8 Dicembre 2020

Chi pensa che, in principio, vi sia stato solo «il male, il caos, l’odio, la guerra e il peccato» e chi, «al contrario, pensa che, prima della creazione del mondo, ci sia la benedizione, perché Dio ci ha scelti in Cristo». E, poi, c’è Maria che non entra in queste polemiche, ma sa che c’è stata l’annunciazione per cui è divenuta “figlia del suo Figlio”.

Nel Pontificale solenne dell’Immacolata Concezione, l’Arcivescovo, che lo presiede in Duomo, dice così. Concelebrano il Rito alcuni Canonici della Cattedrale con l’arciprete, monsignor Gianantonio Borgonovo che rivolge il saluto iniziale. «La gioia dello Spirito caratterizza questo giorno. Maria è stata pensata come persona libera, ma necessaria perché il figlio di Dio potesse farsi uomo tra gli esseri umani di questo mondo. Oggi più che mai siamo chiamati a unirci al suo Magnificat, contemplando le meraviglie compiute dalla gloria di Dio».

Per la prima volta – ma così accadrà per tutte le Celebrazioni più importanti che si svolgeranno in Duomo – la Messa viene trasmessa, in televisione (ChiesaTv canale 195) e in streaming su www.chiesadimilano.it, con la traduzione in LIS, Linguaggio dei Segni della lingua italiana, e con i sottotitoli diffusi anche sugli schermi presenti in Cattedrale, grazie a un accordo tra l’Arcidiocesi e la Fabbrica del Duomo. Una scelta voluta dallo stesso Arcivescovo che, nella Lettera pastorale “La situazione è occasione” e in diversi altri incontri, aveva sollecitato una particolare attenzione affinché fosse favorita la partecipazione alla liturgia delle persone ipoudenti. Ed è appunto il vescovo Mario che, nella sua omelia, sottolinea.

L’omelia dell’Arcivescovo

«Alcuni pensano che in principio c’era il male e che tutto dipende da un destino. Tutta la storia dell’umanità è segnata da questo inizio tragico e tutte le generazioni devono cominciare da capo a cercare di porre rimedio al male, a fare qualche cosa per calmare l’ira di Dio, per espiare il loro peccato. Talora le cose migliorano, talora peggiorano, ma quello che era in principio continua ad avvelenare la vita: c’è un destino da subire. E così uomini e donne lottano e si rassegnano, sperano e disperano, chiedono aiuto a Dio e lo maledicono: si fanno l’idea che la condizione originaria di ciascuno è un binario che non si può modificare per la propria vita».

Altri, invece, ritengono che «in principio sta il Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ha messo mano a compiere il disegno d’amore della sua volontà. Coloro che credono che in principio c’è la benedizione, contemplano il mondo con stupore e riconoscenza e cantano le lodi del Signore; contemplano la storia con compassione e speranza e riconoscono il dramma della libertà che può decidere il bene e anche il male, sapendo che Dio non ritira mai la sua benedizione e offre a ogni peccatore il tempo per convertirsi».

E, poi, come detto, c’è Maria di Nazaret che non spiega nulla della sua famiglia, ma che «piuttosto racconta che cosa c’è stato al principio della sua storia: l’annuncio dell’angelo». Da qui una vicenda che si dipana in tre parole-chiave, «rivelando i tre misteri più importanti per ogni vita».

La prima è quel “Rallegrati”, tanto caro all’Arcivescovo che, così, ha voluto intitolare la preghiera che, ogni sera di Avvento, propone alle 20.32 sui social e in video.

«Rallegrati: è la parola che rivela le intenzioni di Dio, la sua volontà, la verità: Dio è colui che dà gioia. La prima parola dell’annunciazione rivela l’intenzione di Dio e la sua promessa. Ci sarà gioia nella storia dell’umanità».

Poi, “Piena di grazia”, la definizione dell’identità di Maria. «La verità di Maria è che è amata, chiamata da Dio e colma della sua grazia, cioè della vita di Dio, della sua bontà, della sua gloria».

Infine, “Il Signore è con te” che è la descrizione di come si svolgerà la vita della Madre, «la storia vera che non è la cronaca di quello che succede, ma la presenza del Signore».

E, allora, con Maria di Nazaret «anche noi possiamo raccontare la nostra storia e dire che, in principio, ci fu l’annunciazione. Ho cominciato a vivere, a capire, a orientare il mio cammino da quando ho ricevuto l’annunciazione, là mi è stata rivelata la verità di Dio – la sua volontà è di renderci felici -, la verità di noi stessi – essere amati – e la verità della storia che è la fedeltà di Dio.

In conclusione, il pensiero e la benedizione è per chi ha potuto seguire la Celebrazione con il linguaggio di segni e anche per la Festa dell’adesione all’Azione Cattolica, che ricorre appunto l’8 dicembre. «Questa Chiesa diocesana sente il bisogno di aderire all’A.C.; sente il bisogno di laici che, proprio per il senso profondo di appartenenza a questa Chiesa locale, si sentano testimoni della Parola del Signore», conclude l’Arcivescovo che, nel pomeriggio, si recherà in Seminario per incontrare i seminaristi dei primi anni di formazione «che hanno iniziato l’anno nella forma un poco particolare imposta dalla pandemia, ma che sono nel mio cuore e che desidero incoraggiare. Vi inviato a pregare per loro e per tutti coloro che sono in cammino verso il Seminario».