«Attendiamo l’arcivescovo come colui che viene a confermarci nella fede, e dunque a incoraggiarci nel cammino». Don Luciano Capra, decano di Cernusco sul Naviglio, conferma che la visita pastorale di monsignor Delpini, a Cernusco oggi e nel Decanato fino a metà novembre, è un momento sentito. Per una questione temporale, dato che qui il vescovo di Milano manca, in visita alle singole parrocchie, dall’episcopato del cardinal Martini. Ma soprattutto perché, ricorda il parroco, «l’arcivescovo è riconosciuto come quella guida autorevole in cui ci sentiamo parte di un’unica Chiesa».
Monsignor Delpini incontrerà comunità vive, da sempre punto di riferimento per tutto il territorio. E, tiene a sottolineare il decano, anche gli oratori «sono una presenza feconda: c’è un bel gruppo di preti giovani, contenti, che insieme ai loro collaboratori lavorano veramente bene insieme: c’è dunque un lavoro di pastorale giovanile bello, interessante, gioioso».
Ma anche qui, d’altra parte, la comunità cristiana fa i conti coi processi di secolarizzazione: «Dobbiamo reggere l’urto di una Chiesa che, non possiamo nascondercelo, è diventata minoranza», rileva il decano. Una trasformazione che, spiega, «scoraggia le vecchie generazioni, se queste, contandosi, constatano che “non siamo più così tanti come prima”». E questo scoraggiamento, avverte, rischia di non entusiasmare i nuovi.
«Ma il vescovo ci mette sempre in guardia dal rischio della lamentela», ricorda don Luciano. Tra le domande che verranno rivolte a monsignor Delpini c’è dunque anche quella sulla motivazione che orienta e sostiene l’impegno. Una domanda che nasce in particolare nell’ambito della Caritas decanale, peraltro particolarmente attiva. A novembre scorso è stato inaugurato a Cernusco il nuovo Centro della carità, che riunisce la “Bottega” (l’emporio per gli aiuti alimentari) e la “Boutique della solidarietà” (per i vestiti), oltre al Centro d’ascolto, e che a breve vedrà unirsi anche lo Spazio Salute (di cui parliamo nell’articolo sopra). Servizi che, a Cernusco così come in tutto il Decanato, la Caritas sostiene anche grazie a un territorio in cui in buona parte la popolazione è di un ceto medio alto, spiega il decano. Ma è anche la risposta a situazioni di povertà più accentuata comunque presenti, seppur a macchia di leopardo.
«Nello spirito lombardo, e potremmo dire anche ambrosiano, di fronte a un bisogno ci si rimbocca le maniche; ma – ricorda don Luciano – è importante tenere presente l’orizzonte per cui facciamo le cose. In attesa dell’arcivescovo, don Luciano anticipa una risposta, valida sia sul piano degli interventi più concreti della Caritas sia sul piano dei “numeri” della comunità cristiana: ora che, a differenza dei decenni passati, la vita non ruota più tutta intorno all’oratorio, o alla parrocchia, «diventa a maggior ragione importante la nostra motivazione interiore, dunque il riferimento all’incontro con Gesù».
Ma se il riferimento alla prossimità geografica della parrocchia non è più così stretto come in passato, tanto che anche in questo Decanato sono nate le comunità pastorali, il decano nota positivamente come la riorganizzazione della comunità non sia solo una questione di numeri, e come proprio dalle abitudini delle nuove generazioni arrivi un’indicazione che può essere profetica. «Le famiglie che vengono ad abitare qui (sono molti i giovani che si sono trasferiti in queste zone per lavoro, o che hanno scelto di spostarsi qui da Milano) non hanno problemi a spostarsi in quella parrocchia in cui trovano una proposta per loro», sottolinea don Luciano, ampliando il ragionamento: «Certamente il cammino delle comunità pastorali è faticoso, ma ci mostra anche un modo di vivere il Vangelo. Credo – prosegue – che nel futuro le nostre comunità saranno chiamate a un passo radicale, avendo il coraggio anche di superare i confini delle singole parrocchie: sarà la vita della stessa comunità cristiana, e non tanto un limite territoriale, a determinare una comunità pastorale. Si desidera incontrare, ci si appassiona, a una comunità che vive il Vangelo». Dunque anche la parrocchia, esorta il decano, oltre che luogo fisico «sarà un luogo di comunione, un luogo in cui può crescere, all’interno della comunità».