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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Milano

Centro Schuster, da settant’anni lo stesso entusiasmo e gli stessi valori

Sabato 14 settembre il polo sportivo creato dai Gesuiti celebra l’anniversario con un pomeriggio di festa e la Messa presieduta dall’Arcivescovo. I 1800 ragazzi iscritti possono praticare calcio, pallavolo, basket, atletica, ginnastica artistica e tennis, e avvicinarsi a karate, rugby e tiro con l’arco

di Claudio URBANO

12 Settembre 2024

Settant’anni di storia, vissuti come un tralcio vivo della Diocesi. Con questo spirito di riconoscenza sabato 14 settembre il Centro Schuster – polo sportivo nato nel 1954 sui prati del Parco Lambro, nella periferia est di Milano – ricorderà il proprio anniversario nella sede di via Morell (inizio alle 16, alle 18 l’Arcivescovo celebrerà la Messa).

Alcune esigenze dei giovani sono cambiate da quando il gesuita padre Lodovico Morell ricevette proprio dal cardinale Schuster l’incoraggiamento ad accompagnare i ragazzi attraverso lo sport, in quella che era una vera e propria idea missionaria. O da quando, negli anni Sessanta, si allenava qui anche la prima squadra del Milan. Oggi – mentre prosegue l’accompagnamento spirituale dei Gesuiti – «è mutato il rapporto dei giovani con lo sport», riflette Riccardo Bianchi, da pochi mesi presidente dell’Associazione Sportiva del Centro Schuster. Ma i numeri parlano di un’opera che continua con lo stesso entusiasmo e con gli stessi valori degli inizi, quando si scelsero come colori sociali il verde e il nero, a simboleggiare la speranza che poteva arrivare anche nelle periferie e nelle situazioni di solitudine: 1800 i ragazzi iscritti, che qui possono praticare dal calcio alla pallavolo, dal basket all’atletica, dalla ginnastica artistica al tennis. Si può iniziare, però, anche con un gruppo di avvicinamento all’attività sportiva, «perché ciascuno possa divertirsi e misurarsi con i coetanei ancora prima di specializzarsi», sottolinea il presidente. Così nel centro estivo – proseguito fino ai giorni scorsi – i ragazzi hanno potuto sperimentare anche altri sport, dal karate, al rugby, al tiro con l’arco.

«Attraverso la gioia dello sport possono fiorire relazioni», sintetizza Bianchi, che indica i binari su cui il Centro Schuster vuole continuare a correre: «L’attenzione personale ai ragazzi e un patto tra allenatori, responsabili del Centro e le famiglie. Dai dirigenti al personale del Centro, solamente quest’anno tutti abbiamo dedicato sei ore di formazione sulle buone prassi da seguire con i più piccoli, in modo da tutelarli al massimo nella loro crescita». E ancora, dopo ogni partita c’è il cosiddetto “terzo tempo”, con una merenda offerta alla squadra avversaria.

Tenere insieme la sfida ai propri limiti che caratterizza ogni attività sportiva con l’accompagnamento dei più grandi consente così di vivere nel modo migliore quella polarità tra agonismo e funzione educativa dello sport che a volte rischia di sembrare inconciliabile. «Quando si accompagna una squadra si affrontano anche sconfitte o situazioni delicate – spiega Bianchi -. E lo sport ha valore perché attraverso queste situazioni, che sono innanzitutto di ascolto, si può decidere assieme cosa fare. Non c’è una ricetta che vada bene per tutte le occasioni». Proprio, si potrebbe dire, come avviene nella crescita di ciascun ragazzo.

Una scommessa sui giovani che ha portato a collaborare con le comunità per minori di Farsi Prossimo e con il Progetto Qubì, ma anche a ospitare per momenti di preghiera o di festa la comunità salvadoregna e, negli ultimi due anni, alcune mamme ucraine. Esperienze che formano la storia viva del Centro Schuster e che sabato verranno nuovamente presentate all’Arcivescovo. Con il desiderio – confida il presidente Bianchi – «di proseguire insieme alla Chiesa ambrosiana in un accompagnarsi reciproco, guardando ai traguardi dei prossimi anni».