Percorsi ecclesiali

Proposta pastorale 2023-2024

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Vita

Alla Mangiagalli, in ascolto di mamme e papà

In una Clinica che spesso deve far fronte a gravidanze "difficili" dal punto di vista medico-sanitario, anche paure, fragilità e solitudini vanno sostenute: questo è il cuore del servizio pastorale di don Marco Gianola

di Claudio URBANO

13 Ottobre 2023

È un servizio pastorale molto specifico, quello di don Marco Gianola, che segue le donne ricoverate alla Clinica Mangiagalli di Milano. Ma è un servizio tutt’altro che scollegato con il mondo esterno. Basta qualche numero per cogliere la centralità di questa realtà, dove ogni anno ci si avvicina alle 6000 nascite, contando tra i genitori circa 70 nazionalità diverse. Qui il calo demografico non si nota, scherza don Marco. 

Proprio l’altissima specializzazione della Mangiagalli in ambito neonatale, d’altra parte, fa sì che arrivino qui molte delle gravidanze più difficili. È con queste mamme, con questi papà «che attendono un bambino voluto, desiderato, e che allo stesso tempo attraversano un momento di preoccupazione, di fragilità», che don Marco trascorre la maggior parte del suo tempo, dando spazio soprattutto all’ascolto. «Che può diventare richiesta di preghiera e di accompagnamento spirituale, fino, dopo la gioia della nascita, a quella del Battesimo, che i genitori spesso mi chiedono direttamente, proprio per il legame che si è creato».

La preoccupazione economica

Ma ci sono anche le gravidanze inattese, a volte non desiderate. «Ha ragione l’Arcivescovo, nella Proposta pastorale (leggi qui), a parlare di “solitudine desolata” per le situazioni di tante donne che arrivano a pensare di interrompere la gravidanza – testimonia don Marco -. Spesso sono donne sole, abbandonate dal compagno e che non hanno una famiglia alle spalle; o ancora, hanno già un figlio e temono di non farcela a crescerne un altro». In molti casi, insomma, la preoccupazione è di tipo economico. In questo – riconosce il sacerdote – il Centro di Aiuto alla Vita interno alla Mangiagalli, a cui le donne possono dunque rivolgersi direttamente, è un grandissimo aiuto. Sono, queste, situazioni in cui proprio le persone che queste mamme, questi papà incontrano in ospedale diventano fondamentali. Perché, sottolinea, «spesso all’esterno dell’ospedale i genitori non hanno altri riferimenti: per loro, arrivare qui e non trovarsi soli è una sorpresa. Così con le ostetriche, con i medici formiamo attorno a queste coppie una piccola comunità».

La scelta personale

Ma don Marco incontra anche le donne che decidono di abortire per una scelta personale, non dettata da preoccupazioni economiche: «Anche in loro ho notato un grande desiderio di essere ascoltate. E poi – confida – ho avuto anche la gioia e la sorpresa di incontrare donne che, anche poco prima di sottoporsi all’interruzione di gravidanza, dopo un colloquio, con un momento ascolto più profondo hanno cambiato idea».

C’è anche il dopo: «L’aborto lascia sempre una ferita, talvolta un senso di colpa irrimediabile. Ma, conforta don Marco, «anche in questi casi si può fare un cammino di “ricostruzione”, sperimentando, anche nella Confessione, la misericordia di Dio».

Don Marco è testimone però anche delle storie più ordinarie: «Paradossalmente tutti gli esami clinici che ora sono possibili non cancellano l’inquietudine, l’ansia che si accompagna all’entusiasmo del diventare genitori, la paura di essere inadeguati. Insieme all’équipe di psicologi, ci impegniamo perché questo sia un tempo bello di attesa. Finché, con la nascita del loro bambino, i genitori scoprono che le loro paure erano più grandi di quanto loro stessi sono capaci di fare».