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Acutis, da beato a santo

Sirio dal 17 al 23 novembre 2025
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Canonizzazione

Acutis, primo santo millennial, amato in tutto il mondo

Don Como, Vicario episcopale e Presidente della Fom: «Carlo sfida noi educatori a non temere di affrontare i discorsi davvero importanti»

di Stefania CECCHETTI

6 Settembre 2025
Carlo Acutis

È festa grande, nella Diocesi di Milano, per la canonizzazione di Carlo Acutis, che sarà innalzato agli onori degli altari domenica 7 settembre a Roma, insieme a Pier Giorgio Frassati. In ogni oratorio della Diocesi verrà collocato un pannello commemorativo con l’immagine del giovane ambrosiano e con la preghiera «Come Carlo Acutis» che l’Arcivescovo ha scritto per i ragazzi e le ragazze degli oratori. Inoltre, il 12 ottobre, giorno della sua memoria liturgica, i ragazzi delle sette Zone pastorali della Diocesi vivranno la giornata «Santi con Carlo», caratterizzata da momenti di animazione, gioco, riflessione e preghiera, alla presenza dei Vicari episcopali di Zona. Infine, lunedì 13 ottobre, alle 21, l’Arcivescovo presiederà in Duomo la Messa di ringraziamento per la canonizzazione, come segno di gratitudine e di festa per tutta la Diocesi.

Insomma, un momento speciale per la comunità ambrosiana, come conferma don Giuseppe Como, vicario episcopale per l’Educazione, la Celebrazione della fede e per la Pastorale scolastica, oltre che Presidente della Fom.

Qual è l’importanza di questo evento per la Diocesi?
Carlo Acutis è il primo millennial a essere canonizzato, e questo fatto costituisce un unicum. Ed è un ragazzo che ha vissuto nella nostra Diocesi. È da poco uscito per Centro Ambrosiano un piccolo libretto dal titolo Carlo Acutis. I luoghi della vita e della fede, realizzato con la collaborazione di don Ennio Apeciti e don Giovanni Palaia, due esperti della figura di Carlo Acutis. È una specie di vademecum per visitare i luoghi della vita di Carlo. Tolta Londra, sua città di nascita, e Assisi, luogo della sua sepoltura, si tratta sempre di luoghi che appartengono alla Diocesi di Milano: da Santa Maria Segreta, sua parrocchia di residenza, passando per le scuole frequentate, l’Istituto Marcelline e il Leone XIII, per finire con il San Gerardo di Monza, l’ospedale dove è morto per una leucemia fulminante.

Perché Carlo ha così tanto successo tra i giovani?
La popolarità di Acutis – non solo in Diocesi, ma in tutto il mondo – è davvero sorprendente, e non è facile capirne le motivazioni. Penso incida molto il fatto che sia una figura molto vicina ai ragazzi, anzitutto cronologicamente, perché è morto solo da una ventina di anni, ci sono ancora molti testimoni che l’hanno conosciuto e possono parlare di lui. Ma credo che Carlo sia sentito come vicino soprattutto per la sua semplicità e la sua normalità. Era un ragazzo come tanti, per questo è una figura che aiuta a capire cosa vuol dire veramente la santità nel quotidiano, anche a 15 anni, l’età che aveva quando è morto. Infine penso lo avvicini ai ragazzi la sua passione per il mondo digitale, iniziata fin dagli otto anni, quando gli fu regalato il primo computer.

Don Giuseppe Como

Quali spunti pastorali si possono trarre dalla sua figura?
Direi che ci sono soprattutto tre temi interessanti di riflessione, conseguenza delle caratteristiche della vita di Acutis appena elencate: il rapporto tra santità e vita quotidiana, la relazione tra santità e adolescenza, e il tema della santità in rapporto alla frequentazione del mondo digitale.

Quale aspetto della vita di Carlo la colpisce di più personalmente?
Sono rimasto molto colpito dalla testimonianza di suor Monica, dell’Istituto Marcelline, ascoltata in occasione della visita a Milano del Vescovo di Assisi: ha descritto Carlo come un ragazzino molto vivace, con una spiccata propensione allo scherzo, ma, al tempo stesso, estremamente serio e profondo nella carità e nella devozione all’Eucarestia. Un bello stimolo per noi educatori, che a volte tendiamo a sottovalutare i ragazzi, pensando che l’adolescenza sia esclusivamente l’età della spensieratezza e che ci sia tempo dopo per l’impegno. Dobbiamo invece raccogliere la sfida di affrontare i discorsi importanti fin dalla più giovane età.