«Gli storici anniversari della Basilica prepositurale di San Giuseppe che saranno celebrati quest’anno in occasione della tradizionale festa del Santo Crocifisso – 240 dalla inaugurazione, 140 dalla consacrazione, 40 dalla elevazione a Basilica romana minore – non saranno solo un momento in cui fare memoria della fede della comunità cristiana di Seregno, ma l’occasione di scrivere pagine nuove dell’azione della Comunità pastorale in occasione della visita dell’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, che benedirà la Casa dei giovani e inaugurerà ufficialmente la Casa della Carità».
Così monsignor Bruno Molinari, prevosto della città e parroco della Comunità pastorale San Giovanni Paolo II (che riunisce le sei parrocchie seregnesi) sottolinea il senso della celebrazione eucaristica che sarà presieduta dall’Arcivescovo in Basilica domenica 26 settembre alle 18. Prima della messa Delpini farà tappa alla Casa del giovane, uno spazio ricavato dall’abitazione un tempo delle suore della scuola dell’infanzia di via don Gnocchi nella parrocchia di S. Ambrogio, che diventerà il luogo delle esperienze di vita comune e il punto di riferimento di tutta la pastorale giovanile della Comunità.
«Dopo la messa invece l’Arcivescovo – continua monsignor Molinari – presiederà la processione con il Santo Crocifisso ligneo venerato da secoli in Basilica, che eccezionalmente non si concluderà sulla piazza antistante la chiesa, ma raggiungerà l’Istituto Pozzi delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli in via Montello. Qui impartirà la solenne benedizione, a cui seguirà l’inaugurazione della struttura che la Comunità pastorale sta avviando quale segno concreto della attenzione ai poveri, ai bisognosi, a quanti, singoli e famiglie, si trovano in situazioni di difficoltà e fragilità. La processione e la benedizione vogliono sottolineare proprio come nel volto di Cristo vediamo lo sguardo dei fratelli e delle sorelle che chiedono accoglienza, ascolto e aiuto».
La Casa della Carità è situata nello storico ex convitto Pasquale e Cornelia Pozzi, uno stabile di tre piani con altri edifici annessi, realizzato 90 anni orsono per ospitare e dare lavoro in un contiguo cotonificio a ragazze orfane e abbandonate, e che è sempre stato gestito dalle suore di San Vincenzo. Dallo scorso mese di novembre la struttura, che già ospitava il Centro di ascolto della Caritas, e il Centro di aiuto alla vita (quasi mille i bambini aiutati a nascere in quarant’anni), è stata sottoposta a lavori di adattamento e dalla scorsa primavera, malgrado la pandemia, ha potuto riattivare la mensa quotidiana per i bisognosi (un migliaio i pasti distribuiti sinora), così come la raccolta e la distribuzione di indumenti in collaborazione con la San Vincenzo, riorganizzando con due magazzini il servizio di raccolta e distribuzione di alimenti e generi di prima necessità (oltre 250 le famiglie a cui vengono consegnati mensilmente pacchi viveri).
Nelle prossime settimane vi si trasferiranno la Scuola di italiano per stranieri – in attività da oltre vent’anni con punte di 300 frequentanti l’anno – il servizio docce settimanale per diseredati e, da fine ottobre, il ricovero notturno invernale per senza dimora (per quattro anni ospitato dall’Opera Don Orione), con 16 posti letto per uomini e – novità di quest’anno – anche un reparto femminile con 4 posti. È poi in fase di realizzazione un Emporio solidale in collaborazione con Caritas Ambrosiana.
La Casa della Carità può contare sull’impegno di circa 200 volontari, mentre la fase di avviamento e di ristrutturazione è stata sostenuta economicamente da offerte e donazioni della comunità, da contributi dell’Amministrazione comunale e in modo significativo della Fondazione Venosta presieduta da Giuseppe Caprotti.