Decanato di Trezzo sull’Adda. Pochi chilometri a nord-est dalla periferia milanese. Paesi sulla riva del fiume, tra prati, filari di alberi e case private indipendenti l’una dall’altra, spesso con un giardino di proprietà. Questa zona è mèta di molti cittadini che hanno scelto di vivere lontani dal caos e dal traffico di ogni giorno. Ma qui reggono ancora le reti di solidarietà, in particolare per gli anziani.
Ieri, presso la parrocchia dei Santi MM Gervaso e Protaso, il cardinale Tettamanzi ha celebrato la messa a chiusura della visita pastorale decanale. Ma quali sono i problemi di chi abita qui? L’abbiamo chiesto a don Stefano Strada, segretario del decanato.
Le vostre parrocchie sono di recente costruzione, oppure hanno una lunga storia?
Le comunità di questo decanato hanno tutte una storia piuttosto lunga. La popolazione ha una propria tradizione, è molto partecipe alle attività parrocchiali ed è ben radicata. Negli ultimi 20-25 anni si è visto però un incremento degli abitanti, per l’arrivo di nuove famiglie che hanno deciso di allontanarsi dalla vita caotica della città.
Sono molti gli immigrati che vivono da voi?
Sicuramente l’immigrazione esiste anche da noi, ma direi comunque che la situazione non è così esplosiva come in città.
Versante anziani: quali sono i loro problemi?
La maggiore difficoltà che gli anziani devono affrontare qui è la solitudine. I figli spesso lavorano a Milano e rimangono fuori per tutta la giornata. Ma a differenza di quello che avviene in città la maggior parte delle persone che abita da queste parti ha una casa indipendente. Così gli anziani, anche se assistiti da badanti, hanno la possibilità di essere costantemente vicini ai propri cari. È più semplice fare interventi per aiutare i disabili. Se qualcuno ha problemi di mobilità, per esempio, si può adibire il piano terreno ad abitazione per l’anziano: in questo modo diventa per lui agevole muoversi in giardino con la sedia a rotelle e condurre una vita più autonoma, ma sempre circondato dai propri parenti. Una situazione completamente diversa rispetto ai casermoni cittadini, dove è facile morire da soli senza che nessuno se ne accorga.
Quali sono, invece, i servizi dedicati a questa particolare fascia d’età?
C’è qualche casa di riposo e una presenza molto limitata dei servizi sociali. Qui, infatti, la mentalità è ancora quella del paese. Quando qualcuno ha bisogno di aiuto può contare sui familiari, ma anche sui vicini di casa: è un po’ come una grande famiglia allargata, in cui si partecipa in modo vicendevole della vita degli altri. E questo per il momento è abbastanza. Decanato di Trezzo sull’Adda. Pochi chilometri a nord-est dalla periferia milanese. Paesi sulla riva del fiume, tra prati, filari di alberi e case private indipendenti l’una dall’altra, spesso con un giardino di proprietà. Questa zona è mèta di molti cittadini che hanno scelto di vivere lontani dal caos e dal traffico di ogni giorno. Ma qui reggono ancora le reti di solidarietà, in particolare per gli anziani. Ieri, presso la parrocchia dei Santi MM Gervaso e Protaso, il cardinale Tettamanzi ha celebrato la messa a chiusura della visita pastorale decanale. Ma quali sono i problemi di chi abita qui? L’abbiamo chiesto a don Stefano Strada, segretario del decanato.Le vostre parrocchie sono di recente costruzione, oppure hanno una lunga storia?Le comunità di questo decanato hanno tutte una storia piuttosto lunga. La popolazione ha una propria tradizione, è molto partecipe alle attività parrocchiali ed è ben radicata. Negli ultimi 20-25 anni si è visto però un incremento degli abitanti, per l’arrivo di nuove famiglie che hanno deciso di allontanarsi dalla vita caotica della città.Sono molti gli immigrati che vivono da voi?Sicuramente l’immigrazione esiste anche da noi, ma direi comunque che la situazione non è così esplosiva come in città.Versante anziani: quali sono i loro problemi?La maggiore difficoltà che gli anziani devono affrontare qui è la solitudine. I figli spesso lavorano a Milano e rimangono fuori per tutta la giornata. Ma a differenza di quello che avviene in città la maggior parte delle persone che abita da queste parti ha una casa indipendente. Così gli anziani, anche se assistiti da badanti, hanno la possibilità di essere costantemente vicini ai propri cari. È più semplice fare interventi per aiutare i disabili. Se qualcuno ha problemi di mobilità, per esempio, si può adibire il piano terreno ad abitazione per l’anziano: in questo modo diventa per lui agevole muoversi in giardino con la sedia a rotelle e condurre una vita più autonoma, ma sempre circondato dai propri parenti. Una situazione completamente diversa rispetto ai casermoni cittadini, dove è facile morire da soli senza che nessuno se ne accorga. Quali sono, invece, i servizi dedicati a questa particolare fascia d’età?C’è qualche casa di riposo e una presenza molto limitata dei servizi sociali. Qui, infatti, la mentalità è ancora quella del paese. Quando qualcuno ha bisogno di aiuto può contare sui familiari, ma anche sui vicini di casa: è un po’ come una grande famiglia allargata, in cui si partecipa in modo vicendevole della vita degli altri. E questo per il momento è abbastanza. Giovani e lavoro Vediamo, invece, i giovani. Quali sono le difficoltà che devono affrontare?In questa fascia d’età il problema principale è il lavoro. Nei casi più gravi c’è la disoccupazione. Ma la maggior parte vive con contratti a termine oppure lavora nelle cooperative. Una realtà sicuramente instabile che non permette di fare progetti per il futuro, acquistare una casa o accedere a un mutuo.Èalta, da parte loro, la partecipazione ai momenti comunitari organizzati da decanato? C’è un bel gruppo che si trova periodicamente e che partecipa agli incontri di catechesi e alla Scuola della Parola. Spesso però si percepisce una grande fatica. Sicuramente, rispetto agli adulti, i giovani si muovono molto di più: anche se qui le occasioni e i luoghi di aggregazione (gestititi anche dai Comuni) non mancano, sono in tanti quelli che si incontrano altrove. E non importa quanto si debba andare lontano.Si parla molto della crisi economica. Da voi come viene vissuta? Sono già visibili i segnali oppure è ancora un fenomeno in sordina?La crisi c’è. La misura in cui poi è visibile dipende dalla situazione in cui si trovano le singole famiglie. Appena qualcuno viene licenziato oppure messo in cassa integrazione arriva immediatamente una richiesta d’aiuto alla parrocchia o ai servizi sociali. Una volta si aspettava di più prima di arrivare a noi. Quando, invece, le persone hanno un impiego statale o, comunque, un lavoro sicuro, allora vanno avanti normalmente, senza particolari problemi economici. – Al consultorio servizi in crescita – In 11 Comuni 15 parrocchie – Il Decanato di Trezzo sull’Adda, nella Zona pastorale VI, è formato da 15 parrocchie in 11 Comuni su un territorio che conta circa 58 mila abitanti: Basiano, Busnago, Cassano d’Adda (con Groppello), Cornate d’Adda (con Colnago e Porto d’Adda), Grezzago, Masate, Pozzo d’Adda (con Bettola), Roncello, Trezzano Rosa, Trezzo sull’Adda (con Concesa), Vaprio d’Adda.