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Medio Oriente

Terra Santa: oltre il Muro, il mio vicino Lazzaro…

La testimonianza di un sacerdote ambrosiano che sta trascorrendo una parte di anno sabbatico nei pressi del Monte degli Ulivi, vicino alla barriera di separazione tra israeliani e palestinesi

Antonio GIOVANNINI Redazione

8 Aprile 2009
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Eh sì, è proprio il mio vicino! È proprio di là del Muro. Dal balcone vedo la valle del Giordano e, quando è bello, un pezzetto del Mar Morto. La sera si distinguono le luci di Amman. Sul versante orientale del Monte degli Ulivi, a casa delle suore vincenziane, sto trascorrendo un pezzo di anno sabbatico. L’altro giorno siamo stati a visitare subito dietro il Muro la tomba del nostro amico Lazzaro. Con la scuola biblica francescana tutti i lunedì pomeriggio si va a fare un’escursione sui luoghi archeologici significativi e ci spiegano bene tutti i ritrovamenti. Uno dei miei compagni di studio ha chiesto: Lazzaro risorto ha continuato a vivere, bene, ma poi a un certo punto sarà morto definitivamente… non c’è la sua tomba seconda? Volevano fargliela subito la tomba seconda, tra la resurrezione operata da Gesù e l’ingresso solenne a Gerusalemme, subito dopo l’unzione di Betania.
Mi piace pensare a Gesù, che quassù veniva a riposarsi sfruttando l’amicizia e l’accoglienza di quella combriccola di Marta, Maria e Lazzaro. Penso che anche i vicini e i parenti avranno fatto parte dell’arredo urbano della zona. Il giorno della resurrezione Gesù spiega a Marta la sua intenzione di agire chiedendole: credi tu? Ma davanti a Maria, la commozione prende il sopravvento anche in Gesù. Mi pare di intuire in Gesù la lotta tra l’emozione e la tradizione del lutto dei vicini in aperto conflitto con la sua convinzione granitica: non ti ho detto che se crederai vedrai la gloria di Dio?
«Togliete la pietra» è la collaborazione umana che Gesù chiede. Oggi Gesù forse ci dice: togliete il Muro! E sì, perché tra le suore vincenziane e la vicina tomba di Lazzaro c’è il famoso Muro alto otto metri che sta asfissiando la vita dei vicini di qui e di là.
Mentre penso alla mia fortuna di condividere la ricreazione che Gesù faceva da Marta e Maria quando era stanco, rifletto sui miei 40 anni abbondanti di sacerdozio, tra i quali 10 sulle montagne dell’Albania. E penso a Gesù che cerca di ringiovanire e rafforzare dentro di me la mia struttura di sacramento del sacerdozio per trasportare nei luoghi e nei tempi la storia della salvezza. Penso a pietre e muri da rimuovere dentro di me e attorno a me.
Penso alla simpatia delle quattro suore vincenziane: due palestinesi, della zona di Nazaret, una siriana e una italiana, della Sardegna, un po’ acciaccata dall’età e dai cocci di muro che ha rimosso nei suoi 89 anni di età. E penso a tanti costruttori di pace che in questi giorni dialogano col nostro vicino Lazzaro. Eh sì, è proprio il mio vicino! È proprio di là del Muro. Dal balcone vedo la valle del Giordano e, quando è bello, un pezzetto del Mar Morto. La sera si distinguono le luci di Amman. Sul versante orientale del Monte degli Ulivi, a casa delle suore vincenziane, sto trascorrendo un pezzo di anno sabbatico. L’altro giorno siamo stati a visitare subito dietro il Muro la tomba del nostro amico Lazzaro. Con la scuola biblica francescana tutti i lunedì pomeriggio si va a fare un’escursione sui luoghi archeologici significativi e ci spiegano bene tutti i ritrovamenti. Uno dei miei compagni di studio ha chiesto: Lazzaro risorto ha continuato a vivere, bene, ma poi a un certo punto sarà morto definitivamente… non c’è la sua tomba seconda? Volevano fargliela subito la tomba seconda, tra la resurrezione operata da Gesù e l’ingresso solenne a Gerusalemme, subito dopo l’unzione di Betania.Mi piace pensare a Gesù, che quassù veniva a riposarsi sfruttando l’amicizia e l’accoglienza di quella combriccola di Marta, Maria e Lazzaro. Penso che anche i vicini e i parenti avranno fatto parte dell’arredo urbano della zona. Il giorno della resurrezione Gesù spiega a Marta la sua intenzione di agire chiedendole: credi tu? Ma davanti a Maria, la commozione prende il sopravvento anche in Gesù. Mi pare di intuire in Gesù la lotta tra l’emozione e la tradizione del lutto dei vicini in aperto conflitto con la sua convinzione granitica: non ti ho detto che se crederai vedrai la gloria di Dio?«Togliete la pietra» è la collaborazione umana che Gesù chiede. Oggi Gesù forse ci dice: togliete il Muro! E sì, perché tra le suore vincenziane e la vicina tomba di Lazzaro c’è il famoso Muro alto otto metri che sta asfissiando la vita dei vicini di qui e di là.Mentre penso alla mia fortuna di condividere la ricreazione che Gesù faceva da Marta e Maria quando era stanco, rifletto sui miei 40 anni abbondanti di sacerdozio, tra i quali 10 sulle montagne dell’Albania. E penso a Gesù che cerca di ringiovanire e rafforzare dentro di me la mia struttura di sacramento del sacerdozio per trasportare nei luoghi e nei tempi la storia della salvezza. Penso a pietre e muri da rimuovere dentro di me e attorno a me.Penso alla simpatia delle quattro suore vincenziane: due palestinesi, della zona di Nazaret, una siriana e una italiana, della Sardegna, un po’ acciaccata dall’età e dai cocci di muro che ha rimosso nei suoi 89 anni di età. E penso a tanti costruttori di pace che in questi giorni dialogano col nostro vicino Lazzaro. – Benedetto XVI, il desiderio di un incontro –

Don Antonio Giovannini con una delle suore vincenziane. A destra, il Muro costruito da Israele