Sirio 26-29 marzo 2024
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La comunità islamica celebra la Festa del sacrificio PREGHIERE, GIOCHI E OFFERTE PER I POVERI

Mercoledì 19 dicembre la comunità islamica di Milano ha celebrato la Festa del sacrificio. L'imam della moschea di Segrate: "Ogni 30 anni coincide col periodo natalizio dei cristiani. Raccolto 25 mila euro per i musulmani che vivono nei paesi poveri". L'Aid el kebir ricorda il miracolo di Allah, che sostituì con un montone il figlio Ismaele che Abramo gli stava offrendo in sacrificio. Per questo è diventata tradizione nel mondo musulmano sgozzare un montone o un agnello per la Festa del sacrificio. «A Milano siamo riusciti a raccogliere solo l'equivalente di 100 montoni, la situazione economica di molte famiglie immigrate in Italia è ancora precaria».

5 Giugno 2008

Mercoledì 19 dicembre la comunità islamica di Milano ha celebrato la Festa del sacrificio. L’imam della moschea di Segrate: “Ogni 30 anni coincide col periodo natalizio dei cristiani. Raccolto 25 mila euro per i musulmani che vivono nei paesi poveri”.

Preghiera al mattino, iniziative e regali per i bambini, pranzo a base di agnello e offerta del corrispettivo di un montone per i musulmani che vivono nei paesi poveri: ècosì che domani la comunità islamica di Milano ha celebra la Festa del sacrificio, in arabo l’Aid el kebir. «Ogni 30 anni coincide col periodo natalizio dei cristiani e le luminarie creano un clima di festa anche per noi», afferma Ali Abu Shwaima, imam della moschea di Segrate. L’Aid el kebir ricorda il miracolo di Allah, che sostituì con un montone il figlio Ismaele che Abramo gli stava offrendo in sacrificio. Ed è per questa ragione che è diventata tradizione nel mondo musulmano sgozzare un montone o un agnello da mangiare nel giorno della Festa del sacrificio.

«In Italia però sono poche le famiglie che mantengono questa tradizione e ordinano l’animale in una delle macellerie islamiche – spiega Ali Abu Shwaima -. Molte invece fanno un’offerta, come spesso raccomandiamo, alle associazioni musulmane di solidarietà». A Milano sono due le organizzazioni che in questi giorni hanno raccolto i fondi, che servono ad acquistare in diversi paesi i montoni da donare alle famiglie povere: Islamic relief e l’Associazione benefica di solidarietà per il popolo palestinese.

«Stiamo ancora ricevendo offerte, ma stimiamo che quest’anno arriveremo a 25 mila euro – afferma Paolo Gonzaga, italiano e direttore della sede milanese dell’Islamic Relief-. I fondi li mandiamo alla sede centrale della nostra organizzazione a Birmingham che poi li gira agli uffici presenti in diversi paesi africani, asiatici e del medio oriente». Ogni ufficio locale, poi, acquista la carne e la distribuisce ai poveri. «Così almeno in questo giorno di festa riescono a mangiare un po’ di carne», sottolinea Gonzaga. Sul sito dell’Islamic relief (www.islamic-relief.it) è possibile consultare la quota per la donazione di un montone nei vari paesi: un montone in India costa infatti 50 euro, mentre in Egitto ben 255.

«La preferenza dei nostri donatori va di solito alla Palestina per la quale la quota è di 90 euro», afferma il direttore di Islamic relief. «Quest’anno le cose non sono andare bene», aggiunge Bassan Abu, impiegato dell’Associazione benefica di solidarietà per il popolo palestinese. «A Milano siamo riusciti a raccogliere solo l’equivalente di 100 montoni, la situazione economica di molte famiglie immigrate in Italia è ancora precaria».

L’Aid el kebir è soprattutto una festa per i bambini. La tradizione prevede che ricevano dei regali dai genitori e a Milano le moschee organizzano iniziative per loro. Il 19 dicembre pomeriggio, la Commissione femminile della Casa della cultura islamica di via Padova, ha dato appuntamento ai bambini musulmani alla giocheria “L’ottavo nano”. Erano attesi circa 200 bambini e i loro genitori, spiega Sumaya Abdel Kader, una delle organizzatrici. Alla moschea di Segrate l’appuntamento per i più piccoli è invece domenica. «Nel nostro salone ci stanno circa 500 persone», sottolinea Ali Abu Shwaima. «L’Aid el kebir è una festa da vivere in famiglia e quindi ci verranno i bambini e i loro genitori». (dp)