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Vita consacrata, un segno per la Chiesa

Sabato 2 febbraio alle ore 15.30 la celebrazione con l'Arcivescovo nella basilica di Sant'Ambrogio

5 Giugno 2008

28/01/2008

Nella festa della Presentazione del Signore, sabato 2 febbraio si celebra la 12ª Giornata mondiale della Vita consacrata. In questa occasione ogni diocesi è invitata a ringraziare Dio per il dono di consacrati e consacrate alla Chiesa.

Anche a Milano, come nel resto del mondo, e’ in programma una solenne celebrazione eucaristica, che si terrà sabato 2 febbraio alle ore 15.30 presso la basilica di Sant’Ambrogio, presieduta dal cardinale Dionigi Tettamanzi.

L’autorevole presenza dell’Arcivescovo vuole sottolineare, appunto, la necessità a non trascurare questa ricorrenza sia da parte dei consacrati e delle consacrate, soprattutto nella propria partecipazione all’appuntamento in Sant’Ambrogio, sia nelle comunità e sul territorio della diocesi, attraverso celebrazioni e iniziative realizzate nello stesso giorno o in preparazione.

Un aiuto per vivere la giornata si può trovare nel Messaggio della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata della Cei, che si apre con una frase, tratta dal commento al Cantico dei Cantici di Fr. Luis de León (1528-1591), che descrive bene il cuore della vita consacrata: «Tutto quello che c’è in me è del mio Amato, a lui devo tutto; non si pensi che io ami un altro né si pensi che io desideri che altri si compiacciano di me, perché io sono e sarò sempre del mio Amato, come lui è mio: chi mi vuol bene voglia bene anche a lui, perché io sono di chi lui vuole che io sia».

In particolare, alle Sorelle di vita consacrata, è rivolta la Lettera dell’Arcivescovo che sarà distribuita in occasione della giornata del 2 febbraio.

Nel testo, dal titolo «Il Maestro è qui e ti chiama» – anticipa monsignor Ambrogio Piantanida, Vicario episcopale per la Vita consacrata – si riprende la pagina di Giovanni sulla resurrezione di Lazzaro: di questo annuncio e dono le consacrate sono invitate a farne esperienza nella fede e nella grazia a partire dal Battesimo.

«Una fede da introdurre in tutti gli ambiti dell’esistenza, assimilando Cristo nel suo amore al Padre e nella dedizione ai fratelli; con particolare attenzione, per le consacrate, ai rapporti reciproci nelle comunità e a servizio dei bisogni e sofferenze dei deboli e di tutti – spiega monsignor Piantanida -. Questa visuale nuova e stile d’esistenza tocca certo il modo di sentire la morte, ma sostiene e dà slancio anche nelle debolezze, difficoltà anche gravi dell’esistenza. Si tratta di un’esperienza promettente ed entusiasmante che non può non farsi annuncio missionario a tanti altri, come già da Marta e Maria».

«Certo non si possono trascurare i carismi delle diverse congregazioni – sottolinea monsignor Piantanida -. Ma ciò che può dare forza in questi tempi non facili, ciò che può rendere la vita consacrata segno luminoso ed efficace per le nostre comunità parrocchiali, per i credenti, per quanti sono tentati dall’indifferenza e dall’autosufficienza è proprio la concentrazione su Cristo Vita e Risurrezione, per farsi trapassare e trasformare dalla luce e dalla vita del Risorto!»