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Un figlio non si produce

Il nuovo documento vaticano Dignitas personae riconosce l'autonomia della ricerca scientifica, ma ribadisce il no alle tecniche di fecondazione artificiale e tanto più alla clonazione. Giudicate lecite alcune tecniche di utilizzo terapeutico delle cellule staminali

15 Dicembre 2008

15/12/2008

di Rita SALERNO

L’Istruzione Dignitas personae, emanata dalla Congregazione per la Dottrina della fede e presentata nei giorni scorsi nella Sala Stampa della Santa Sede, si propone come aggiornamento della Donum vitae, pubblicata nel 1987 sulla spinta degli sviluppi raggiunti negli ultimi vent’anni dalle tecnologie biomediche.

Nel testo la Chiesa riconosce l’autonomia della ricerca scientifica, ma richiama tutti gli addetti ai lavori a una responsabilità etica e sociale. E ribadisce che «a ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, va riconosciuta la dignità di persona», come si legge nell’incipit dell’istruzione.

Dalle pagine emerge un chiaro e inequivocabile no a tutte le tecniche di fecondazione artificiale eterologa e omologa sostitutive dell’atto coniugale, mentre sono ammesse quelle che si configurano come un aiuto alla fecondità.

L’istruzione ricorda poi che nella fecondazione in vitro, considerata «una tecnica in cui l’embrione umano è trattato come un semplice ammasso di cellule», «il numero di embrioni sacrificati è altissimo». Infatti, si legge ancora, «la Chiesa riconosce la legittimità del desiderio di un figlio», ma che questo desiderio «non può giustificarne la produzione».

Un secco no anche al congelamento degli embrioni, come pure al loro utilizzo per scopi di ricerca o per fini terapeutici. «Moralmente inaccettabile» è anche la «crioconservazione di ovociti per la procreazione artificiale».

Anche la diagnosi pre-impiantatoria, finalizzata di fatto a una selezione qualitativa con conseguente distruzione degli embrioni, èuna «grave e ingiusta discriminazione che porta a non riconoscere lo statuto etico e giuridico di esseri umani affetti da gravi patologie e disabilità».

Altrettanto illecite sono considerate le pratiche che agiscono dopo la fecondazione, come la spirale. la pillola del giorno dopo e la pillola RU 486, oltre ai mezzi contraccettivi in genere. «Intrinsecamente illecita» è anche la clonazione umana sia riproduttiva, sia terapeutica o di ricerca.

Quanto all’uso terapeutico delle cellule staminali, sono definite «lecite quelle metodiche che non procurano un grave danno al soggetto da cui si estraggono» e quindi nei casi di prelievo dai tessuti di un organismo adulto, dal sangue del cordone ombelicale al momento del parto, dai tessuti dei feti morti di morte naturale.

Gravemente illecito, invece, il prelievo di cellule staminali dall’embrione umano vivente, perché ne causa la distruzione. «L’insegnamento morale della Chiesa – conclude l’istruzione – è stato talvolta accusato di contenere troppi divieti», ma «dietro ogni “no” rifulge un grande “sì” al riconoscimento della dignità e del valore inalienabili di ogni singolo e irripetibile essere umano chiamato all’esistenza».

Alla presentazione del documento l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha sottolineato che «tutto ciò che tocca senza rispettarla l’essenza della dignità della persona, specie se non nata e quindi più indifesa, non è altro che una nuova forma di schiavitù, schiavitù biologica, che il documento vaticano intende stigmatizzare».

Mentre per il direttore della Sala Stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi, «il nuovo documento può dare – a una prima lettura superficiale – l’impressione di essere una raccolta di divieti. Ma non è così». È fondato, a partire dal titolo stesso, sull’affermazione fondamentale della «dignità della persona umana e continua con tutta una serie di affermazioni positive sulla dignità del matrimonio e dell’unione personale degli sposi nel dare origine alla vita, sui risultati positivi della scienza nel superare le patologie dell’infertilità, sulla ricerca e l’uso terapeutico delle cellule staminali adulte».