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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Tejesol, una speranza per il futuro

A Huacho l'Arcivescovo ha inaugurato la sede di un'associazione nata su iniziativa dei fidei donum ambrosiani per creare occupazione. Dopo la processione con la statua della Virgen del Carmen, inaugurato anche il nuovo centro pastorale di Manzanares

21 Luglio 2008

21/07/2008

di don Umberto BORDONI

Un sogno oggi finalmente si realizza. L’associazione Tejesol Huacho, nata per iniziativa dei nostri Fidei donum nel 2004 per offrire occupazione attraverso la lavorazione artigianale del giunco, inaugura questa mattina la sua nuova sede, in una delle vie centrali della città.

Il Cardinale, come di rito, taglia i due nastri che incorniciano l’ingresso ed entra nel negozio per la benedizione. Sulle mensole, ben allineati e variopinti, si alternano ornamenti, borse, oggetti per la casa tutti realizzati a mano con il giunco. Sul fondo anche alcuni arredi: poltrone, stuoie, divani. Grazie all’aiuto di alcuni nostri gruppi per la cooperazione missionaria e l’economia solidale, l’associazione in questi anni e’ cresciuta e attualmente assicura un posto a una cinquantina di lavoratrici. Si legge uno senso di serenità e fierezza nello sguardo di queste donne, che si volgono con speranza al loro futuro, mentre posano con l’Arcivescovo per la foto ufficiale.

Nella parrocchia Gesù Divin Maestro si presentano al Cardinale i gruppi di catechesi famigliare, dell’infanzia missionaria e dei preadolescenti, poi si sale in auto sulla collina di Manzanares, che domina la città. Il quartiere, in larga espansione, è uno dei più poveri di Huacho: le baracche si ammassano sull’altura polverosa guadagnado terreno di anno in anno. Sulla piazza del quartiere, davanti alla bandiera peruana e al monumento civico, la gente attende il Cardinale per l’accoglienza ufficiale, con gli studenti in divisa, le parole di benvenuto e una danza festosa.

Gli edifici che costeggiano la piazza, tutti in muratura, conservano un aspetto ancora dignitoso. Ma appena oltre ecco spuntare i tetti rabberciati delle baracche. Qui arrivano gli immigrati della Sierra in miserevoli condizioni. La prima tappa abitualmente è l’ospitalità in casa di qualche conoscente. Giusto il tempo di occupare un fazzoletto di terra e rimediare qualche parete di stuoia per accamparsi qui a Manzanares. Non c’è nemmeno l’acqua, se non quella non potabile e razionata di alcune fontanelle pubbliche, che occorrerebbe almeno bollire…

Il Cardinale, accompagnato dalla banda e dai presenti, si avvia a piedi verso la cima della collina, ove sorge la chiesa quasi terminata di San José di Manzanares. Nella ideazione e realizzazione della nuova cappella, a forma di piramide come gli antichi templi precolombiani, c’è molto della Diocesi di Milano, ma essa appartiene decisamente a questa gente, che chiede almeno un luogo degno e santo in cui invocare Dio e riconoscersi come popolo.

Dalla cima della collina la vista si allarga sulla distesa della città, sul porto con le imbarcazioni al largo raccolte una accanto all’altra, sui due golfi che si protendono verso l’oceano pacifico. La luce del sole vince l’abituale grigiore invernale e la vista diviene magnifica, ma nulla toglie al desolante spettacolo della baraccopoli che si estende di giorno in giorno sui declivi del deserto.

Da un altra via ecco arrancare per l’ultima salita ed entrare nella cappella, lenta e ondeggiante, la processione con la statua della Virgen del Carmen: ora la Messa può iniziare. Tre consacrate delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, un istituto fondato a Parma, hanno scelto di vivere in cima a Manzanares: la loro casa, in mezzo quelle dei poveri, si leva come un faro di umanità e speranza sopra un mare polveroso di stuoie. Sono loro a presidiare questa parte di Parrocchia di Gesù Divin Maestro.

Nel pomeriggio il Cardinale inaugura e benedice, di fronte alla loro abitazione, il nuovo centro pastorale: Casa Betania. Qui troveranno spazio le aule per il doposcuola dei ragazzi e la formazione cristiana delle nuove generazioni, e una casa per l’ospitalità dei giovani volontari della Caritas Ambrosiana e della Diocesi di Parma che dal prossimo agosto verranno per l’animazione del quartiere.

A Gesù Divin Maestro ci sono ancora i cresimandi che attendono di conoscere l’Arcivescovo, hanno quindici anni e, a guardare come si vestono e si atteggiano, poco cambia rispetto ai nostri adolescenti: sono figli della globalizzazione.

Nel tardo pomeriggio il Cardinale riprende i colloqui personali coi Fidei donum: è venuto anzitutto per questo. E non manca di ripeterlo più volte.