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Santa Gianna Beretta Molla, esempio di una santità possibile

Sabato 1 novembre celebrazione nel Santuario della Famiglia, a un anno esatto dalla dedicazione alla mamma di Mesero

29 Ottobre 2008

29/10/2008

Un anno fa, l’1 novembre 2007, il cardinale Dionigi Tettamanzi dedicava il Santuario della Famiglia a Santa Gianna Beretta Molla. Un anniversario importante per la Chiesa di Milano che, dopo quattrocento anni, ha ritrovato i suoi santi e li ha riconosciuti in tante madri (e padri) di famiglia «che si sono spesi e hanno dato la vita per i loro figli e le loro famiglie» (Giovanni Paolo II, Omelia per la beatificazione di Santa Gianna, 24 aprile 1994).

È uno spendersi quotidiano, quello di Santa Gianna, prima e più ancora dello spendersi eroicamente nella consapevolezza di un “martirio” per la vita. In questo senso la sua santità è condivisa da tante altre madri e da tanti altri padri che, nel quotidiano, diventano “anima del mondo”, educando, prendendosi cura, testimoniando e, qualche volta, lottando per tenere alti quei valori non negoziabili che confinano e sostengono la dignità della vita umana, dalle sue origini al suo compimento.

Santa Gianna è la prima santa dai tempi di San Carlo Borromeo, ultimo a essere canonizzato nella storia della Chiesa milanese, nel 1610. Ritrovare i santi tra noi, scoprirli a noi contemporanei (se Gianna fosse viva avrebbe oggi 86 anni!) e a noi vicini non solo nel tempo, ma nello spazio (Magenta, Mesero e Pontenuovo di Magenta sono i suoi luoghi di vita) ci è di grande consolazione, perché ci fa riflettere su una via di fedeltà assoluta al Vangelo, ancora oggi percorribile.

Così si espresse, lo scorso 1 novembre, l’Arcivescovo nell’omelia per la Messa di Dedicazione: «Col Santuario non siamo giunti al traguardo, ma abbiamo raggiunto una tappa dell’impegno che la nostra Diocesi si è assunta per valorizzare, approfondire e diffondere il messaggio di santità che viene dalla beatificazione e canonizzazione di Gianna Beretta Molla… “Gesù ti amo!” furono le sue ultime parole, il suo congedo dalle persone che amava, dal marito, dai figli, dalla piccola Gianna Emanuela… A noi è dato di esprimere con chiarezza questo mistero che è la Trinità d’Amore dell’unico Dio. È dato però di contemplarlo come bimbi che sorridono fissando il volto della mamma, come innamorati che si illuminano alla luce degli occhi della sposa amata…».

Dunque alla Chiesa è dato questo mistero che risplende nella vita di Santa Gianna. E sembra doveroso ricordare le parole dette e scritte dal marito, Pietro Molla, il 27 marzo 2004, qualche settimana prima della canonizzazione di Gianna: «…Noi, come famiglia, abbiamo cercato di fare quello che potevamo fare – e di questo la Chiesa stessa è riconoscente a Pietro e ai suoi cari – ma è bene che della mamma non parliamo noi, come familiari, è bene che ne parlino persone edificate da lei come medico, come responsabile di Azione Cattolica, delle Conferenze di San Vincenzo, delle opere parrocchiali e delle altre attività di bene» (dalla testimonianza andata in onda su Radio Maria il 28 marzo 2004, alle 21).