30/04/2008
di Gianfranco BARBIERI
oblato missionario di Rho
Sappiamo che la devozione mariana non deve essere legata ad un tempo stabilito o ad un mese. Ma questo in teoria. Di fatto, chi di noi non ricorda con un pizzico di nostalgia le uscite serali del mese di maggio per recitare la corona nei cortili o nei rioni del paese con la primavera d’intorno? E chi non ha mai sperimentato in rifiorire della devozione a Maria durante un pellegrinaggio ad un Santuario mariano? Sembra ozioso chiederci come pregare Maria in questo mese, ma non è così. Non è vero che a maggio si prega come le altre volte, perché le circostanze creano un momento privilegiato di questa devozione. Osservandole possiamo cogliere delle indicazioni utili.
Anzitutto il mese di maggio porta con sé quel clima primaverile che è un inno alla vita, quasi metafora di una primavera spirituale. Infatti, anche la vita spirituale sembra avere le sue stagioni e quindi le sue primavere. La devozione mariana nel mese di maggio può assumere una tonalità primaverile ricca di giovinezza e di apertura alla vita: quella di chi cerca motivi per aprirsi al futuro, con nuovi progetti che attendono di essere realizzati, così come lo sbocciare del fiore in primavera.
Troppo spesso il santo rosario lo si recita più per i morti che per i vivi. Affidiamo a Maria i progetti di vita dei figli che affrontano il futuro pieno di incognite e di incertezze e che guardano all’avvenire che sboccia fragile come un fiore al primo sole di primavera; ma che teme il ritorno improvviso di giorni freddi Affidiamo tutto a Maria, che può capirci, perché è stata madre e anche lei ha pregato e trepidato per il futuro di suo figlio.
Una seconda indicazione credo sia quella di una preghiera meno solitaria e più comunitaria. Appunto come comunitaria è la recita del rosario nelle case, nei cortili o nei rioni. Ma pregare con gli altri non deve essere solo una questione psicologica, occorre scendere in profondità. La gioia di pregare assieme deve aiutarci a capire che anche spiritualmente è bello pregare assieme, ossia senza dimenticare gli altri, ma facendoci carico delle preghiere e della attese di tutti coloro che pregano in quel momento con noi. Sì. Qualche volta si può essere egoisti anche nella preghiera e dimentichi degli altri, rivolgendoci alla stessa madre senza avvertire la fratellanza di coloro che stanno pregando con noi.
Una terza indicazione mi viene suggerita dalla forma di preghiera mariana tipica del mese di maggio: la recita del rosario. Pregare con questa formula non è facile come talvolta si crede. Non è preghiera il semplice fatto di ripetere tante volte l’avemaria. Ma la recita delle “avemaria” deve diventare il sottofondo musicale che favorisce la contemplazione dei misteri.
Un’ultima indicazione la voglio cogliere dalla preghiera del pellegrino. Infatti, la devozione a Maria sembra contenere un innato invito ad uscire di casa per pregare con altri, e con altri andare verso il luogo dell’incontro con Dio. Papa Giovanni Paolo II ha indubbiamente favorito col suo esempio il rifiorire dei pellegrinaggi ai santuari Mariani. Lì, la preghiera a Maria si fa più intensa ed emotiva, perché in quel luogo si respira il senso dell’Infinito, e i santuari sono particolarmente i luoghi dell’Infinito. Dunque se tante volte andiamo alla ricerca di un dono o della salute, non di meno a muovere i nostri passi da pellegrini, deve essere soprattutto la ricerca dell’Assoluto e dell’Infinito.
Mediatrice ed icona di tale incontro è appunto Maria Santissima. Per questo, nei Santuari siamo aiutati a pregare il rosario anche dal punto di vista figurativo. In tante di queste chiese i misteri del rosario sono affrescati alla pareti o dipinti sui tela. Sono opere d’arte, sono la meditazione e la contemplazione che l’artista autore vuole condividere col visitatore. Tante volte un ciclo di affreschi viene chiamata: “biblia pauperum”, la bibbia dei poveri. Fermarci a pregare e a guardare queste opere d’arte può aiutare davvero la nostra contemplazione. Quindi bando ai pellegrinaggi mordi e fuggi, dove si fa una visita veloce per poi finire immediatamente nei botteghini a comprare ricordini. I più bei ricordi da riportare a casa dopo un pellegrinaggio debbono essere le sensazioni interiori sperimentate pregando davanti ad un immagine della Madonna o ad un dipinto dei misteri della vita del Signore Gesù.
Il Santuario di Rho, da dove sto scrivendo, vero scrigno d’arte figurativa da secoli ormai aiuta a pregare e meditare i misteri della passione del Signore e di Maria. Ma nel mese di maggio quando il sole entrando dai grandi finestroni accende d’oro le pareti, il fedele viene portato in un clima di grande emozione, dove a fior di labbra ripete l’inno più volte cantato:
Per noi prega, o Vergine Madre,
il Figlio tuo morto e risorto:
nei cuori risplenda la fede,
amiamo Gesù Salvatore.