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La mia Cresima all’università

Negli ultimi 10 anni una settantina di studenti della Bocconi, molti fuori sede, hanno ricevuto il sacramento. Francesco Castellaneta racconta la sua storia

5 Giugno 2008

05/02/2008

di Luisa BOVE

Non è mai troppo tardi per ricevere il sacramento della Cresima e sono sempre di più i giovani che durante gli anni dell’università si rivolgono ai responsabili delle cappellanie e accettano di compiere un cammino. Negli ultimi 10 anni sono stati quasi una settantina gli studenti della Bocconi cresimati nella Rettoria di San Ferdinando. Il fenomeno riguarda soprattutto gli studenti fuori sede, provenienti da Sicilia, Puglia, Abruzzo, Basilicata… regioni dove spesso la scelta della Cresima viene rimandata. Anche Francesco Castellaneta, 26 anni compiuti, originario di Bitonto (Bari) e laureato in Economia aziendale ha sempre rinviato la decisione. «Non mi sentivo ancora pronto per il sacramento della Confermazione – ammette – e volevo avere una maggiore consapevolezza».

Al Sud sono sempre di più i giovani che decidono di fare la Cresima da adulti, «anche se non ho mai capito perché, ma nel mio caso questa è stata una scelta precisa». Quando è arrivato a Milano a 18 anni Francesco non aveva rinunciato alla sua fede, «però mi sentivo “strappato” dalla mia parrocchia dov’ero cresciuto ed ero alla ricerca di una comunità nella quale inserirsi». Finalmente al terzo anno di università è approdato alla Rettoria della Bocconi e ha conosciuto il cappellano don Walter Magni (ora c’è don Giampiero Guidetti, ndr), e Laura Invernizzi, l’ausiliaria diocesana che collabora da 10 anni.

«Ho iniziato a pensare che forse era arrivato il tempo di prepararsi alla Cresima», racconta il giovane che ora studia per ottenere il dottorato. Sapeva che c’era un corso frequentato soprattutto da studenti fuori sede e quando è entrato nel gruppo ha ritrovato addirittura un’amica d’infanzia che aveva perso di vista. «In me cresceva il desiderio di fare la Cresima, ma avevo anche l’esigenza di confrontarmi con altri», dice. «All’inizio ero quasi spaventato dall’impegno della testimonianza che avrei dovuto assume con questo sacramento», poi il cammino insieme ad altri compagni di viaggio ha cancellato anche ultimi timori.

L’età adulta e la consapevolezza hanno contrassegnato il suo percorso e oggi dice: «Quella scelta ha cambiato la mia vita. Accettare il dono dello Spirito Santo non è qualcosa di astratto e capivo che ero chiamato a essere cristiano in un contesto universitario e nel mondo di oggi per tutta la vita». Durante la preparazione «ho trovato la forza di dire il mio “sì” a questa missione», perché «non si può arrivare a una scelta così importante impreparati».

Grazie a quel cammino anche il legame con la Chiesa è diventato più profondo e ancora adesso, che fa il ricercatore, la Rettoria è rimasta un riferimento significativo per lui. Nel gruppo, racconta Francesco, «ho conosciuto anche quella che sarebbe diventata la mia ragazza, anche questo per me è un segno della Provvidenza divina». Marilena Costanza, di origine siciliana, non aveva ancora fatto la Cresima, ma conoscendo la Rettoria della Bocconi un giorno si è presentata all’incontro dicendo di essere interessata alla proposta. «Per me è stato un fulmine a ciel sereno – dice il giovane -, l’ho conosciuta a ottobre e alcuni giorni prima di ricevere la Cresima (celebrata il 25 maggio 2003, ndr) ci siamo fidanzati».

Per la scelta del padrino non ha avuto dubbi, lo ha chiesto a un amico con il quale viveva durante gli anni di università e parlava del suo cammino di fede. Quell’anno erano 8 gli universitari che avrebbero ricevuto il sacramento per le mani del cardinale Ersilio Tonini. «Ricordo ancora bene la sua omelia – dice Francesco -, perché non era scontata». Oltre a soffermarsi sulla vita del credente, «ha parlato molto della vocazione cristiana al matrimonio (anche a noi sembrava un po’ prematuro), perché voleva mettere l’accento sulla continuità di tutti i sacramenti». In realtà il gruppo si era già incontrato con il cardinal Tonini e a lui gli universitari avevano raccontato le loro esperienze.

«I miei genitori hanno accolto bene l’annuncio della Cresima – spiega il giovane -, sono credenti e mi hanno sempre accompagnato nel percorso di fede. È stato molto bello perché sono venuti alla celebrazione con mia sorella, purtroppo però non hanno potuto partecipare gli altri parenti. Questo è il limite di chi sceglie di fare la Cresima lontano da casa, ma la mia era una scelta convinta, perché molto probabilmente resterò a Milano e per me era importante “confermare” il mio impegno di cristiano nella realtà in cui sono destinato a vivere. Così alla fine ho scelto di farla qui».