25/08/2008
di Davide MILANI
«Il primo frutto che vogliamo chiedere al Signore per questo pellegrinaggio è di poter conoscere – almeno un poco – il grande tesoro della spiritualità russa». È questo il primo desiderio espresso dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi iniziando questa mattina, lunedì 25 agosto, il pellegrinaggio a Mosca assieme ad 80 sacerdoti ambrosiani.
Nell’omelia della Messa celebrata nella cappella dell’aeroporto di Fiumicino – primo e inconsueto momento del ricco programma del pellegrinaggio – invocando «il dono di poter attingere al grande tesoro della spiritualità cristiana della Russia» ha esplicitato il carattere, l’obbiettivo di questa esperienza. Anche il titolo – “Alle sorgenti della Spiritualità della Chiesa russa” – assegnato al pellegrinaggio dagli organizzatori, la Formazione permanente del Clero, non lascia certo dubbi circa la sua natura.
L’Arcivescovo – quasi per fare pregustare ai sacerdoti fin da principio i frutti di questo viaggio – ha evidenziato «la grazia, la pace, la fede e la carità che arricchiscono la chiesa ortodossa russa» indicando così alcuni tratti caratteristici di questa spiritualità. Un pellegrinaggio, questo, reso particolare e unico da diversi motivi: la sua destinazione, Mosca e dintorni; dall’eccezionalità di chi lo presiede, il cardinale Tettamanzi; e dall’insolita composizione del gruppo, 80 preti della diocesi di Milano, tra i quali il vicario generale monsignor Carlo Redaelli e il vicario episcopale per la cultura, e l’ecumenismo monsignor Franco Giulio Brambilla.
Introducendo l’esperienza, il cardinale Tettamanzi ha invitato ciascun pellegrino a considerare la particolare scelta di vita che li accomuna: «Dio ci renda degni della sua chiamata. Nessuno di noi può vantare dei meriti a questo proposito, ma noi che l’abbiamo ricevuta vogliamo esserne degni».
Per i sacerdoti pellegrini, suggerisce l’Arcivescovo, questa esperienza in terra russa sia anche l’occasione per risalire alle sorgenti e fare memoria della propria vicenda vocazionale, per «vivere coerentemente con questa vocazione, con tutte le grazie e le responsabilità che il Signore ci ha rivolto». Un appello che l’Arcivescovo estende a tutti coloro che hanno ricevuto la fede in Gesù Cristo, dono che unisce la chiesa ortodossa e di quella cattolica.
Un dono sempre nuovo,che domanda «un cuore sempre aperto per ricevere ciò che gratuitamente il Signore ci offre». Un dono che per essere accolto con frutto richiede – come requisito previo – «l’umiltà che consente di liberarci dai pregiudizi e dai sottili complessi di superiorità nei confronti degli altri credenti in Cristo», come ha ricordato il cardinale Tettamanzi nella lettera inviata ieri a tutti i sacerdoti ambrosiani.
Se non fosse che il luogo scelto per questa Messa iniziale bene incarna questo richiamo all’umiltà, ci sarebbe del paradossale nell’avviare in una dimessa e angusta cappella di un aeroporto, il pellegrinaggio che consentirà di visitare antichi e gloriosi monasteri, splendide cattedrali, affascinanti icone, solenni liturgie. Ed è con questo richiamo forte all’umiltà che il cammino del pellegrinaggio inizia.