«È scandaloso che a Gaza, come in altri Paesi del mondo, nel 2024 si muoia di fame. Centinaia di camion sostano al confine, ma viene impedito o limitato l’ingresso. A Gaza si muore di fame due volte perché gli aiuti umanitari non arrivano, vengono negati e si muore facendo la fila per un pezzo di pane». Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, non usa mezzi termini per commentare la morte di 112 palestinesi, 800 quelli feriti, avvenuta ieri a Gaza City, mentre cercavano di prendere il cibo trasportato da 38 camion di aiuti.
Versioni discordanti
Secondo una prima ricostruzione l’esercito di Israele ha confermato di aver sparato sulla folla poiché ritenuta «una minaccia» – i palestinesi si sarebbero avvicinati troppo ai carri armati -, salvo poi negare di aver sparato, «né dall’alto, né da terra», come ribadito dallo stesso portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, in conferenza stampa. Le cause della morte dei palestinesi sarebbero, dunque, da addebitare alla calca e ai camion che hanno li hanno investiti nel tentativo di riprendere la marcia. Una versione confermata da un video diffuso dallo stesso esercito. Fonti mediche palestinesi parlano, invece, di decine di corpi con ferite di arma da fuoco portati negli ospedali, quei pochi ancora funzionanti, di Gaza City.
Bollettino di guerra
«Ogni giorno i numeri del bollettino di guerra aumentano, fino a oggi si contano centomila fra morti e feriti e non si comprende perché non si riesce a porre fine a questo massacro – si chiede padre Faltas, da tempo impegnato per portare bambini feriti di Gaza in Italia per le cure -. Centinaia di persone che cercavano di avere il cibo per non morire di fame, l’acqua per non morire di sete sono state uccise e ferite in un attacco violento e ingiustificato».
La violenza è esplosa in Terra Santa da quasi 150 giorni e la speranza di una tregua annunciata per lunedì viene esclusa dal presidente americano Biden dopo l’attacco di ieri che definisce «un grave incidente». Molti leader mondiali e europei, fra cui la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, si sono detti sotto shock e sgomenti.
«Il male non può avere nessuna giustificazione e non può averlo per nessun motivo se colpisce vite di indifesi e fragili», aggiunge il vicario della Custodia, che ricorda le drammatiche condizioni in cui vive la popolazione civile di Gaza dove «manca tutto, cibo, acqua, elettricità e medicine per gli ospedali, rifugi sicuri. Non si può garantire cura e assistenza a nessun tipo di malattia, anche le patologie più semplici non possono essere curate. Muoiono neonati nelle incubatrici, muore chi ha bisogno di cure sistematiche, muore soffrendo chi potrebbe avere sollievo almeno negli ultimi giorni di vita».
Tutti responsabili
«Mi chiedo – conclude padre Ibrahim – come non si riesca a fermare questo continuo e incessante massacro. Mi chiedo come un essere umano possa infierire su altri esseri umani inermi, resi fragili dalla fame, su bambini stanchi e impauriti da cinque mesi di guerra. Chi risponderà di fronte a Dio e alla Storia di questo male? Siamo tutti responsabili. Lo è chi colpisce i deboli e gli affamati ma siamo responsabili tutti se non riusciamo a fermare il male e consentiamo il disprezzo della vita. Siamo tutti responsabili dello scandalo della guerra».