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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Economia

Meglio spendere che risparmiare

L’assoluta difficoltà a trovare sbocchi d’investimento, fa sì che moltissimi italiani abbiano aumentato la liquidità in conto. Ma è molto concreto il rischio che siano i correntisti a dover pagare alle banche il costo dei loro depositi

di Nicola SALVAGNIN

10 Novembre 2015

«I correntisti della banca devono ritenersi fortunati che ancora non facciamo pagare loro il costo dei loro depositi…», afferma un banchiere non scherzando affatto. Ma come? Io porto i miei sudati e più o meno corposi risparmi nella tua filiale, e tu non solo non mi dai nulla d’interessi, ma mi chiedi pure i soldi per tenere i risparmi nella tua banca? Sì.

Come succede in Svizzera, ad esempio. Si paga lo 0,30% annuo per il denaro in conto corrente. Paga il correntista: ed è come se un fiume scorresse al contrario, fa a pugni con una consolidata mentalità secondo cui qualcosina si ottiene, come interesse sul conto corrente. In realtà ci stiamo abituando, ultimamente quasi tutti i conti correnti normali sono a zero; ma da qui a pagare…

Però la realtà è questa. La liquidità non utilizzata dalla banca, viene depositata presso la Bce (che a un istituto di credito oggi fornisce gratis tutta la liquidità che vuole). Bce che si fa pagare lo 0,20% dalla banca. Da qui, la massima attenzione ai livelli di denaro presenti nelle filiali; da qui, la prossima mossa: saranno i correntisti a pagare il piacere di tenere i propri risparmi depositati in una banca – con la sua sicurezza e i suoi servizi – piuttosto che sotto il materasso. «Se qualcuno mi portasse 10 milioni in filiale all’ora di chiusura, mi creerebbe un problema», racconta. Una volta, avrebbero stappato lo champagne.

In più, l’assoluta difficoltà a trovare sbocchi d’investimento che non siano un terno al lotto, fa sì che moltissimi italiani abbiano aumentato la liquidità in conto. Venduti i Btp che hanno fatto faville in questi ultimi anni, non c’è più nulla che dia un pur piccolo rendimento, ma sicuro. I titoli di Stato sono ai minimi storici – ma pur sempre un punto percentuale sopra a quelli tedeschi, che sono letteralmente a zero -; le obbligazioni pure. Acquistare Btp e Bond è assai rischioso rispetto al nulla che danno: se i tassi si rialzano, le perdite in conto capitale saranno pesantissime.

Le azioni? Assurdo guardare a quelle italiane, che pesano circa un punto percentuale sull’ammontare complessivo delle capitalizzazioni delle Borse mondiali. Per i mercati azionari e per gli strumenti finanziari più sofisticati occorre sicuramente affidarsi a gestori professionali. Ma c’è sempre il dubbio che i nostri soldi arricchiranno più loro che noi. E poi: professionali, competenti, seri. Invece il panorama si sta infittendo di truffatori, di finti esperti, di promettitori seriali. Mentre oggi nessuno può promettere nemmeno un uovo domani, figuriamoci una gallina oggi.

Vabbè: si tiene tutto congelato nel conto corrente (che paga l’imposta di bollo), con grave scorno dell’economia italiana che avrebbe bisogno di investimenti e non di paure. E invece dal primo gennaio arriva la mazzata finale: il “bail in”. In pratica, se la banca va a rotoli, il suo fallimento viene pagato pure dai clienti, i cui risparmi sono protetti solo fino a 100mila euro.

Quindi basta invidia verso chi è ricco: troppi pensieri, troppe preoccupazioni, anche i ricchi piangono o comunque si lamentano. E chi li ha, i soldi, li spenda o li utilizzi per costruire un futuro a figli per cui la casa e la pensione saranno rispettivamente un Everest da scalare e un miraggio nel Sahara.