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Manifesto

Libera e Legambiente, cinque impegni contro le ecomafie

Proposte a Governo e Parlamento, don Ciotti: «Questa è la nuova sfida». Nella Giornata per la legalità (23 maggio) segnaliamo alcune iniziative sul territorio

22 Maggio 2025

«La lotta all’ecomafia e all’illegalità ambientale richiede, insieme a norme più incisive e maggiori risorse, un ruolo sempre più attivo e consapevole da parte di tutte le persone e le associazioni che si battono per la legalità e la tutela dell’ambiente». È quanto si legge nel Manifesto presentato a conclusione di ControEcomafie, la Conferenza nazionale organizzata da Legambiente e Libera.

Legambiente e Libera si assumono cinque impegni: sostenere le comunità locali nelle vertenze contro l’aggressione ecocriminale ai territori in cui vivono, anche attraverso azioni di carattere giudiziario; sviluppare campagne nazionali, come “Ecogiustizia subito” e “Fame di verità e giustizia”, per sollecitare risposte istituzionali sulla giustizia ambientale e sociale; organizzare attività di monitoraggio civico, come quelle sviluppate in occasione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, per ottenere trasparenza nell’utilizzo di risorse pubbliche in materia ambientale; promuovere iniziative rivolte alle scuole e alle Università per diffondere ancora di più tra le giovani generazioni la conoscenza dell’ecomafia, delle cause e delle risposte necessarie; monitorare il rispetto, a livello europeo e internazionale, di tutti gli impegni adottati per contro l’ecocriminalità transnazionale.

Libera: «Tutti facciano la loro parte»

«La lotta alle mafie, all’ecomafie, la tutela dell’ambiente – dichiara don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera – sono le nuove sfide, c’è una lettura nuova, necessaria che deve essere fatta oggi più che mai in questo momento. La lotta alle mafie sarebbe già stata debellata se non ci fossero coinvolgimenti tra mafia e politica che si sono succeduti negli anni in forme e modi diversi. Oggi c’è una patologia nazionale che si chiama corruzione, ma guarda caso che alcuni meccanismi di contrasto alle mafie e corruzione sono stati messi in discussione e alcuni casi modificati. Ma anche noi dobbiamo impegnarci, fare la nostra parte darci una mossa e assumerci le nostre responsabilità. Abbiamo bisogno di persone che si impegnino di più».

Legambiente: «Non ci sono più alibi»

«Grazie al nostro lavoro trentennale di pressione e mobilitazione – sottolinea il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – siamo riusciti a far approvare dal Parlamento vere e proprie riforme di civiltà, come l’inserimento dei delitti ambientali e dei reati contro il patrimonio culturale all’interno del Codice penale. Ora è arrivato il momento di completare la rivoluzione normativa contro le ecomafie e la criminalità ambientale, a provando le norme contro gli animali e l’abusivismo edilizio. Non ci sono più alibi per ritardare ulteriormente queste riforme, anche alla luce del recente inserimento nella Costituzione italiana della tutela ambientale, della biodiversità e degli ecosistemi, insieme al principio fondamentale per cui non si può esercitare l’iniziativa economica privata, in danno della salute e dell’ambiente».

Settemila reati, 12 mila denunce, centinaia di arresti

Il Manifesto è stato presentato in occasione del decennale dell’approvazione della legge 68 del 2015 che ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel nostro Codice penale. I dati raccolti da Legambiente e Libera sui primi dieci anni di applicazione della legge sono preoccupanti: «Quasi 7 mila reati accertati dalle forze dell’ordine e dalla Capitanerie di porto (uno ogni 3 controlli), oltre 12 mila persone denunciate, centinaia di arresti, quasi duemila sequestri effettuati per un valore di oltre un miliardo di euro. La Campania è prima come controlli, reati complessivi (1.440), attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (351), e relativi alla parte Sesta-bis del Testo unico ambientale (869). La Puglia è prima per il delitto di inquinamento ambientale (260) – seguita da Sicilia, Calabria e Campania – e per numero di arresti (100). La Calabria è prima per il reato di disastro ambientale (59). La Sicilia è prima come valore dei beni sequestrati (432,1 milioni di euro), seguita da Calabria e Campania. La Sardegna è prima per controlli e violazioni della legge 231/2001 (179) e seconda per quelli previsti dalla parte Sesta-bis del Testo unico ambientale».

Nel nostro Paese, anche grazie al lavoro avviato nel 1994 da Legambiente con la presentazione del primo “Rapporto Ecomafia”, la consapevolezza della gravità di questi fenomeni è cresciuta, ma sono ancora troppi i ritardi accumulati. La dimensione transnazionale dei crimini ambientali richiede maggiore attenzione e impegno da parte di tutti gli Stati. In questo scenario di forte preoccupazione, «è decisivo rafforzare il sistema normativo e il ruolo delle istituzioni nelle attività di prevenzione e repressione, in Italia, a livello europeo e internazionale».

Eventi sul territorio

In occasione della Giornata per la legalità (23 maggio) a Varese è in programma il convegno «Educare alla legalità come pellegrini della speranza per un futuro di pace» (leggi qui). A Milano invece va in scena uno spettacolo dedicato a padre Pino Puglisi (leggi qui).