La normalità di un comune cittadino, la responsabilità del Capo dello Stato. Sono questi i due binari sui quali si è mosso nell’ultimo anno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con parole, gesti e atti che hanno accompagnato gli italiani dall’inizio della pandemia. Dal Quirinale e nei posti – pochissimi – nei quali si è recato quando l’attenuarsi dell’emergenza ha consentito di andare, il Presidente ha continuato ad esercitare il suo mandato alternando autorevolezza a umanità, riconoscenza a determinazione, moral suasion a ironia.
Prima ancora che l’Italia piombasse nel lockdown, Mattarella ha confidato nel “senso di responsabilità” e nell’“unità di impegno” per assicurare “la migliore e più efficace risposta a tutela della salute dei nostri concittadini”. Così come ha invitato ad apprezzare “il valore della scienza, la dedizione delle donne e degli uomini che portano avanti nuove ricerche, l’impegno sul campo di chi ne applica i risultati”.
Non è mancato, fin da subito, il ringraziamento verso tutti coloro che in “prima linea” operano “con fatica, con sacrificio, con abnegazione per contrastare il pericolo del coronavirus”. Sono gli ultimi giorni del febbraio 2020 e l’Italia già piange le prime vittime del Covid-19 mentre inizia a crescere ad un ritmo esponenziale il numero di positivi. Con l’agenda rivoluzionata dalle prime misure adottate per evitare il diffondersi del contagio, anche il Capo dello Stato ricorre ad un videomessaggio con cui esorta: “Senza imprudenze ma senza allarmismi, possiamo e dobbiamo aver fiducia nelle capacità e nelle risorse di cui disponiamo”.
In Europa, siamo ai primi di marzo, è praticamente solo l’Italia a dover affrontare l’emergenza. E se, sul versante interno, “il momento che attraversiamo richiede coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti nell’impegno per sconfiggere il virus”, Mattarella invoca verso il nostro Paese dall’Unione europea “a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione”. Una presa di posizione ferma e, in qualche modo, lungimirante visto che il presidente rivendica che l’esperienza italiana nel “contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Ue”.
C’è anche l’intervento del Capo dello Stato a rendere indimenticabile quel venerdì 27 marzo 2020 nel quale il Papa presiede in una piazza San Pietro vuota e sferzata dalla pioggia il momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia. Nella giornata in cui l’Italia conta il picco per decessi causati dal Covid-19, 969 in 24 ore, Mattarella riconosce che “stiamo vivendo una pagina triste della nostra storia”. E riferendosi a quanto successo pochi giorni prima a Bergamo, con i camion dell’Esercito carichi di bare che lasciano la città, parla di “immagini che sarà impossibile dimenticare. Alcuni territori – e in particolare la generazione più anziana – stanno pagando un prezzo altissimo” per la pandemia. Nella drammaticità del momento, un ciuffo di capelli fuori posto e un fuorionda, diffuso per sbaglio dal Quirinale, rivelano all’Italia la straordinaria normalità e anche l’ironia del presidente della Repubblica, “vittima” anche lui della chiusura dei barbieri per via del lockdown. “Le misure di comportamento adottate – osserva – stanno producendo effetti positivi e, quindi, rafforza la necessità di continuare a osservarle scrupolosamente finché sarà necessario”.
Per la Pasqua 2020, “diversa per tutti”, Mattarella invita i concittadini: “Evitiamo il contagio del virus e accettiamo piuttosto il contagio della solidarietà tra di noi”. Ed esorta: “Coltiviamo speranza e fiducia”.
Nel 75° anniversario della Liberazione il Capo dello Stato sale in solitaria i gradini dell’Altare della Patria. Mai era successo che il 25 Aprile venisse festeggiato con una cerimonia così “intima”, quasi in forma privata se non fosse per quei pochi operatori che lo immortalano togliersi la mascherina prima di rendere omaggio al Milite Ignoto e indossarla mentre scende la scalinata. Poi a fine aprile, quando la didattica a distanza prende sempre più piede pur tra mille difficoltà, il presidente riconosce che “le scuole chiuse sono una ferita per tutti” anche se l’esperienza vissuta da studenti e docenti – e ritornata d’attualità in questi giorni – può essere “un’occasione di crescita”.
Giugno si apre con la visita a Codogno, il Comune lombardo nel quale venne identificato il primo caso di coronavirus in Italia, per commemorare i cittadini deceduti a causa della pandemia. Il giorno seguente l’ufficializzazione delle onorificenze al merito della Repubblica ad un primo gruppo di cittadini che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza. Un’attenzione agli “eroi civili” che torna altre volte nei mesi successivi. A fine mese Mattarella è a Bergamo per ricordare “l’Italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto”. Ad inizio settembre, nel Duomo di Milano, un altro momento commemorativo con la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, eseguita dal M° Riccardo Chailly. Incontrando Steinmeier, presidente della Repubblica Federale di Germania, Mattarella osserva che “tutta l’Europa è colpita fortemente” dalla pandemia e che “l’Unione europea ha ritrovato in questa circostanza le ispirazioni originarie e un grande senso di solidarietà e di futuro comune da garantire e sviluppare”.
Pochi giorni dopo, a Vo’, l’inaugurazione dell’anno scolastico 2020/2021 che, per il presidente, “ha il valore e il significato di una ripartenza per l’intera società”. Con l’avvicinarsi della seconda ondata, il Capo dello Stato invita alla prudenza e a “non sottovalutare i pericoli e i rischi che vi sono”. Torna più volte, nella parole di Mattarella, la sottolineatura della ricerca medico-scientifica come “antidoto a chi spinge a comportamenti irresponsabili”. Contestuale anche la richiesta che il “vaccino sia da subito a disposizione di tutti”.
C’è però un aspetto sul quale il Capo dello Stato insiste: il virus “tende a dividerci”. Da qui l’appello, rivolto a forze politiche e istituzionali, a “mettere da parte protagonismi ed egoismi per unire gli sforzi” con “l’obiettivo comune di difendere la salute delle persone e di assicurare la ripresa del nostro Paese”.
Nel tradizionale messaggio di fine anno il presidente afferma che “questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova”.
Ma con la fine di gennaio precipita la situazione politica: alle dimissioni di Conte da presidente del Consiglio, il Capo dello Stato risponde che “le tre emergenze – sanitaria, sociale, economica – richiedono immediati provvedimenti di governo”. Prima di conferire l’incarico a Mario Draghi, Mattarella spiega agli italiani perché le elezioni anticipate “nel pieno della pandemia” siano da scongiurare. E – cupo come non mai – rivolge alle forze politiche presenti in Parlamento un appello: “Conferiscano la fiducia a un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”. Obiettivi primari sono “lo sviluppo decisivo della campagna di vaccinazione” e la stesura del “piano per l’utilizzo dei grandi fondi europei” che “entro il mese di aprile va presentato alla Commissione europea”.
Sono del 9 marzo scorso le immagini del presidente che si sottopone alla vaccinazione anti-Covid presso l’Istituto Spallanzani di Roma. Lo aveva annunciato e lo ha fatto “appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza”. Come un cittadino qualsiasi, ha atteso il suo turno, dando a tutti – anche in questa occasione – l’esempio.