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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Politica

Il voto visto dagli Usa: «Italia alleato fondamentale»

Il segretario di Stato Blinken: «Siamo ansiosi di lavorare con il Governo italiano». L’addetto stampa della Casa Bianca: «Lavoreremo insieme sulle sfide globali condivise»

di Maddalena Maltese Agensir da New York

27 Settembre 2022

L’Italia è stata osservata speciale nelle settimane che hanno preceduto le elezioni di domenica. Gli Stati Uniti hanno seguito con particolare attenzione l’ascesa del partito di destra Fratelli d’Italia e della sua leader, Giorgia Meloni, intrigati dalle radici della formazione politica e preoccupati per i risvolti di una svolta populista sull’Alleanza atlantica e sull’amministrazione Biden. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, è stato il primo a sciogliere gli indugi, dopo la conferma dei risultati lunedì, quando ha twittato: «Siamo ansiosi di lavorare con il governo italiano sui nostri obiettivi condivisi» e ha ribadito che «l’Italia è un alleato fondamentale, una democrazia forte e un partner prezioso».

L’addetto stampa della Casa Bianca nel pomeriggio di ieri ha precisato che «lavoreremo con il nuovo governo italiano sulle sfide globali condivise, incluso il sostegno all’Ucraina», ribadendo che «l’Italia è un alleato della Nato, un partner del G7; e membro dell’Ue». Negli Stati Uniti, tra gli italiani all’estero, il primo partito non è stato però quello di Giorgia Meloni, ma il Pd che ha portato a casa i tre seggi del Nord America.

Le analisi dei media

Il quotidiano cattolico Crux nel descrivere la leader di Fratelli d’Italia sottolinea «il forte accento romano» e il suo identificarsi come «cattolica conservatrice». «È una madre nubile, con un compagno e un figlio. È convinta che il matrimonio sia tra un uomo e una donna e sfida ulteriori progressi nella legislazione sulle persone Lgbt», si legge nell’articolo dove qualche riga è riservata al «compagno di coalizione Salvini, che si identifica come cattolico, ma è fortemente in disaccordo con la posizione di Papa Francesco sull’immigrazione». Crux cita papa Francesco e la sua condanna dei populismi, ricordando l’invito all’Italia e all’Europa «di non farsi fuorviare da sedicenti salvatori».

«Come primo presidente del Consiglio di destra del Paese, Meloni rifiuta qualsiasi legame con il fascismo anche se il suo partito, notano negli Stati Uniti, conserva ancora simboli e valori legati passato italiano. Non c’è da stupirsi, quindi, che la prospettiva della sua conquista politica di Fratelli d’Italia abbia allarmato allo stesso modo i mercati e gli osservatori internazionali», dichiara la rivista di analisi politica Foreign affairs, spiegando che alla Meloni servirà «rafforzare la sua credibilità internazionale» e che la tenuta sul lungo periodo del suo governo «dipenderà dal fatto che i mercati accettino siano aperti o meno ad accettare la sua leadership».

Per il New York Times «la preoccupazione più pervasiva non è che il partito di Giorgia Meloni sia pronto a ripristinare fascismo in Italia, qualunque cosa significhi, ma che un governo da lei guidato e fermo su determinati principi possa trasformare l’Italia in una “autocrazia elettorale”, sulla falsariga dell’Ungheria di Viktor Orban».

Tuttavia il sito di analisi Politico mette in guardia «dalla trappola di ridurre la leader di Fratelli d’Italia alla versione italiana di Donald Trump o Viktor Orbán o Marine Le Pen» e invita invece a guardare a un «populismo di destra sempre più intelligente», che potrebbe ispirare anche l’agenda di molti repubblicani non soggiogati dall’ex presidente Trump. «La sua combinazione di politica di identità nazionalista e solidarietà transatlantica la rende un successo con i conservatori americani e la rende più difficile da isolare o respingere», spiega il sito, aggiungendo che «Meloni è la grande speranza del nazionalismo, perché offrirà qualcosa che i leader in Polonia e Ungheria non possono fare: la leadership di un Paese del G-7 e del G-20».

«In effetti, sarebbe una forzatura considerare la Meloni, prima donna premier d’Italia, come una fascista», spiega il Washington Post nell’editoriale firmato dalla redazione e nel quale si evidenzia che la leader di Fratelli d’Italia «ha abbandonato la precedente ammirazione per Putin» e non ha mostrato riserve nel sostenere la Nato nell’appoggio all’Ucraina, «anche se lo stesso non si può dire dei suoi probabili partner della coalizione di governo».

Il tema della prima donna a capo di un governo italiano è ripreso anche dal magazine The Atlantic, che cita l’intervista di Hillary Clinton al Festival del Cinema di Venezia, quando aveva dichiarato che «l’elezione della prima donna primo ministro in un Paese, rappresenta sempre una rottura con il passato, e questa è sicuramente una buona cosa». Tuttavia il magazine liberale cita anche la parte meno citata dell’intervista, quando la Clinton diceva che i partiti di destra a volte possano apparire migliori nel promuovere le donne. Donne come Meloni «sono protette dal patriarcato, perché spesso sono le prime a sostenere i pilastri fondamentali del potere e del privilegio maschile. Lo slogan del partito di Meloni – “Dio, Patria, Famiglia” – celebra proprio questi pilastri del potere. Uno slogan di matrice mazziniana, utilizzato anche, e non solo, sotto il periodo del governo fascista».

Per il Wall Street Journal gli italiani sono desiderosi di cambiamento e hanno affidato a un leader «non ancora testato» la guida del Paese. Per il quotidiano finanziario di New York, «la differenza veramente fondamentale è che la coalizione della Meloni potrebbe essere costituita dai conservatori a cui è finalmente consentito guidare il governo, e questa potrebbe essere la vera lezione di queste elezioni».