«Occorre segnare una discontinuità con il passato. È dunque urgente e necessario, dal punto di vista normativo, che la riforma si accompagni a un nuovo patto sociale ed economico, tramite il quale le istituzioni, le imprese e le associazioni trattino l’azzardo per quello che è davvero: un detrimento per la salute dei cittadini, l’erario e l’economia». Così Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale antiusura e direttore di Caritas Ambrosiana, intervenuto oggi alla Camera del Lavoro Metropolitana di Milano agli “Stati Generali per il contrasto del gioco d’azzardo”, organizzati dalla sezione lombarda della campagna “Mettiamoci in Gioco” e dalla Fondazione San Bernardino.
«Abbiamo sempre segnalato l’urgenza di una riforma complessiva del settore», ha sottolineato Gualzetti, parlando di un fenomeno che è insieme «causa ed effetto del processo di impoverimento» della società. Un milione e 200 mila persone soffrono di dipendenza dall’azzardo, una piaga che interessa anche i minori (soprattutto nella versione online). Tra le persone indebitate incontrate ogni anno dalle Fondazioni, 1 su 2 deve i suoi debiti all’azzardo (anche nei Centri d’ascolto Caritas si registra al riguardo un’incidenza molto elevata).
Non rende allo Stato
In base ai dati 2024 dell’Erario, su un totale di 80 miliardi raccolto dalla Agenzia dei Monopoli, dai Giochi pubblici provengono 11,6 miliardi: «Il gettito fiscale derivante dal gioco d’azzardo rappresenta una quota ridotta rispetto alla raccolta complessiva». A ciò si aggiungono gli oneri sociali: il trattamento delle dipendenze dei giocatori patologici e le ricadute negative sulle famiglie. Per non parlare degli interessi della criminalità, evidenziati dalle relazioni della Commissione Bicamerale Antimafia, da numerose inchieste e dalle informative della Banca d’Italia: riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite, installazione di apparecchi clandestini, manipolazione delle macchinette, alterazione del sistema di gioco… «L’espansione del gioco lecito va di pari passo con una crescita significativa di quello illecito», che con offerte apparentemente più allettanti attrae i giocatori e li trascina nella rete dell’usura.
Una riforma da cambiare
Entrando nel merito della riforma del gioco fisico, Gualzetti ha lanciato l’allarme: «Non è rispettosa della dignità e della salute dei cittadini». Tra i punti critici, il distanziamento quasi annullato tra i punti d’offerta del gioco e i cosiddetti luoghi sensibili (rimangono solo le scuole secondarie di secondo grado e i SerD); l’introduzione della distinzione tra punti gioco e sale gioco e scommesse certificati e non; la prosecuzione del gioco durante tutta la notte, senza limitazioni d’orari a facoltà dei sindaci.

Per contro le Fondazioni chiedono che la normativa non escluda ulteriori regolamentazioni regionali e comunali, che permanga la distanza dell’offerta del gioco fisico dai luoghi sensibili (come scuole e oratori) e che le risorse raccolte dallo Stato siano destinate al contrasto dell’azzardo. La Consulta nazionale si unisce all’appello di Regioni, Comuni e associazioni locali «di modificare la proposta di Riforma», rivedendola «insieme a tutta la normativa vigente sull’azzardo».
Quattro le caratteristiche richieste alla legislazione: trasparenza sul fronte di effetti, rischi e sostenibilità sociosanitaria del gioco; equità nel regime delle concessioni per non generare disparità di trattamento; attenzione ai deboli e alla salute dei cittadini; sussidiarietà per riconoscere e attivare le responsabilità dei diversi livelli di governo territoriale e dei soggetti sociali.
In conclusione Gualzetti ha lanciato un appello: tutti i soggetti che hanno una responsabilità sul tema, «in particolare lo Stato e le imprese del comparto», devono sentirsi interpellati «a partire da quella parte di giocatori che rimangono intrappolate nei disturbi del gioco patologico, nell’impoverimento economico, nelle solitudini create dall’azzardo». Il sistema si può cambiare grazie a «un’alleanza tra aziende e istituzioni in un reale ascolto e dialogo reciproco, che parta dalla salute e dalla dignità della persona».





