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Scuola

Studenti, la gita che (spesso) non c’è

Sommersi dalla burocrazia e scoraggiati dai costi, gli istituti faticano sempre più a organizzare viaggi di istruzione. Che però rimangono preziose occasioni di socializzazione secondo don Fabio Landi, responsabile diocesano della Pastorale scolastica

di Stefania CECCHETTI

29 Marzo 2023
Credits: Juan Di Nella su Unsplash

Sempre più care, quindi escludenti. Sempre più difficili da organizzare. Le gite scolastiche rischiano di diventare un istituto in via di estinzione. Ed è un gran peccato secondo don Fabio Landi, responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale scolastica, e non solo per ragioni culturali: «I viaggi scolastici – dice – sono un’occasione educativa straordinaria, forse non più come una volta, solo come opportunità per conoscere altri luoghi e vedere altre città. Credo che il valore principale delle “gite” oggi sia l’essere una grande occasione di socializzazione, di crescita personale, di costruzione di relazioni che vadano oltre la situazione didattica».

E prosegue: «Nella scuola da diversi anni si parla molto di competenze, da acquisire in parallelo alle conoscenze. Ecco, il viaggio è un’occasione straordinaria per mettere alla prova i ragazzi in un contesto diverso, per osservarli al di fuori del loro solito ambiente. Per testare e accrescere le loro competenze, insomma…».

I viaggi di istruzione hanno sempre avuto una funzione relazionale, ma dopo la pandemia questa è diventata ancora più importante: «Dopo il Covid i ragazzi hanno bisogno di ricostruire una socialità – sottolinea don Landi – ed è molto importante che lo facciano non solo in classe, ma anche in una situazione diversa. Anche perché oggi le esperienze collettive, con la supervisione di un adulto, sono sempre meno per i giovani. Certo, l’aspetto culturale del viaggio di istruzione non va dimenticato e comunque una cosa non esclude l’altra. Ma, se posso dire, di questi tempi meglio un museo in meno e una passeggiata o un incontro con un testimone in più…».

Sempre più “paletti”

Eppure, sono sempre meno i professori disposti a “immolarsi” portando i loro ragazzi in gita: «La mia esperienza – racconta Landi – è che in ogni scuola c’è sempre uno sparuto gruppo che si assume l’onere di portare i ragazzi in viaggio e altri insegnanti che non sono disponibili. Molti hanno motivi personali per non partire, ma a scoraggiarne tanti è la burocrazia, diventata sempre più complicata, per esempio con la necessità di partire con l’organizzazione con molti mesi di anticipo. “Paletti” di ogni tipo per fornire garanzie, anche di sicurezza, alla scuola e agli accompagnatori. Cosa di per sé comprensibile, visti anche gli episodi di cronaca accaduti in qualche circostanza, ma che spesso costituisce un grosso impedimento».

Chi mette questi paletti? «È una specie di gara all’auto-tutela – secondo don Landi -, esito di una tendenza generale che si riscontra della società attuale. Se però lo scopo è essere sempre tutelati su tutto, allora non dovremmo nemmeno uscire di casa… Io credo che sarebbe ora di sollevare i presidi dalla responsabilità penale, che grava come una spada di Damocle sul loro operato, impedendo, in tante occasioni, di fare un vero investimento educativo».

In molti casi i costi, sempre più alti, rimangono discriminanti: «Bisognerebbe immaginare politiche che permettano di venire incontro a chi non si può permettere il viaggio di istruzione – sostiene don Landi -. A volte lo si fa, quando si tratta di pochi casi in una classe. Altra cosa è quando ci sono classi intere in difficoltà, e in certi istituti non è raro…».

Insomma, ci vuole coraggio e determinazione per organizzare e portare 25 ragazzi in Grecia o a Parigi. Questo andrebbe riconosciuto ai temerari che ancora lo fanno: «Mi è capitato di assistere a riunioni in cui ho visto genitori agguerriti aggredire a male parole insegnanti che si rifiutavano di portare i loro figli in viaggio – racconta don Landi -. Ma la gita non è un diritto. Bisogna ricordare che per gli insegnanti questo è un impegno non retribuito. Una volta c’era la “diaria”, oggi sono aumentate le responsabilità e si sono azzerati i rimborsi».

«Certo – conclude Landi – il viaggio è un’esperienza fondamentale della crescita, che poi si porta nel cuore per tutta la vita; per questo i genitori non possono immaginare un percorso scolastico senza gite. Sempre per questo poi, quando si riesce a organizzare e va tutto bene, al ritorno ci sono grandi manifestazioni di gratitudine da parte delle famiglie nei confronti degli insegnanti».