Link: https://www.chiesadimilano.it/news/attualita/chi-educhera-lintelligenza-artificiale-1772024.html
Sirio 09 - 15 dicembre 2024
Share

«Il Segno»

Chi “educherà” l’intelligenza artificiale?

Considerata da molti la tecnologia del futuro, è già presente in ogni aspetto della vita. Tra pregiudizi, opportunità e rischi, restano sullo sfondo delicate questioni etiche. Ecco una sintesi dell’inchiesta del numero di marzo del mensile diocesano

22 Marzo 2023

Da Il Segno di marzo
(sintesi dell’inchiesta curata da Lorenzo Garbarino)

I progressi dell’intelligenza artificiale non sono nati dall’oggi al domani. Il motore che spinge questa tecnologia sono i dati, che possiamo definire come la rappresentazione digitale della realtà o di un fenomeno. A spiegarcelo nel dettaglio è Mauro Bellini, giornalista e direttore delle testate Digital360: «L’intelligenza artificiale velocizza il processo lavorando su una mole di dati sempre più vasti e significativi».

Le intelligenze artificiali hanno aperto interrogativi sulla trasformazione del mercato del lavoro o sulla sostenibilità ambientale. Ma ancora più problematici sono i risvolti etici. «Già di per sé tutte le tecnologie hanno risvolti etici, perché possono essere utilizzate per il bene come per il male, ma con l’intelligenza artificiale si è introdotta l’autonomia decisionale delle macchine», rileva Salvio Vicari, professore senior di Gestione della tecnologia dell’innovazione all’Università Bocconi di Milano. Va considerato inoltre il profilo dell’educatore delle intelligenze artificiali. Una responsabilità che Vicari consiglia di non delegare a chi potrebbe agire sotto influenza di interessi economici.

L’auspicio del professor Vicari è che questi temi siano affrontati al più presto: «Non stiamo parlando di fantascienza. La soluzione più auspicabile al momento è di non lasciare alla singola entità la decisione, ma che comitati etici affrontino il problema. Alcuni principi devono valere a livello generale, come già accade con le Nazioni Unite. Sul tema ci sono già comitati in Europa che se ne stanno occupando, ma il mio timore è che la consapevolezza all’infuori del dibattito accademico non sia matura».