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Società

Caritas: «In Italia 5,6 milioni di poveri assoluti»

Più povertà croniche, senza dimora e working poor: sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia 2023

di Patrizia CAIFFA Agensir

18 Novembre 2023

Chi in Italia nasce povero probabilmente lo rimarrà anche da adulto. E avere un lavoro non è più sufficiente per vivere una vita dignitosa. È l’impietoso ritratto contenuto nel Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia 2023 «Tutto da perdere» di Caritas italiana.

A quasi trent’anni dalla prima uscita del volume aumenta ancora la povertà: nel 2022 si stimano oltre 5,6 milioni di poveri assoluti, pari al 9,7% della popolazione (erano il 9,1% nel 2021), ossia un residente su dieci. Sono scivolati nella povertà assoluta altre 357mila persone.  Si tratta di 2 milioni 187mila famiglie, a fronte di 2 milioni 22mila famiglie del 2021 (+165mila nuclei). Tra loro, vi è la cifra enorme di 1,2 milioni di minori in condizione di indigenza, il cui futuro sarà indubbiamente compromesso. Gli stranieri, pur rappresentando solo l’8,7% della popolazione, costituiscono il 30% dei poveri assoluti. I lavoratori poveri che si rivolgono alla Caritas sono il 22,8% dell’utenza, di cui il 64,9% sono stranieri. Secondo la Caritas, anche a causa dei conflitti in Medio Oriente e Ucraina, «i recenti fatti internazionali potranno avere pesanti conseguenze in termini economici che si andranno a innestare su un tessuto economico globale in frenata».

Il lavoro povero

Sono 2,7 milioni i working poor in Italia (l’11,5% degli occupati rispetto a una media europea dell’8,9%). Il 47% dei nuclei in povertà assoluta risulta infatti avere il capofamiglia occupato. Tra le famiglie povere di soli stranieri la percentuale sale addirittura all’81,1%. Ai working poor il volume dedica un focus specifico, con una indagine nazionale di tipo partecipativo.

Europa e Italia

Oggi in Europa vivono in una condizione di rischio povertà e/o esclusione sociale oltre 95 milioni di persone, il 21,8% della popolazione (nel pre-pandemia l’incidenza si attestava al 20,7%). In Italia l’indicatore raggiunge il 24,4% per un totale di 14 milioni 304mila persone a rischio.

Gli interventi Caritas

La Caritas, con il suo lavoro capillare radicato nei territori, è un osservatorio privilegiato dove osservare la situazione e i cambiamenti.

Nel 2022 gli interventi di aiuto sono stati complessivamente 3,4 milioni, per una media di 13,5 prestazioni per assistito/nucleo (la media del 2021 era di 6,5). Nei centri di ascolto e servizi informatizzati (complessivamente 2.855) sono state supportate 255.957 persone, ossia l’11,7% delle famiglie in povertà assoluta, l’1% delle famiglie residenti. Gli stranieri sono il 59,6%, con punte che arrivano al 68,5% e al 66,4% nel Nord-Ovest e nel Nord-Est. L’età media è 53 anni per gli italiani e 40 anni per gli stranieri. Il 52,1% sono donne, il 47,9% uomini. Gli utenti sono accomunati da un basso livello di istruzione (il 66,5% ha la licenza di scuola media inferiore) e fragilità occupazionale. Il 48% è in condizioni di disoccupazione e di «lavoro povero» (22,8%).

I lavoratori poveri che si rivolgono alla Caritas sono il 22,8% dell’utenza, di cui il 64,9% sono stranieri. L’età è compresa fra i 35 e i 55 anni, il 53,7% sono coniugati, il 75,9% ha figli, il 76,7% vive in case in affitto. Lavorano come colf, badanti, addetti alle pulizie, operai, manovali, impiegati nella ristorazione e nel commercio.

Le nuove povertà pesano per il 45,3% tra gli utenti Caritas ma sono ancora moltissime le persone che faticano a risollevarsi: il 24,4% è seguito da cinque anni e più, il 21% da 1-2 anni, il 9,3% da 3-4 anni. Ci si rivolge alla rete Caritas soprattutto per problemi economici (il 78,5%), occupazionali (45,7%) e abitativi (23,1%), disagi legati all’immigrazione (24,2%), problemi familiari (13%), di salute (11,6%), legati all’istruzione (7,8%), alle dipendenze (3,1%), alla detenzione e giustizia (3,1%) o all’ handicap/disabilità (2,9%).

Le novità

Da un confronto tra i dati Caritas del primo semestre 2023 rispetto al primo semestre 2022 emerge un calo del numero di assistiti del 2,3%; si irrobustiscono le povertà croniche (+9,6% delle persone in carico da molti anni), mentre risulta in calo il numero dei nuovi ascolti (-7,2% delle persone ascoltate per la prima volta nel 2023); si abbassa la quota dei nuclei familiari (-5,4%) e sale invece quello delle persone sole (+5,4%) e dei divorziati (+ 3,2%); torna a rafforzarsi la grave esclusione sociale e abitativa: le persone senza dimora in soli dodici mesi aumentano del +12,3%;  dal 2022 al 2023 tende ad aumentare la quota di persone con problemi abitativi (mancanza di casa, accoglienza provvisoria, abitazione precaria/inadeguata) e connessi allo stato di salute.

Peggio al Sud e nei piccoli Comuni

I dati nazionali evidenziano ancora lo svantaggio del Mezzogiorno e dei piccoli comuni con meno di 50mila abitanti: 8,8% di persone in povertà assoluta a fronte del 7,7% delle aree metropolitane. Da un anno all’altro peggiora la condizione dei piccoli comuni del Nord Italia (dal 6,9% all’8,1%).

La povertà dei bambini

Secondo l’Istat nel 2022 sono 1 milione 270mila i minori che vivono in povertà assoluta (13,4% in Italia, 15,9% nel Sud). Il 7,5% dei minori è in condizioni di grave deprivazione abitativa, con tassi di sovraffollamento che sfiorano il 50% nel caso delle famiglie mono-genitoriali. Positivo è però il calo della dispersione scolastica: 11,5% nel 2022 (era il 16,8% nel 2013). I giovani Neet rappresentano quasi il 20% di tutti i 15-29enni (1,7 milioni), oltre 7 punti percentuali in più della media europea (11,7%).

La povertà energetica

La difficoltà a pagare le bollette delle utenze domestiche o poter scaldare la propria casa, colpisce il 9,9% della popolazione (dato Istat/Eurostat), con una tendenza all’aumento negli ultimi 10 anni. Nel 2022 il 19,1% degli assistiti Caritas ha ricevuto un sussidio economico (86mila sussidi), il 45% è stato a supporto di “bisogni energetici”.

Reddito di cittadinanza

Nei primi sette mesi del 2023 i nuclei familiari che hanno fatto affidamento sul RdC sono stati 1 milione e 331 mila (Inps, 2023), per un totale di più di 2,8 milioni di persone coinvolte. Nel 2021 erano quasi 4 milioni di persone.