Share

Intervista

Beretta: «Favorire la partecipazione a forme comunitarie di esperienza lavorativa»

Oltre al riconoscimento della dignità del lavoro, alla garanzia di un giusto salario e alla tutela della vita e della salute dei lavoratori, è questa una delle urgenze secondo la docente della Cattolica, che interverrà alla Veglia del 23 aprile a Desio

di Annamaria BRACCINI

20 Aprile 2024

«Molte volte pensiamo il “noi” come uno sforzo da mettere in atto: invece è un “noi” che dobbiamo iniziare a riconoscere come dimensione essenziale. In qualunque cosa usiamo e consumiamo, a qualunque servizio accediamo, il noi ci preesiste: è un dato di fatto. Cominciare a scoprirlo nel luogo più ovvio, il posto di lavoro dove si interagisce – il lavoro è sempre per e con qualcuno, come dice la Laborem Exercens – è necessario e su questo bisogna lavorare non ideologicamente ma testimoniando». Simona Beretta, docente di Politica economica alla Cattolica e direttrice del Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa, lo sottolinea in riferimento al tema del Convegno e della Veglia diocesana del Lavoro 2024, dal titolo «Lavoro, partecipazione, sviluppo: il “noi” per il Bene comune» (a cui interverrà personalmente).

Qual è secondo lei, l’urgenza più grave oggi nel mondo del lavoro?
La prima cosa è renderci conto dell’infinita dignità del lavoro, anche del più umile. E naturalmente, mai come in queste ore, urgente è la tutela della vita e della salute dei lavoratori. Inoltre, c’è il tema del giusto salario che non è da sventolare come una bandiera ideologica. Terzo, occorre favorire, in tutti i modi possibili, la partecipazione a forme comunitarie di esperienza lavorativa.

I cambiamenti rapidissimi nel comparto occupazionale richiedono nuova capacità di immaginazione?
L’accelerazione in atto chiede leggerezza e anche agilità nell’individuare le nuove forme della solidarietà. Chi ha un’intuizione deve essere assolutamente incoraggiato e le persone che vivono un’esperienza di fede e di speranza devono contribuire.

Le politiche attive del lavoro aiutano anche la partecipazione democratica, secondo la logica del titolo del messaggio Cei per il 1 maggio, «Il lavoro per la partecipazione e la democrazia»?
Certamente, ma sapendo che «attive» non significa calare dall’alto qualcosa che magicamente risolve i problemi, ma accompagnare il singolo lavoratore dentro percorsi sensati e di prospettiva durevole. In questo senso, penso che la responsabilità personale, la collaborazione nelle forme istituzionali esistenti e nuove, domandino capacità di mettersi in gioco, perché il passo dalla partecipazione al mondo del lavoro a quella democratica è veramente brevissimo. Forse, addirittura, neanche esiste, visto che viviamo in una Repubblica che è fondata sul lavoro.

 

Leggi anche

Veglia
giovani lavoro

Lavoratori protagonisti nella costruzione del bene comune

La partecipazione del mondo del lavoro allo sviluppo di una società equa al centro della serata di riflessione e preghiera in programma il 23 aprile a Desio con la partecipazione dell’Arcivescovo, che in questo periodo visiterà anche alcune aziende

di don Nazario COSTANTEResponsabile del Servizio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro