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Pakistan

Una corsa disperata per fermare morti, epidemie, distruzioni

Appello della Caritas ambrosiana per aiutare il Paese asiatico, colpito dalla più grande catastrofe naturale della sua storia

di Stefano VECCHIA Redazione Diocesi

24 Agosto 2010

Il dramma del Pakistan continua a svolgersi e ad aggravarsi giorno per giorno.
Alluvioni eccezionali e improvvise hanno prima devastato le aree montuose settentrionali e successivamente, con l’arrivo delle piogge monsoniche, si sono estese su un quarto del paese, vasto quasi tre volte l’Italia e abitato da 180 milioni di persone, in maggioranza di fede islamica.
“Il peggio deve ancora venire – ha dichiarato nei giorni scorsi all’agenzia Uca News mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad e responsabile della Caritas pachistana -. Le inondazioni hanno colpito al cuore l’agricoltura del Pakistan e le scorte di frumento per l’intero anno conservate dalla popolazione sono andate perdute. Quando l’acqua si ritirerà la devastazione sarà ancora più grave”.

Il dramma del Pakistan continua a svolgersi e ad aggravarsi giorno per giorno. Alluvioni eccezionali e improvvise hanno prima devastato le aree montuose settentrionali e successivamente, con l’arrivo delle piogge monsoniche, si sono estese su un quarto del paese, vasto quasi tre volte l’Italia e abitato da 180 milioni di persone, in maggioranza di fede islamica. “Il peggio deve ancora venire – ha dichiarato nei giorni scorsi all’agenzia Uca News mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad e responsabile della Caritas pachistana -. Le inondazioni hanno colpito al cuore l’agricoltura del Pakistan e le scorte di frumento per l’intero anno conservate dalla popolazione sono andate perdute. Quando l’acqua si ritirerà la devastazione sarà ancora più grave”. Catastrofe e terrorismo La scarsità di prodotti alimentari ha già provocato un’impennata dei prezzi in concomitanza con l’avvio del mese di Ramadan e se le tariffe dei trasporti sono anche triplicate i costi dei materiali da costruzione sono ora alle stelle. Forse poca cosa davanti alla morte accertata di oltre 2.000 persone, la fuga davanti alle acque e al fango di trenta milioni di abitanti e una disperata corsa contro il tempo per salvare altre vite. 3,5 milioni di bambini, in particolare, sono a rischio di contrarre dissenteria, gastroenterite, malaria, mentre il colera si è già affacciato nei campi profughi. In campo da subito le forze armate pachistane, in azione nelle aree più impervie del paese e, da qualche giorno, anche gli elicotteri statunitensi e un migliaio di militari Usa. Da mercoledì scorso, infine, i primi massicci arrivi di generi d’emergenza confermano l’avvio della grande macchina dei soccorsi internazionali. Che ha stentato a partire. Davanti a quella che il responsabile per gli interventi umanitari delle Nazioni Unite, John Holmes ha definito “La maggiore catastrofe naturale nella storia del paese”, molti paesi hanno dovuto decidere per gli aiuti facendo i conti con finanze colpite dalla recessione mondiale e con le resistenze dell’opinione pubblica ad intervenire in un paese visto – e sovente proposto – come retroterra de terrorismo globale, culla del movimento Talibano e di esso insieme laboratorio e vittima. Aiuti insufficienti e rischio corruzione L’impegno dell’Onu per aiuti equivalenti a a 460 milioni di dollari complessivi è stato affiancato da quelli singoli; Gran Bretagna per 40 milioni di dollari, Unione Europea 70 milioni� L’alleato statunitense nella lotta contro i Talibani, ha deciso di puntare anche sulla carta della solidarietà per guadagnare simpatie nel paese e come elemento di pressione su un più determinato impegno di Islamabad a contrastare le infiltrazioni e il radicamento del terrorismo islamista sul suo territorio incentivato da settori dei servizi segreti locali. Washington ha stanziato 70 milioni di dollari e messo a disposizione i suoi mezzi aeronavali nella regione, 10 milioni di dollari sono stati promessi dalla Cina, paese che con il Pakistan ha stretti rapporti ma che è stato anch’esso colpito duramente in questo avvio di stagione monsonica. La Banca Mondiale, infine, ha garantito un prestito di 900 milioni di dollari. Un grande sforzo – minato anche da indiscrezioni su un uso non corretto di parte dei fondi destinati alle vittime del terremoto dell’ottobre 2005 che nel Nord del paese fece oltre 70mila morti – che il premier Gilani ha già detto comunque insufficiente. Né quanto stanziato finora, né le possibilità del paese, già al limite, potranno fronteggiare adeguatamente una ricostruzione del costo di svariati miliardi di dollari. Per il Pakistan si apre un’altra pagina di sofferenza, e per un gran numero di persone – già oggi oltre 6 milioni i senzatetto e quasi 700mila quelli che nemmeno senza neppure un riparo d’emergenza – unica prospettiva è una vita da sfollato in tendopoli già al collasso. Solidarietà e appello della Chiesa cattolica Minoranza sotto pressione da parte dei fondamentalisti in un paese nato per dare una grande casa ai musulmani dell’India britannica dopo la divisione di questa tra Unione Indiana e Repubblica islamica del Pakistan il 15 agosto 1947, i cristiani sono stati anch’essi colpiti, in particolare nelle aree che fanno parte del Khyber Pakhtunkhwa, nel Nordovest del paese, ma danni alle loro abitazioni o alle strutture religiose si segnalano un po’ ovunque. La Caritas pachistana si è attivata per prestare soccorso alla popolazione, senza distinzione di fede, e si segnalano numerose iniziative di solidarietà. Tuttavia l’impegno maggiore per la struttura assistenziale della Chiesa cattolica, è stato comunicato, riguarderà la seconda fase, quella dell’assistenza agli sfollati e la ricostruzione per un totale di 4 milioni di euro previsti che andranno a beneficiare circa 250mila persone. A sostegno della Caritas locale, che ha delineato un programma di tre mesi per la fornitura di cibo e tende, prima assistenza sanitaria e medica, riparazione dei sistemi di approvvigionamento idrico, ricostruzione delle infrastrutture, si è mossa anche quella italiana cui la Conferenza episcopale ha donato 1 milione di euro e che si spera benefici della solidarietà dei cattolici italiani per cui la Cei – ma anche Papa Benedetto XVI – hanno lanciato un appello. Contribuire con Caritas ambrosiana Caritas Ambrosiana esprime solidarietà e vicinanza alla popolazione del Pakistan provata da questa terribile tragedia e mette a disposizione 20.000 euro per sostenere i primi interventi. Inoltre, unendosi alla preghiera del Santo Padre, coordinata con Caritas Italiana e con il network internazionale di Caritas, lancia una raccolta fondi per una solidarietà concreta e immediata:- donazione diretta presso l’Ufficio Raccolta Fondi in via S. Bernardino, 4 a Milano (orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30 e il venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30).- conto corrente postale n. 13576228 intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS- conto corrente bancario presso l’ag. 1 di Milano del Credito Artigiano e intestato a Caritas Ambrosiana ONLUS IBAN IT16 P 03512 01602 000000000578- tramite carte di credito: donazione telefonica chiamando il numero 02.76.037.324 in orari di ufficio (vedi sopra)- Collegandosi al sito www.caritas.itCAUSALE: EMERGENZA PAKISTANL’offerta è detraibile/deducibile fiscalmente