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L'assassinio di monsignor Padovese

«Non è successo per motivi politici o religiosi»

Lo assicura don Longo, parroco della Trinità, dove�il vescovo tornava�a visitare la madre: la situazione in Turchia era difficile, ma Padovese non era preoccupato. Il ricordo dell'ex parroco�e caro amico don Borgonovo -

3 Giugno 2010

«Il giovane che ha accoltellato monsignor Padovese, il suo autista, è un curdo, che in questo periodo si trovava in un momento di forte depressione… La politica e il fondamentalismo islamico in questa tragica vicenda non c’entrano assolutamente nulla». Ad affermarlo è don Mario Enrico Giulio Longo, parroco della Santissima Trinità a Milano, la parrocchia – nota per la folta comunità cinese – di cui monsignor Luigi Padovese era originario. La notizia, infatti, è stata confermata a don Mario dai parenti stessi del Vicario apostolico in Anatolia, che sono in contatto con la religiosa che si occupa della segreteria del Vicariato.

«Quel giovane autista era conosciuto anche nella nostra parrocchia», spiega il prevosto della Santissima Trinità, «perchè in diverse occasioni aveva accompagnato monsignor Padovese nei suoi viaggi a Milano: a tutti aveva sempre fatto un’ottima impressione, quella di una persona gentile e disponibile. Ma purtroppo in questi ultimi tempi era entrato in una crisi personale, anche se monsignor Padovese aveva cercato di aiutarlo in tutti i modi e di stargli vicino. Quindi, ripeto, sulla base delle nostre informazioni, le questioni politiche o religiose non c’entrano».

Quando tornava in Italia, il Vescovo Padovese non mancava di fare una visita nel quartiere della Trinità a Milano, soprattutto per andare a trovare la madre, scomparsa tre anni fa, che era ricoverata all’Istituto Guanella. «Doveva venire nei giorni scorsi per le cresime», racconta don Longo, «ma in questo periodo era molto impegnato e quindi non gli era stato possibile. Ma mi ha detto che ci saremmo visti presto». «Quando monsignor Padovese parlava della sua missione in Turchia», spiega ancora il parroco della Santissima Trinità, «diceva che la situazione era molto difficile, assai delicata, soprattutto dopo l’uccisione di don Santoro. Ma non era preoccupato, nè aveva alcun timore per la sua vita». «Il giovane che ha accoltellato monsignor Padovese, il suo autista, è un curdo, che in questo periodo si trovava in un momento di forte depressione… La politica e il fondamentalismo islamico in questa tragica vicenda non c’entrano assolutamente nulla». Ad affermarlo è don Mario Enrico Giulio Longo, parroco della Santissima Trinità a Milano, la parrocchia – nota per la folta comunità cinese – di cui monsignor Luigi Padovese era originario. La notizia, infatti, è stata confermata a don Mario dai parenti stessi del Vicario apostolico in Anatolia, che sono in contatto con la religiosa che si occupa della segreteria del Vicariato. «Quel giovane autista era conosciuto anche nella nostra parrocchia», spiega il prevosto della Santissima Trinità, «perchè in diverse occasioni aveva accompagnato monsignor Padovese nei suoi viaggi a Milano: a tutti aveva sempre fatto un’ottima impressione, quella di una persona gentile e disponibile. Ma purtroppo in questi ultimi tempi era entrato in una crisi personale, anche se monsignor Padovese aveva cercato di aiutarlo in tutti i modi e di stargli vicino. Quindi, ripeto, sulla base delle nostre informazioni, le questioni politiche o religiose non c’entrano». Quando tornava in Italia, il Vescovo Padovese non mancava di fare una visita nel quartiere della Trinità a Milano, soprattutto per andare a trovare la madre, scomparsa tre anni fa, che era ricoverata all’Istituto Guanella. «Doveva venire nei giorni scorsi per le cresime», racconta don Longo, «ma in questo periodo era molto impegnato e quindi non gli era stato possibile. Ma mi ha detto che ci saremmo visti presto». «Quando monsignor Padovese parlava della sua missione in Turchia», spiega ancora il parroco della Santissima Trinità, «diceva che la situazione era molto difficile, assai delicata, soprattutto dopo l’uccisione di don Santoro. Ma non era preoccupato, nè aveva alcun timore per la sua vita». «Era felice di stare in Turchia» «Siamo amicissini…», con la voce rotta dall’emozione don Franco Abele Borgonovo parla ancora al presente del suo legame con mons. Luigi Padovese. La notizia della sua morte è giunta drammaticamente inaspettata per l’ex parroco della Santissima Trinità di Milano, parrocchia dove il vescovo cappuccino era nato 65 anni fa, in via Canonica. «Un prete santo e un bravo professore», racconta don Franco, che spiega come il loro legame sia nato nel 1991, quando Borgonovo fece il suo ingresso alla Trinità. «Lui, mons. Luigi Padovese, era lì ad accogliermi, e da allora abbiamo stretto un’amicizia bellissima. Ogni volta che veniva a Milano per trovare la mamma, passava a salutarmi e si fermava a dormire a casa mia. Così, a mia volta, ho ricambiato le “visite” e sono andato più volte a trovarlo in Turchia, a Iskenderun. L’ultima volta è stato poche settimane fa, e lui ci ha accompagnato per diversi giorni, facendoci conoscere tutte le diverse realtà di quei luoghi». Don Franco ricorda che mons. Padovese accolse con gioia la sua nomina a Vicario apostolico dell’Anatolia, «perchè amava quella terra e sapeva di poter fare qualcosa laggiù per il dialogo religioso. Del resto aveva una capacità non comune, e in poco tempo era riuscito a diventare amico di tutti, instaurando un clima di armonia e di stima reciproca. Per questo posso testimoniare che era sempre sereno, mai preoccupato, ma anzi contento. Anche dopo l’omicidio di don Santoro, nel 2006, non si è mai scoraggiato, tutt’altro!». Don Borgonovo ha avuto anche modo di conoscere bene l’autista di mons. Padovese, colui che in preda a un raptus lo avrebbe accoltellato. «Un giovane di cui mons. Luigi aveva la massima fiducia, e che era di assoluta affidabilità. Non so davvero spiegarmi – conclude don Franco Abele – come tutto ciò sia potuto accadere…». (l.f.) –