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Esteri

Ue, sempre meno lavoro

Gli ultimi dati mostrano che nei 27 Paesi dell'Unione la disoccupazione continua a crescere

Carlo ROSSI Redazione

30 Luglio 2009

La disoccupazione continua a crescere nell’Ue e i senza lavoro hanno toccato quota 20 milioni, un quarto dei quali sono giovani. Nonostante le rassicurazioni da parte di vari leader politici europei, i cittadini dei 27 Stati aderenti all’Unione temono che la recessione tuttora in corso li possa privare dell’impiego e del reddito. Incrociando fra loro alcune recenti indagini di Eurostat ed Eurobarometro (l’ufficio statistico e il servizio demoscopico comunitari) i risultati sono convergenti. La disoccupazione continua a crescere nell’Ue e i senza lavoro hanno toccato quota 20 milioni, un quarto dei quali sono giovani. Nonostante le rassicurazioni da parte di vari leader politici europei, i cittadini dei 27 Stati aderenti all’Unione temono che la recessione tuttora in corso li possa privare dell’impiego e del reddito. Incrociando fra loro alcune recenti indagini di Eurostat ed Eurobarometro (l’ufficio statistico e il servizio demoscopico comunitari) i risultati sono convergenti. Disoccupati: un quarto giovani Eurostat certifica che fra gennaio e marzo 2009 la disoccupazione è cresciuta dello 0,8% nell’Ue27 rispetto ai tre mesi precedenti, con una perdita di quasi 2 milioni di posti. Rispetto al primo trimestre 2008, la contrazione è stata dell’1,2%, portando la cifra totale dei senza impiego a 20 milioni. Secondo l’ufficio statistico, il mercato del lavoro mostra segnali di peggioramento soprattutto in Lettonia, Spagna, Lituania, Ungheria; più distanziati, Portogallo, Svezia, Finlandia, Regno Unito, Polonia, Italia; situazione un po’ meno preoccupante in Lussemburgo, Grecia e Paesi Bassi.Eurostat precisa, con uno studio ad hoc sui cittadini Ue di età compresa tra i 15 e i 24 anni, che sono cinque milioni i giovani disoccupati nell’Europa comunitaria: «Dopo tre anni di decrescita il tasso di disoccupazione è ripartito nell’Ue27», a partire dal primo trimestre 2008, «a seguito della crisi economica». A fine marzo 2009 il tasso di disoccupazione relativo alle giovani generazioni era del 18,3% nei 27 Paesi aderenti all’Unione, mentre il tasso generale era dell’8,2%. Nei soli sedici Paesi che adottano la moneta unica, i giovani senza occupazione sono oltre 3 milioni. Gli aumenti più significativi si sono registrati in Lettonia (dall’11 al 28,2%), Estonia e Lituania, mentre gli aumenti più lievi si sono verificati in Germania (dal 10,2 al 10,5%) e Polonia (17,8 al 18,2%). Il peggio deve ancora arrivare? Partendo dai dati reali, Eurobarometro ha svolto un’indagine nei 27 per verificare il livello di apprensione dei cittadini rispetto alla crisi e all’occupazione. Ne risulta che la maggior parte degli europei è convinto che gli effetti della crisi economica debbano ulteriormente ripercuotersi sul mercato del lavoro, mentre un terzo degli occupati teme di perdere il lavoro. L’inchiesta, presentata il 24 luglio a Bruxelles, non ha sorpreso il commissario all’impiego Vladimir Spidla, che ha commentato: «È comprensibile che gli europei guardino con inquietudine alle conseguenze della crisi sul loro lavoro e sulle loro famiglie». «È per questo che fin dall’inizio siamo intervenuti a livello comunitario per limitarne l’impatto sull’occupazione. Abbiamo di recente introdotto microcrediti per coloro che intendono avviare una propria impresa» e «previsto il finanziamento al 100% da parte del Fondo sociale europeo per i prossimi due anni per la formazione permanente dei lavoratori». Per il commissario, tali misure «contribuiranno a mantenere attivi gli europei che lavorano e a far ritrovare un lavoro a quanti lo perdono». «Conosco un collega che…» Il 3,5% dei lavoratori intervistati dichiara di aver vissuto personalmente l’esperienza della perdita del posto di lavoro «a causa della crisi economica»; il 24% conosce un collega che ha perso il lavoro e il 36% ha un amico o un familiare che è rimasto disoccupato. Il 32% si dice «molto preoccupato dalla prospettiva di rimanere senza lavoro», mentre «sono ancora più numerosi quelli che temono che a perderlo siano il partner (38%) o i figli (47%)». Il livello di preoccupazione, precisano gli esperti di Eurobarometro, è «strettamente correlato ai dati sulla soppressione reale dei posti di lavoro: i cittadini dei Paesi più gravemente colpiti sono anche quelli che temono maggiormente ulteriori tagli occupazionali». Dall’Ue formazione e Fondo sociale A spiegare e accentuare «i timori di un calo dell’occupazione sta il fatto che almeno 6 europei su 10 ritengono che il peggio della crisi economica debba ancora venire e il numero è ancora più elevato nei Paesi baltici» (l’82% dei lettoni, il 76% degli estoni e il 74% dei lituani nutre questo timore). «È solo il 28% a pensare che il peggio sia passato». Nei Paesi che hanno attuato «strategie globali in materia di flessicurezza», si registra invece una maggiore fiducia per il futuro: «Il 45% degli svedesi e il 36% dei danesi ritengono che il peggio della crisi sia alle spalle».La ricerca segnala inoltre che «un non occupato europeo su 4 accetterebbe qualsiasi lavoro». Quanto al ruolo dell’Unione sul fronte dell’occupazione, «il 52% degli europei lo considera positivo» e un terzo dei cittadini «conosce l’esistenza del Fondo sociale europeo, uno dei principali strumenti Ue a sostegno di chi rischia di perdere il lavoro a causa della crisi».