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Medici e immigrati

Il principio di Ambulamondo «Sì al diritto alla cura, anche per i clandestini»

Dopo le polemiche sulla norma che consente la denuncia degli immigrati irregolari, ecco�il progetto�promosso nel 2004 nel 2004 da un gruppo di giovani dottori impegnati gratuitamente nei locali della Casa della carità. «Dai nostri due ambulatori sono passate almeno mille persone, quasi tutte straniere»

Saverio CLEMENTI Redazione

20 Febbraio 2009

Ambulamondo resta fedele ai propri princìpi: garantire il diritto alla salute a persone escluse dal Sistema sanitario nazionale tramite una prima consulenza medico-sanitaria e un inizio di cura. E non sarà certamente la recente norma che ha cancellato il divieto di denunciare eventuali immigrati irregolari che si rivolgono alle cure di un medico, a modificare d’una virgola il progetto nato a Legnano nel 2004. Ad animare l’iniziativa è un gruppo di giovani medici (una decina in tutto), a cui si aggiungono altri sette volontari impegnati nelle attività di accoglienza e organizzazione. Il loro impegno è totalmente gratuito e viene svolto nei locali della Casa della Carità voluta dalla parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù come avamposto dell’attenzione agli ultimi nella città di Legnano. Fa parte delle iniziative promosse dall’associazione “Cielo e terra”.
«Da quando abbiamo iniziato – dice Fabio Ceriani, medico chirurgo – dai nostri due ambulatori sono passate almeno mille persone, per un totale di quasi 4 mila visite effettuate. Se si eccettuano 4 o 5 italiani, tutti gli altri sono immigrati provenienti prevalentemente dai Paesi del Nord Africa, seguiti da rumeni, ucraini, sudamericani, pachistani e qualche cinese. Quasi tutti arrivano con problemi legati a malattie di stagione o di natura psicosomatica. C’è poi chi ha mal di denti o ha subito fratture. Abbiamo avuto anche casi di Tbc e di scabbia. Noi funzioniamo come l’ambulatorio di un medico di base: ascoltiamo il paziente, diamo consigli e, se serve, le medicine. Nei casi più seri li indirizziamo a medici di nostra fiducia che operano nelle strutture pubbliche». Ambulamondo resta fedele ai propri princìpi: garantire il diritto alla salute a persone escluse dal Sistema sanitario nazionale tramite una prima consulenza medico-sanitaria e un inizio di cura. E non sarà certamente la recente norma che ha cancellato il divieto di denunciare eventuali immigrati irregolari che si rivolgono alle cure di un medico, a modificare d’una virgola il progetto nato a Legnano nel 2004. Ad animare l’iniziativa è un gruppo di giovani medici (una decina in tutto), a cui si aggiungono altri sette volontari impegnati nelle attività di accoglienza e organizzazione. Il loro impegno è totalmente gratuito e viene svolto nei locali della Casa della Carità voluta dalla parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù come avamposto dell’attenzione agli ultimi nella città di Legnano. Fa parte delle iniziative promosse dall’associazione “Cielo e terra”.«Da quando abbiamo iniziato – dice Fabio Ceriani, medico chirurgo – dai nostri due ambulatori sono passate almeno mille persone, per un totale di quasi 4 mila visite effettuate. Se si eccettuano 4 o 5 italiani, tutti gli altri sono immigrati provenienti prevalentemente dai Paesi del Nord Africa, seguiti da rumeni, ucraini, sudamericani, pachistani e qualche cinese. Quasi tutti arrivano con problemi legati a malattie di stagione o di natura psicosomatica. C’è poi chi ha mal di denti o ha subito fratture. Abbiamo avuto anche casi di Tbc e di scabbia. Noi funzioniamo come l’ambulatorio di un medico di base: ascoltiamo il paziente, diamo consigli e, se serve, le medicine. Nei casi più seri li indirizziamo a medici di nostra fiducia che operano nelle strutture pubbliche». Punto di riferimento prezioso Tra Milano e Varese, Ambulamondo è una delle poche realtà di volontariato ad operare nel settore sanitario. Poco distante, a Olgiate Olona, si trova una realtà analoga legata alla Caritas, mentre a Rho opera l’associazione “Oltre il diritto”. Insieme sono un prezioso punto di riferimento per migliaia di immigrati, più o meno regolari, presenti in un territorio ampio e densamente popolato. «L’idea è nata da un’osservazione concreta, figlia della nostra esperienza ospedaliera e di pronto soccorso – spiega Andrea Vicenzi, medico d’urgenza -. Siamo convinti che non esista soltanto un diritto alla salute, ma soprattutto un diritto alla cura. Il nostro fare volontariato si è quindi spostato sulla necessità di dare una mano a quella fascia di popolazione straniera che per diverse ragioni non può o non riesce ad accedere alle strutture sanitarie locali».A poche settimane dall’entrata in vigore delle norme contenute nel cosiddetto “pacchetto sicurezza”, i medici di Ambulamondo non hanno notato grandi cambiamenti nei comportamenti degli immigrati. Il numero di chi bussa alla Casa della Carità ogni giovedì sera (dalle 19 alle 21) è rimasto costante. «Siamo di fronte a una legge che ha un valore principalmente simbolico – dice Elena Ferrario, specializzata in medicina generale -. È stata voluta come deterrente. Oggi, tra gli stranieri, prevale la prudenza. Stanno a guardare, e qualcuno preferisce venire da noi piuttosto che rivolgersi al pronto soccorso. Tutto ciò, d’altronde, è in linea con quanto già avviene da tempo: la politica delle amministrazioni ospedaliere della Lombardia è di scoraggiare l’afflusso degli immigrati. Spesso e volentieri sono proprio loro a dirottare nei nostri ambulatori queste persone. Siamo tollerati dalle Asl perché non hanno mai attivato strutture analoghe presenti invece in altre regioni. La Lombardia, in Italia, è infatti ultima sul fronte della tutela sanitaria degli stranieri senza permesso di soggiorno». – Lo sdegno dell’Amci MilanoUn appello a FormigoniL’allarme dei FrancescaniI missionari preoccupatiLe critiche dei medici al provvedimento –

Un medico visita un paziente nell'ambulatorio di Legnano