Share

«Una nuova generazione di laici cristiani impegnati»

Nel viaggio pastorale in Sardegna Benedetto XVI ha ribadito la sua fiducia nei giovani, dai quali può nascere anche una politica nuova

8 Settembre 2008

08/09/2008

di Fabio ZAVATTARO

Sopra la statua lignea, una Madonna con il bambino, una navicella in avorio che segnala i venti al largo del golfo di Cagliari. È uno dei tanti ex voto che la pietà popolare ha consegnato a questa immagine miracolosa, giunta dal mare in una cassa di legno e approdata nei pressi della collina di Bonaria. Immagine miracolosa cui la fede ha sempre guardato con fiducia e speranza. È a questa madre, figlia e sposa, come Benedetto XVI la chiama pronunciando queste parole in sardo, che il Papa affida i giovani, il mondo del lavoro, dell’economia, la stessa politica, «che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile».

Frase importante, per la stagione che il Paese attraversa e che va letta nella sua completezza, cioè di atto di affidamento a colei che deve aiutare a portare Cristo «alle famiglie, piccole chiese domestiche e cellule della società, oggi più che mai bisognose di fiducia e di sostegno sia sul piano spirituale che su quello sociale». È a Maria che il Papa si rivolge perché «aiuti a trovare le opportune strategie pastorali per far sì che Cristo sia incontrato dai giovani, portatori per loro natura di nuovo slancio, ma spesso vittime del nichilismo diffuso, assetati di verità e di ideali proprio quando sembrano negarli». E ancora, perché «renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica».

Evangelizzare, dunque. Il mondo della produzione innanzitutto, con le difficoltà di chi, soprattutto giovani, si vede spesso tenuto ai margini, nonostante anni di studio; precari in una realtà resa ancora più precaria da un’economia attenta al solo profitto. Non è un caso che proprio ai giovani, il pomeriggio della domenica, nell’ultimo incontro della sua visita a Cagliari, il Papa dice: «La piaga della disoccupazione e della precarietà del lavoro mette a rischio i vostri progetti».

In una società consumistica – dove si assiste all’«esodo delle forze più fresche e intraprendenti», quell’emigrazione che significa «sradicamento dall’ambiente, che talvolta comporta danni psicologici e morali, prima ancora che sociali» – il guadagno e il successo «sono diventati i nuovi idoli di fronte ai quali tanti si prostrano».

Ancora, «si è portati – aggiunge il Papa – a dar valore solo a chi, come si suole dire, ha fatto fortuna e ha una sua notorietà, non certo a chi con la vita deve faticosamente combattere ogni giorno. Il possesso dei beni materiali e l’applauso della gente hanno sostituito quel lavorio su se stessi che serve a temperare lo spirito e a formare una personalità autentica».

In questo contesto, evangelizzare il mondo della politica assume una valenza specifica, che è fatta di attenzione al bene comune, di dialogo per costruire il futuro del Paese, di impegni concreti per sostenere chi meno ha, perché o un Paese cresce insieme o è destinato a vivere di difficoltà e conflitti sociali.

Papa Benedetto non guarda alla politica come a un’occupazione di potere o a una distribuzione di cariche. Se parla di evangelizzare la politica usa le categorie morali del partecipare, della solidarietà, della condivisione. È sempre in questo contesto che, ancora ai giovani, parla di una tendenza in crescita dell’individualismo che significa concentrarsi solo su se stessi.

«Si diventa inevitabilmente fragili – aggiunge – e viene meno la pazienza dell’ascolto, fase indispensabile per capire l’altro e lavorare insieme». Ma non solo: «Si rischia di essere superficiali, di percorrere pericolose scorciatoie alla ricerca del successo, consegnando così la vita a esperienze che suscitano soddisfazioni immediate, ma che sono in se stesse precarie e fallaci».

Ai giovani il Papa chiede di recuperare il valore della famiglia, da custodire come «antica e sacra eredità». In passato la società tradizionale aiutava di più a formare e a custodire una famiglia: «Oggi non è più così, oppure lo è “sulla carta”, ma nei fatti domina una mentalità diversa. Sono ammesse altre forme di convivenza; a volte viene usato il termine famiglia per unioni che, in realtà, famiglia non sono».

E poi una seria formazione intellettuale e morale «è indispensabile per progettare e costruire il vostro futuro e quello della società. Chi su questo vi fa degli “sconti” – dice il Papa ai giovani – non vuole il vostro bene».