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Sei mesi dopo il ciclone, Bangladesh dimenticato

Scarsa attenzione dell'opinione pubblica internazionale per le sorti del Paese devastato da Sidr. La Caritas: «Siamo ancora lontani dal ripristinare la "normalità"»

5 Giugno 2008

28/05/2008

di Francesco CHIAVARINI

Dalle 5 alle 10 mila vittime stimate, danni all’agricoltura per circa 2 miliardi e mezzo di euro, 1500 chilometri di strade distrutte. Sono solo alcune cifre della catastrofe provocata dal ciclone Sidr nella regione costiera del Bangladesh lo scorso 15 novembre. Eppure, nonostante le proporzioni, quello che è accaduto ha destato una scarsa attenzione nell’opinione pubblica internazionale.

«Quella del Bangladesh, a sei mesi di distanza dagli avvenimenti, è già diventata un’emergenza dimenticata», denuncia Alberto Minoia, responsabile Emergenze del Settore internazionale di Caritas Ambrosiana, al ritorno dalla missione di monitoraggio.

Ha visitato la diocesi di Khulna nella parte Sud-Ovest del Paese. Qual è la situazione oggi?
Molte persone vivono ancora in rifugi provvisori, per lo più baracche. Altri hanno sistemato tende lungo gli argini in attesa di ricostruire un’abitazione un po’ più confortevole. Qualcuno sta riparando la propria casa. Per lo più la gente è tornata a vivere sui terreni che occupava prima dell’alluvione. Ma, nonostante la grande operosità e la straordinaria capacità di reazione di questo popolo, siamo ancora lontani dal ripristinare le condizioni “normali”, già molto precarie.

Qual è l’impegno della Caritas Ambrosiana?
Grazie al grande sostegno delle parrocchie e dei donatori che hanno risposto al nostro appello, abbiamo potuto inviare, nei primi 15 giorni dell’emergenza, 50 mila euro per gli aiuti in cibo, acqua, medicinali. Inoltre nel corso del 2008 spenderemo 100 mila euro per la ricostruzione di 100 case e la riparazione di altre 312. Gli interventi sono già stati individuati proprio grazie alle segnalazioni di Caritas Bangladesh. Infine spenderemo altri 100 mila euro per la costruzione di un rifugio anticiclone e la riparazione di altri otto. Il lavoro di progettazione è svolto in collaborazione con Caritas Italiana.

Che cosa si può fare per continuare l’aiuto?
Non dimenticare, informarsi, considerando la scarsa copertura offerta dai media. In particolare potenziando la relazione con le parrocchie offrendo incontri, serate promozionali per aggiornare sui progetti. Il nostro Settore internazionale si sta impegnando su questo fronte: abbiamo raccolto testimonianze, filmati e fotografie. Tutto ciò è confluito in una mostra itinerante.