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Scuola, una maturità tra gaffe ed errori

Le gravi inesattezze contenute nelle tracce dell'esame di Stato sono l'ennesimo segnale del logorio del sistema, che è appesantito da ruggini burocratiche, approssimazione e mancanza di serietà. Si può ripartire solo ridando slancio agli insegnanti

15 Luglio 2008

26/06/2008

di Alberto CAMPOLEONI

La gaffe sul testo della traccia per gli esami di maturità riferito a una poesia di Montale è clamorosa, ma i puristi hanno già fatto notare che di “errori” sui testi ministeriali ce ne erano altri. Giorgio De Rienzo rimarca poi una «sciatteria generale: sintassi traballante, punteggiatura capricciosa con virgole vaganti, uso a caso di corsivi o virgolette nei titoli dei libri da cui sono tratti brani, indicazioni sporadiche di traduttori e indicazioni bibliografiche ballerine». Insomma, un panorama davvero desolante.

Soprattutto a proposito della traccia su Montale, il ministro Mariastella Gelmini si è preoccupata di garantire comunque la validità dell’esame di Stato, mostrandosi poi infuriata e decisa a verificare quanto successo, a scoprire chi e dove ha sbagliato. Dopo 24 ore il Ministro ha “silurato” un dirigente del Ministero, sostituendo il vertice della presidenza della struttura tecnica per gli esami di Stato. Di errori si è parlato anche poi per la seconda prova e a ben vedere nella storia della maturità gli svarioni ministeriali sono una costante.

Sono probabilmente il frutto di un misto di approssimazione e di ruggine burocratica che affligge non da ieri il sistema scolastico e che tuttavia non l’ha ancora soffocato. Sono, forse, una fotografia della nostra scuola, afflitta da tanti guai e nella quale, non di rado, risulta vincente la creatività e la passione individuale, dei tanti protagonisti entusiasti dell’opera educativa, dei molti insegnanti che mettono dedizione e impegno ben superiori alla considerazione sociale ed economica del loro ruolo, degli allievi che riversano freschezza ed entusiasmo negli appuntamenti quotidiani.

Quegli allievi che alla maturità “credono”, perché, al di là degli errori e delle procedure, èper loro un momento di verifica e passaggio. Èin un certo modo misura di loro stessi, occasione di prendersi e di fare sul serio.

Non sarà una traccia sbagliata a togliere valore all’esame di Stato. Però èl’ennesimo segnale che il sistema è logoro, che passione, entusiasmo, attese e impegni educativi hanno diritto di trovare una struttura all’altezza, che non mortifichi gli slanci. Bisogna ridare serietà e regolarità al sistema scolastico italiano, che non può continuare a essere, come sembra in certe occasioni, un carrozzone pieno di guai.

Il Ministro ha già annunciato di voler ridare slancio agli insegnanti. Lo faccia, chiedendo loro qualità e offrendo in cambio stipendi più alti, verifiche puntuali del loro lavoro, considerazione. Li difenda da chi considera il corpo insegnante alla stregua di imboscati fannulloni. Chieda, il ministro, un impegno di tutte le forze politiche sulla scuola, un investimento importante di attenzione che si traduca anche in risorse economiche sostanziose. Da qui si può ripartire.